ANBI “AUMENTARE LA RESILIENZA DEI TERRITORI AD INIZIARE DALL’EFFICIENTAMENTO DELLE OPERE IDRAULICHE ESISTENTI”

Roma, 18 settembre 2020 – L’acclarata crisi pluviometrica lungo la costa adriatica riceve ulteriore conferma dall’analisi delle precipitazioni sui bacini di pianura, dalla foce del fiume Reno al confine fra Emilia Romagna e Marche: nel 2020, fino al 15 Settembre sono caduti, infatti, 502 millimetri di pioggia, inferiori anche al siccitoso 2017. Non va meglio nei bacini montani dell’area confinante, tra i fiumi Savio al Lamone, dove le precipitazioni risultano sotto la media e con mm. 897 segnano la terza  peggiore prestazione nel recente decennio. A renderlo noto è il settimanale bollettino dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che individua così una congiuntura in cui Nord e Sud “pari sono”: in Campania, infatti, se i 32 centimetri  del fiume Volturno rappresentano il livello più basso del recente quadriennio, i 46 centimetri del Volturno sono il top dal 2017! Omogeneamente migliore degli anni scorsi è invece  la situazione dei fiumi nel Veneto (Adige, Bacchiglione, Brenta, Piave, Livenza), così come confortanti, seppur “a macchia di leopardo”, sono le portate del fiume Po e dei corsi d’acqua piemontesi (Stura di Lanzo, Dora Baltea e Sesia), su cui, in Agosto, è caduto circa il 60% della pioggia mediamente attesa. È tornata nella norma, la condizione dei grandi laghi settentrionali (tutti oltre il 60% del riempimento), mentre è sempre più preoccupante il dato sugli invasi delle Marche che oggi trattengono circa 35 milioni di metri cubi d’acqua, assai vicini al limite dei 34,53 milioni segnati nel siccitoso 2017. “Fortunatamente – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – l’apice della stagione irrigua è passato, ma il rischio, nelle Marche come in altre regioni soprattutto meridionali, è di iniziare la prossima stagione agricola già in deficit idrico.” Sarà così (salvo una stagione autunno-vernina caratterizzata da piogge diffuse) per i bacini della Basilicata (-52,95 metri cubi d’acqua, oggi disponibili rispetto al 2019) e della Puglia (76,8 milioni di metri cubi in meno rispetto a 12 mesi fa), le cui riserve calano di 1 milione di metri cubi a settimana. “È evidente che i cambiamenti climatici condizionano il regime delle piogge, aumentando paradossalmente, nonostante le innovazioni tecnologiche, la dipendenza dell’agricoltura  dagli eventi meteo – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo, è necessario urgentemente aumentare la resilienza dei territori, cominciando dall’efficientamento delle opere idrauliche esistenti. Nel nostro Piano di settore, per un concreto  Green New Deal in vista delle scadenze e degli obbiettivi dettati dal Recovery Fund, segnaliamo che sono ben 45 gli invasi meridionali, bisognosi di essere escavati, perché  l’11,3% della loro capacità è occupata dalla presenza di sedime; liberarli dall’interrimento comporterebbe una spesa di circa 274 milioni di euro, in grado di garantire circa 1370 posti di lavoro. I progetti definitivi ed esecutivi ci sono – conclude il DG di ANBI – basta la volontà di finanziarli!”