Roma, 13 maggio 2021 – Ricorre all’immagine della nuvoletta, che insegue il popolare ragionier Ugo Fantozzi, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche per rappresentare un’Italia dove le disponibilità idriche fanno la differenza anche fra territori limitrofi. Ne è esempio il Nord Ovest, dove ad una ripresa delle portate negli alvei valdostani (a Champdepraz sono caduti 92 millimetri di pioggia in 7 giorni e la portata del torrente Lyz è balzata da mc/sec 1,9 a 39,3 metri cubi al secondo!) corrispondono corsi d’acqua piemontesi in calo (in primis, Sesia e Stura di Lanzo più che dimezzate) ad un anno dall’ondata di forte maltempo, che colpì la regione e la confinante Lombardia. Qui, invece, sono in crescita i livelli del fiume Adda mentre, spostandoci ad Est in Veneto, l’Adige cala di 90 centimetri in una settimana e la Livenza conferma l’andamento torrentizio in corso da settimane, abbassandosi di circa un metro (il Piave, invece, cresce). A fare da cornice sono i grandi laghi, tutti sopra la media del periodo (il Garda già al 98,6% del riempimento), complici le piogge ed il progressivo scioglimento delle nevi.
A questo fenomeno ed alle piogge si appellano anche il fiume Po e l’importante reticolo irriguo, che ne dipende, per por fine ad una condizione deficitaria, che supera il -50% nelle portate; tale condizione, pur in un quadro di “severità idrica bassa”, unitamente all’andamento meteo ha comportato un parziale ritardo nelle semine a causa dei terreni secchi e delle inevitabili difficoltà incontrate per una corretta irrigazione. L’attuale disponibilità di risorsa idrica nei bacini montani è pari a circa il 35% della capacità invasabile. Ad eccezione del Trebbia, anche i principali corsi d’acqua dell’Emilia Romagna restano sotto media (il Secchia è al 25% della portata), mentre sono confortanti i volumi invasati nei bacini piacentini di Molato e Mignano (16,33 milioni di metri cubi su una capacità di Mmc. 21,5).
“Questa situazione d’incertezza sulle risorse idriche disponibili per l’agricoltura, che produce cibo – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – evidenzia la grande opportunità del Next Generation EU per dotare il Paese di adeguate infrastrutture irrigue per dare prospettiva di futuro stabile ad un settore fondamentale.” In Toscana, pur in calo da settimane, tornano sopra media mensile le portate di Serchio e Sieve, ma non quelle di Arno ed Ombrone. In deficit rispetto agli anni scorsi sono i livelli idrometrici dei principali fiumi delle Marche (Esino, Potenza, Tronto, Sentino), così come i bacini che, con 45,83 milioni di metri cubi trattenuti, segnano la peggiore performance dal siccitoso 2017 (nello stesso periodo dell’epoca conservavano Mmc. 50,63). Migliori dello scorso anno sono le condizioni dei fiumi nel Lazio (Tevere, Sacco, Liri-Garigliano), così come del lago di Bracciano. Sull’Umbria, in Aprile, sono caduti 55 millimetri di pioggia, di cui ha beneficato l’invaso del Maroggia, ma non altrettanto può dirsi del lago Trasimeno, i cui livelli rimane largamente sotto la media del periodo. L’andamento pluviometrico “a macchia di leopardo”, che si sta stabilizzando sull’Italia, trova evidente conferma in Abruzzo, dove le piogge hanno beneficiato i territori inariditi dalle mancate precipitazioni di inizio primavera (Vasto, Scerni e San Salvo) a discapito, però, di altre zone della regione, ora largamente deficitarie; confortante è la disponibilità idrica conservata nel bacino di Penne (oltre 6 milioni di metri cubi). In Campania, i fiumi Volturno, Sele e Liri Garigliano risultano in calo, mentre il Sarno è stabile; in lieve calo è il lago di Conza della Campania, mentre gli invasi del Cilento segnalano una diminuzione più consistente (Piano della Rocca sul fiume Alento appare in calo di circa 20 milioni di metri cubi e contiene l’83% della sua capacità, ma è superiore del 65,23% rispetto ad un anno fa). Dopo settimane si ferma la costante crescita del patrimonio idrico trattenuto nei bacini di Puglia e Basilicata (l’anno scorso colpite dalla siccità), mentre gli invasi della Sardegna, con quasi l’88% del volume disponibile già invasato, hanno disponibilità d’acqua in linea con quelle dei due anni precedenti. “Ad eccezione della Sicilia, dove permangono forti preoccupazioni sul futuro della stagione irrigua – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – si sta disegnando un’Italia idricamente capovolta rispetto allo scorso anno con la costante, però, di un’Emilia Romagna, area agricola di valenza internazionale, in ripetuta apprensione irrigua, lenita solo dalla determinante funzione svolta dal Canale C.E.R. a servizio non solo del settore primario, ma dell’intero territorio attraversato.”