MASSIMO GARGANO Direttore Generale ANBI “NONOSTANTE L’EMERGENZA COVID VA AVVIATO UN TAVOLO DI CONFRONTO PER RISPETTARE LA SCADENZA COMUNITARIA NELL’INTERESSE DI TUTTI” FINORA L’USO DELLE ACQUE REFLUE È BUONA PRATICA SOLO IN EMILIA ROMAGNA

Roma, 6 novembre 2020 – “Seppur a distanza per l’emergenza Covid, ribadiamo la necessità di avviare un confronto fra tutti gli stakeholders in vista della scadenza del 2024, indicata dall’Unione Europea per armonizzare le normative nazionali con il  Regolamento Comunitario sui Requisiti Minimi dell’Acqua di Riuso che, dopo 6 anni di gestazione, è già attuativo, prevedendone l’obbligatorietà in campo agricolo; attorno al tavolo, oltre ai Consorzi di bonifica ed irrigazione, vorremmo ci fossero il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, quello delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, le Organizzazioni Professionali Agricole, le associazioni ambientaliste e consumeristiche”: a rilanciare la necessità è Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto ad una videoconferenza organizzata nell’ambito di  “Ecomondo”. Attualmente, in Italia, su oltre 3.300.000 ettari irrigati, acque depurate sono utilizzate solo a servizio di 15.000 ettari circa, oltre la metà dei quali in Emilia Romagna. “La scadenza  comunitaria sarà  un’importante occasione di verifica sulla gestione integrata della risorsa idrica e l’uso delle acque reflue va interpretato come una risorsa aggiuntiva al fabbisogno idrico dell’agricoltura, senza gravare di ulteriori costi il settore, che produce cibo, cioè una funzione indispensabile come ci ricordano la pandemia e le difficoltà, che ne conseguono – aggiunge il Direttore Generale di ANBI – Per questo, l’acqua irrigua deve essere di qualità e va certificata l’efficacia degli attuali trattamenti depurativi  verso nuove emergenze, come  la presenza di microplastiche nell’acqua; il finissaggio, di cui si fanno carico i Consorzi di bonifica ed irrigazione attraverso la fitodepurazione, è infatti efficace solo per abbattere la presenza di nutrienti naturali, quali  azoto e fosforo. Serve quindi una gestione del processo depurativo, che sia condivisa, nonché controllata nell’interesse del territorio e delle sue comunità. Particolare attenzione dovrà essere dedicata alla proposta che sosteniamo di agevolare il riuso con soluzioni naturali, – NBS (Nature Based Solution) – per ulteriori affinamenti soft della risorsa.”