Roma, 17 marzo 2021 – Sull’utilizzo delle acque reflue in agricoltura, ANBI è aperta ad un confronto scevro da pregiudizi, ma nel frattempo chiede l’applicazione del principio di precauzione a tutela del made in Italy agroalimentare, in attesa che si addivenga ad una sorta di certificazione delle risorse idriche depurate di adeguata qualità”: a renderlo noto è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto ad un webinar su “Ciclo dell’acqua ed economia circolare” organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’ ENEA.
”Non c’è nulla di più circolare dell’acqua – prosegue il Direttore ANBI – Per questo va ribadito, superando qualsiasi luogo comune, che l’agricoltura usa e non consuma l’acqua, restituendola al ciclo vitale spesso migliore di come l’ha prelevata. Sul tema dell’utilizzo irriguo delle acque reflue, previsto dalle normative europee, abbiamo avviato un confronto con le autorità competenti, gli enti gestori ed i consumatori – annuncia Gargano – È inutile negare che buona parte degli italiani percepirebbe negativamente tale pratica ed è quindi indispensabile renderla compatibile con la qualità di un’agricoltura, che rappresenta il 17% del Prodotto Interno Lordo del Paese. D’altronde, su 3 milioni e mezzo di ettari serviti dai Consorzi di bonifica ed irrigazione, solo 15.000 sono quelli attualmente irrigati da acque reflue con esperienze significative solo in Emilia Romagna. Per altro, l’11% dei comuni italiani non è ancora dotato di un adeguato sistema di depurazione urbana e preoccupante è la presenza di microplastiche nei reflui, così come alta è tuttora la presenza di sostanze nutrienti come azoto e fosforo, per abbattere le quali gli enti consortili promuovono esperienze d’avanguardia nel campo della fitodepurazione naturale.”