Un intervento pluriennale che vede un investimento complessivo di 230 milioni di euro. Cinque progetti già candidati per i fondi del PNRR e pronti per essere realizzati
Ferrara, 15 luglio 2021 – Un programma pluriennale scandito in 40 progetti per adattare, migliorare e potenziare strutture e impianti alle esigenze irrigue e di salvaguardia del suolo, a fronte degli evidenti cambiamenti climatici. Nasce da un’idea di sostenibilità e difesa del territorio il piano IDROPOLIS, che è stato presentato oggi (15 luglio ndr) dal presidente del Consorzio di Bonifica Stefano Calderoni, dal direttore generale Mauro Monti e dai consiglieri del comitato amministrativo Massimo Ravaioli e Riccardo Mantovani. Un piano per il presente e il futuro, condiviso con gli enti pubblici e tutti i portatori di interesse che hanno potuto integrarlo con suggerimenti e osservazioni, tanto da diventare un piano di rilancio e messa in sicurezza collettivo del territorio ferrarese. L’investimento previsto è di 230 milioni di euro, parte dei quali dovrebbero arrivare dal (PNRR) Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Per progettare IDROPOLIS – spiega il presidente Calderoni – siamo partiti da una verità imprescindibile: nel 2050 con l’innalzamento del livello del mare e la subsidenza una parte del nostro territorio sarà invaso dall’acqua, che assorbirà imprese del primario e di tutti i settori. Per questo occorre metterlo in sicurezza e programmare sin da ora interventi mirati per mitigare i danni. Allo stesso tempo i cambiamenti climatici, con fenomeni di siccità estrema intervallati da piogge spesso torrenziali, richiedono interventi sulle opere irrigue. Fenomeni che sono sotto gli occhi di tutti: basti pensare al 30 di giugno abbiamo derivato 250 milioni di metri cubi d’acqua che hanno assicurato l’irrigazione delle colture. Il sistema – continua Calderoni – con grande impiego di risorse e di persone ha retto bene e soddisfatto le esigenze del settore agricolo, ma non si può pensare di lavorare sempre in emergenza. Il piano IDROPLIS con la sua programmazione va proprio nella direzione, guardando al futuro ma interpretando già i bisogni dell’oggi, con cinque progetti di grande rilievo per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro, che abbiamo candidato ai fondi del PNRR e che potrebbero iniziare già ad agosto. Per questo – conclude il presidente del Consorzio – chiederemo al Governo di essere veloci, perché se non ci autorizzano in tempi brevi a utilizzare le risorse, rischiamo inutili lungaggini e non ci possiamo permettere di attendere 12-18 mesi su progetti che potrebbero iniziare letteralmente tra poche settimane.
Il direttore Mauro Monti ha spiegato l’iter che potrebbe portare a ricevere i fondi del PNRR e attuare e iniziare proprio da cinque progetti già eseguibili.
“IDROPOLIS nasce perché il Consorzio deve e vuole attuare una governance dell’acqua che risponda il più possibile alle esigenze di produttività de territorio. L’agricoltura, ma anche molte altre attività, non sono possibili senz’acqua, e la sua gestione richiede un piano di adattamento strutturato e di grande respiro. Da un punto di vista operativo abbiamo, come già anticipato dal presidente, cinque progetti di salvaguardia della funzione irrigua e il 25 settembre il Ministero dovrà dirci quali possono partire e quali risorse saranno assegnate. Parliamo, nel dettaglio, di: recupero e razionalizzazione del sistema irriguo Ponti 2 nei comuni di Comacchio e Lagosanto; recupero, adeguamento e miglioramento del sistema irriguo di Valle Pega; recupero conservativo del rivestimento canaletta Mantello 1, finalizzato alla riduzione del rischio di collasso arginale e riduzione dei consumi della risorsa idrica; ripristino della piena funzionalità idraulica del canale San Nicolò Madelana; il completamento del sistema irriguo Ciarle – i lavori della prima tranche a Sud sono iniziati a giugno – per essere sempre più indipendenti dalla disponibilità dei fiumi appenninici come il Reno e riuscire a prelevare acqua direttamente dal Po, attraverso il C.E.R (Canale Emiliano Romagnolo). Interventi sui quali, anche in accordo con ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche Italiane) stiamo cercando di sollecitare il Ministero delle Politiche Agricole che è quello di riferimento, anche considerando che i lavori dovranno essere ultimati nel 2026. Stiamo anche ragionando con il Con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile che cura gli interventi della difesa del suolo, e siamo in attesa di ulteriori notizie per la presentazione delle candidature dei nostri progetti”.