Sono ormai quattro mesi che non piove in Romagna, se non in maniera irregolare e con quantitativi insignificanti.
Le elevate temperature che hanno contraddistinto l’estate hanno inoltre contribuito a prosciugare tutti i torrenti appenninici ed hanno reso aridi i terreni. Le esigenze idriche delle nostre colture come il mais, la bietola, il pesco, il kiwi e le colture da seme sono risultate accresciute di oltre il 20% rispetto alla media, ed anche del 50% rispetto al 2010, determinando consistenti prelievi dalle fonti idriche.
Il Canale Emiliano Romagnolo (CER) ha funzionato a pieno regime sino a pochi giorni fa, distribuendo oltre 270 milioni di metri cubi d’acqua del Po e soddisfacendo tutte le esigenze idriche del territorio, senza danni produttivi per chi ha potuto irrigare grazie all’acqua del canale.
Si stima che l’acqua del CER apportata all’agricoltura abbia determinato forti incrementi di produzione ed il conseguimento di buone pezzature commerciali dei frutti, determinando un incremento del valore delle produzioni agricole valutato in oltre 40 Milioni di euro di produzione lorda vendibile.
L’acqua non è mancata neanche per un giorno per gli associati al Consorzio e la preziosissima risorsa idrica, oltre a salvare le colture ortofrutticole dalla siccità, ha anche avuto un effetto socioeconomico importantissimo: la tenuta dell’occupazione agricola e di tutti i salariati fissi ed avventizi nei magazzini di lavorazione e confezionamento frutticoli.
La prolungata siccità sta causando fortissime preoccupazioni anche agli acquedotti potabili romagnoli.
Le province ed i comuni hanno emesso da oltre un mese ordinanze mirate a restringere o a vietare l’uso dell’acqua potabile per il lavaggio delle auto e per l’irrigazione dei giardini, invitando la popolazione ad un uso parsimonioso anche nelle abitazioni. Per incrementare le risorse idriche potabili sono anche stati riattivati due potabilizzatori mobili sul CER, che stanno alleviando la crisi idrica e che hanno evidenziato che l’acqua del Canale Emiliano Romagnolo è facilmente potabilizzabile, dato che raggiunge livelli qualitativi simili a quelli eccellenti delle acque provenienti da Ridracoli.
La diga di Ridracoli è però oggi agli sgoccioli; la principale opera di accumulo d’acqua per gli acquedotti di Romagna Acque contiene infatti solo poco più di 5 milioni di metri cubi (meno di quanto il CER potrebbe prelevare dal fiume Po in un paio di giorni) e questo ha costretto a prelievi molto maggiori di acqua sotterranea, destando forti preoccupazioni per la ripresa della subsidenza del territorio: lo sprofondamento del territorio ha infatti disastrose ripercussioni ambientali ed economiche.
Il CER è quindi l’unica certezza per l’approvvigionamento idrico nel bolognese ed nel romagnolo: nato per l’agricoltura è oggi, con i suoi 133 km di lunghezza, la struttura idrica portante di tutto il territorio. Durante l’estate il CER è stato infatti il maggior corso idrico, arrivando da solo ad avere una portata superiore alla somma di tutti i corsi idrici naturali bolognesi e romagnoli, con acqua di qualità nettamente superiore.
I 270 milioni di metri cubi prelevati dal Po e portati sin verso Rimini equivalgono ad un volume di quasi otto volte quello della diga di Ridracoli piena.
La certezza e la qualità della risorsa verranno sempre più posti a servizio della collettività: presto infatti Romagna Acque Società delle Fonti s.p.a. costruirà un nuovo potabilizzatore in località Fosso Ghiaia (RA) che affiancherà quello ravennate già esistente (NIP1) ambedue alimentati con acque del sistema del CER.
La stretta collaborazione in essere tra i due principali titolari delle fonti idriche, permetterà una sempre maggior sicurezza in termini di approvvigionamento idrico certo e di qualità per il territorio romagnolo, con grande vantaggio sociale ed ambientale di tutta la Romagna.