OSSERVATORIO ANBI SULLE RISORSE IDRICHE: FIUMI E LAGHI PERMANGONO COMPLESSIVAMENTE SOPRA LE MEDIE DEL PERIODO
Roma, 20 gennaio 2021 – Le riserve idriche italiane sono in progressivo calo, ma permangono superiori alle medie del periodo: è questo il trend emergente dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. In questo quadro cresce in maniera rilevante, dopo mesi di siccità, la quantità d’acqua trattenuta nei bacini di Basilicata e Puglia: nella prima regione, in una settimana, si registrano 28 milioni di metri cubi in più; nella seconda, 16 milioni, raggiungendo complessivamente quota 177, vale a dire oltre 36 milioni in più rispetto all’anno scorso (anche se ben 67 milioni in meno rispetto al 2019!). In crescita sono anche le disponibilità idriche nei bacini delle dighe calabresi di Sant’Anna sul fiume Tacina e Monte Marello sul fiume Angitola. Difficile invece resta la situazione in Sicilia, i cui invasi trattengono circa 200 milioni di metri cubi in meno rispetto ad un anno fa, mentre il riempimento dei bacini sardi, pur in crescita, segna quasi -7% rispetto all’anno scorso, quando erano disponibili circa 120 milioni di metri cubi d’acqua in più. In Campania, le portate dei fiumi Garigliano, Volturno e Sele sono in netto calo, ma i dati idrometrici restano largamente superiori alla media del quadriennio 2017-2020; in calo anche il lago di Conza della Campania, mentre continuano a crescere gli invasi del Cilento. In Abruzzo il serbatoio della diga di Penne trattiene 4,27 milioni di metri cubi, cioè quasi il 50% della capacità mentre, nel Lazio, i laghi di Nemi e Bracciano sono costanti ed i principali fiumi (Tevere, Liri-Garigliano, Sacco) segnano le migliori performance idriche in anni recenti. Analogo è l’andamento nei fiumi delle Marche (Potenza, Esino, Tronto, Sentino) ed in Toscana, i cui corsi d’acqua (ad eccezione dell’Arno), restano, però, sotto la media del periodo. Sotto media sono anche i fiumi dell’ Emilia Romagna, dove l’Enza ha toccato il minimo storico di Gennaio; ad eccezione del Piave, rimangono, invece, confortanti le altezze idrometriche dei corsi d’acqua veneti, le cui portate erano addirittura raddoppiate rispetto al Dicembre di un anno fa (Brenta: +135%!). In Lombardia cresce il fiume Adda, mentre i fiumi piemontesi hanno condizioni idriche in linea o migliori di un anno fa. In calo rispetto al 2019, ma superiori alla media, sono le portate del fiume Po, che si arricchisce man mano che fluisce verso il mare: a Pontelagoscuro, l’Autorità di Bacino Distrettuale segnala +50% rispetto alla portata minima e +10% sulla media di periodo, portando il bilancio idrico nettamente in positivo colmando, grazie a piogge diffuse, il gap autunnale, che aveva visto il Grande Fiume in particolare sofferenza. I grandi laghi del Nord Italia (Maggiore, Iseo, Garda, Como) risultano complessivamente stabili rispetto alle medie. Il totale della riserva idrica invasata in tali bacini, negli invasi artificiali e sottoforma di S.W.E. (Snow Water Equivalent) è aumentato rispetto alla settimana scorsa (+5.6%); su tutto l’arco alpino e sugli Appennini è presente un abbondante manto nevoso.
“E’ di questi giorni la notizia che alcuni bacini, giunti al colmo, sono costretti a rilasciare parte della risorsa idrica verso il mare – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestone e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – E’ purtroppo un inevitabile spreco, che va ridotto con la programmata realizzazione di nuovi invasi; oggi, infatti, siamo in grado di trattenere solo l’11% delle acque meteoriche. Questa è un’infrastrutturazione strategica per il futuro del Paese!”
“Ci appelliamo – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – alla sensibilità di chi ha le responsabilità di scegliere sulla qualità della vita dei cittadini, dell’occupazione, dell’economia dei territori, dei futuri investimenti resi possibili dal Recovery, perché si possa guardare alla ricchezza idrica con giusta apprensione per l’inadeguatezza della rete idraulica, accentuata dalla crisi climatica: non solo il prossimo scioglimento delle nevi aumenterà il pericolo idrogeologico, ma vedrà fluire inutilizzata una risorsa, che potrebbe essere fondamentale riserva per i mesi più caldi. Noi non possiamo che ribadire di essere pronti con articolati piani di progetti definitivi ed esecutivi a dotare il Paese delle necessarie opere verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile a servizio del territorio e della sua economia.”