Roma, 5 agosto 2021 – Anche l’Italia dell’acqua conferma la fotografia di un Paese caratterizzato da un forte gap fra Nord e Sud, ma ciò che deve preoccupare di più è il marcato carattere torrentizio, assunto dal fiume Po che in un settimana, dopo un periodo di preoccupante siccità e grazie alle piogge a monte, si è riportato abbondantemente sopra media, più che raddoppiando le portate in Emilia Romagna, dove invece continuano a soffrire i livelli dei fiumi appenninici, soprattutto nel Piacentino, dove sono ben al di sotto del minimo storico mensile (Trebbia: mc/sec 0,3 ,ma l’anno scorso era mc/sec 24,28; il Nure è praticamente secco, mentre nell’Agosto 2020 aveva un flusso di mc/sec 40,68!). Sempre nel Piacentino, l’invaso di Mignano trattiene attualmente il 39,9% dei volumi autorizzati, mentre quello del Molato è al 25%: quindi nel mese di luglio sono stati utilizzati circa 6 milioni di metri cubi d’acqua, più di quanto registrato mediamente nel quadriennio, pur continuando a mantenere disponibilità idriche, superiori allo scorso anno. A Sud del Grande Fiume, in particolare in Romagna, le precipitazioni hanno continuato ad essere molto scarse (in Luglio: a Nord del fiume Reno, mm. 29; a Sud, mm. 21,6; sui bacini montani, mm.32).
“La diversificazione di disponibilità idriche tra aree perfino limitrofe è l’esempio evidente di come sia impossibile applicare in Italia regimentazioni idrologiche secondo parametri calcolati per i fiumi del Centro-Nord Europa, che hanno andamenti costanti e portate decisamente superiori ai corsi d’acqua italiani” evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“E’ questo il senso della battaglia che, insieme agli altri Paesi mediterranei, conduciamo nell’Unione Europea attraverso l’associazione Irrigants d’Europe – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – L’obbiettivo del benessere degli habitat fluviali è condiviso, ma i modi per raggiungerlo devono essere calati su ogni singolo territorio, perché il regime idraulico è elemento fondamentale di aree fortemente diverse anche all’interno di uno stesso Paese come l’Italia. Applicare parametri identici in tutta la U.E. rischia di avere conseguenze devastanti per gli ecosistemi locali.”
Quasi tutti i corpi idrici dell’arco alpino italiano stanno godendo di un’abbondanza di risorsa idrica, superiore agli anni passati. Le piogge hanno notevolmente migliorato la deficitaria situazione idrica del Piemonte, dove le portate dei corsi d’acqua sono in lieve crescita (fonte A.R.P.A. Piemonte), seppur inferiori al 2020 (ad eccezione di Dora Baltea e Stura di Lanzo) e solo il bacino del fiume Tanaro continua a denunciare uno stato di siccità severa (indice S.P.I.).
Gli eventi meteo hanno rimpinguato anche i grandi bacini del Nord, tutti ora sopra la media e con volumi superiori a quelli dell’anno scorso, nonchè il fiume Adda che , in Lombardia, incrementa fortemente la portata, più che raddoppiando quella del 2020 e segnando i livelli massimi del recente quinquennio.
Pure in Veneto i fiumi hanno beneficiato delle abbondanti piogge di fine luglio e l’Adige segna la migliore performance dal 2014 (fonte: A.R.P.A. Veneto).
Nel Centro Italia, invece, non migliora la situazione idrica ad iniziare dalla Toscana, dove solo il Serchio è sopra la media, addirittura dimezzata per quanto riguarda l’Ombrone.
Resta grave la situazione nelle Marche, dove i fiumi hanno portate largamente deficitarie (fonte: Protezione Civile Marche) ed i bacini trattengono 36,53 milioni di metri cubi d’acqua contro una capacità complessiva, pari a Mmc. 65,32.
Tra Lazio e Campania, pur rimanendo in linea con l’anno scorso, sono in decrescita i flussi dei fiumi Liri, Sacco e Garigliano, mentre solo il Volturno ha indice positivo.
In Basilicata è in media l’altezza idrologica del fiume Agri mentre, a causa dei fabbisogni irrigui, le disponibilità idriche nei bacini lucani calano di oltre 16 milioni di metri cubi in una settimana, così come scendono di quasi 14 milioni, quelle pugliesi.
Infine, gli invasi della Sardegna, pur diminuendo la quantità trattenuta (-150 milioni di metri cubi in un mese) mantengono volumi leggermente superiori a quelli già confortanti dello scorso anno.