‘La risorsa acqua in Emilia Romagna ogni anno è sempre più carente e di questo passo, senza un progetto regionale che punti sia sul risparmio della risorsa che su nuove possibilità di accumulo, rischiamo di restare a secco sia per le esigenze dell’agricoltura che per quelle civili e industriali’.Lo ha detto il presidente dell’Unione Bonifiche Emilia Romagna Emilio Bertolini intervenendo al workshop ‘Conservazione e risparmio della riorsa idrica’ organizzato dall’Assessorato Agricoltura e Ambiente della Regione Emilia Romagna.L’agricoltura emiliano-romagnola, una delle più sviluppate del Paese, dipende per il 70% dal Po, con problemi sia di qualità della risorsa che, in prospettiva, di disponibilità della stessa a causa dei sempre più frequenti periodi di magra del grande fiume. Nel 2001 i Consorzi di bonifica dell’Emilia-Romagna hanno distribuito oltre 1 miliardo 359 milioni di metri cubi d’acqua con costi di distribuzione superiori ai 17 milioni di euro. Questi costi (pari mediamente a circa 0,030 centesimi di euro al metro cubo) rappresentano un onere sempre più pesante per le imprese agricole della regione: chi fa zootecnia con foraggi arriva a spendere per irrigare fino a oltre 100 euro ad ettaro, nella zona dei prati stabili per il Parmigiano Reggiano i costi salgono fino a 250 euro per ettaro. E l’acqua che non arriva da Po, viene attinta direttamente da falda con l’effetto di aggravare pesantemente la subsidenza in alcune aree dagli equilibri idrogeologici precari come l’entroterra romagnolo o l’Appennino modenese, reggiano e parmense.