Roma, 27 novembre 2020 – Si chiama “Difesa Attiva Appennino” ed è una “buona pratica” per la sicurezza idrogeologica nelle aree montane; si tratta di un vero e proprio modello di partecipazione diretta, che coinvolge il Consorzio di bonifica Parmense, i Comuni del territorio montano e gli imprenditori agricoli, che lavorano in un’area disagiata anche per le difficoltà causate dai fenomeni di dissesto territoriale. A renderla nota è l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), il cui Presidente, Francesco Vincenzi, puntualizza: “E’ un esempio del nostro impegno per mantenere il presidio territoriale, garantito dalla presenza dell’uomo nei territori alti. La prevenzione dalle alluvioni in pianura nasce dalla manutenzione delle aree montane.” Il progetto Difesa Attiva Appennino, nato per iniziativa dell’ente consortile nel 2012, ha ora festeggiato quota mille: sono un migliaio infatti gli interventi di sistemazione e regimazione idraulica, realizzati grazie ai bandi pubblicati da 31 Comuni in provincia di Parma e sono mille anche le aziende beneficiarie dei finanziamenti consorziali, che dal 2016 ammontano annualmente a circa 200.000 euro, raddoppiati rispetto al budget originale, riuscendo a coinvolgere così un maggior numero di imprese rurali. Il Consorzio di bonifica, dopo aver ricevuto le graduatorie dei progetti richiesti dalle Amministrazioni locali, ne esamina la fattibilità ed alla conclusione dell’intervento, eseguito dagli imprenditori agricoli, ne verifica e monitora la funzionalità. Le tipologie di intervento più frequenti sono la realizzazione di opere drenanti, il ripristino e la sistemazione della viabilità poderale e interpoderale, la regimazione del reticolo idrografico minore, il ripristino della funzionalità idraulica della rete scolante superficiale (canali a cielo aperto e cunette), la costruzione di piccole opere drenanti, i lavori di risagomatura dei fossi, i drenaggi e le opere di sistemazione idraulica in aree demaniali. “E’ questa, un’esperienza pilota di declinazione operativa dei principi di autogoverno e sussidiarietà alla base dell’azione dei Consorzi di bonifica ed irrigazione – precisa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – E’ la testimonianza concreta di come microinterventi diffusi concorrano non solo alla salvaguardia idrogeologica di un territorio, ma trasformino un problema in promozione dell’economia locale.” I 31 comuni del Parmense coinvolti nel progetto Difesa Attiva Appennino sono: Albareto, Bardi, Bedonia, Berceto, Bore, Borgo Val Di Taro, Calestano, Collecchio, Compiano, Corniglio, Felino, Fidenza, Fornovo Di Taro, Langhirano, Lesignano De’ Bagni, Medesano, Monchio Delle Corti, Montechiarugolo, Neviano Degli Arduini, Noceto, Pellegrino Parmense, Sala Baganza, Salsomaggiore Terme, Solignano, Terenzo, Tizzano Val Parma, Tornolo, Traversetolo, Valmozzola, Varano De’ Melegari, Varsi.
MILLE… E ANCORA MILLE: DALL’APPENNINO E DAI CONSORZI DI BONIFICA UN MODELLO DI BUONA PRATICA PARTECIPATIVA PER LA MONTAGNA (E LA PIANURA)
News - 27 Nov, 2020
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