"Gravi sono le parole del Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che, riferendosi alla sciagura di Atrani, ha affermato, come riportato dagli organi di informazione: “Andiamo verso la stagione delle piogge e temo che tanti altri saranno gli incidenti nel nostro Paese”.
Il Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, Massimo Gargano, ricorda al Ministro che, da oltre un decennio, l’ANBI chiede un Piano straordinario di manutenzione del territorio e che, nello scorso gennaio, ha presentato un “Piano pluriennale di interventi per la riduzione del rischio idrogeologico” da eseguire nei comprensori di bonifica per un importo complessivo di 4.183 milioni di euro. Occorre individuare soluzioni idonee per il reperimento di tali risorse, anche attraverso una proiezione quindicennale dell’impegno di spesa, che potrebbe realizzarsi mediante mutui, secondo una soluzione già adottata nel recente passato.
Finora, però, non si è riusciti ad avere alcuna garanzia per il conseguimento delle necessarie risorse finanziarie. >
Si ricorda che il fabbisogno per la realizzazione degli interventi per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto sull’intero territorio nazionale è stato indicato dal Governo in complessivi 44 miliardi di euro, di cui 27 per il Centro-Nord, 13 per il Mezzogiorno e 4 per il settore del patrimonio costiero.
L’Italia ha un territorio fragile: secondo lo stesso Ministero dell’Ambiente, il 68,6% dei comuni ricade in aree classificate ad alto rischio idrogeologico, interessanti il 7,1% della superficie territoriale (2.150.410 ettari).
La fragilità del territorio risulta certamente aggravata dalla intensa urbanizzazione: il consumo del suolo si stima in ha 3.665.261 nel periodo 1990-2005; nello stesso periodo ai fabbricati già esistenti si sarebbero aggiunti oltre 3 miliardi di metri cubi di capannoni industriali e lottizzazioni residenziali.
Limitandosi al solo rischio idrogeologico, negli ultimi 80 anni, si sono verificati 5.400 alluvioni e 11.000 frane; secondo il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, oltre la metà degli italiani vive in aree soggette ad alluvioni, frane, smottamenti, terremoti, fenomeni vulcanici e persino maremoti.

Secondo una dettagliata tabella elaborata dal Cineas, il Consorzio universitario del Politecnico di Milano che si occupa della cultura del rischio, nel solo decennio 1994-2004, per tamponare i danni di alluvioni, terremoti e frane più gravi, lo Stato ha avuto un esborso complessivo pari a 20.946 milioni di euro: vale a dire oltre due miliardi l’anno, ai quali va aggiunto un altro miliardo e mezzo per gli interventi minori.
<La tutela ed il risanamento idrogeologico del territorio, tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto e la messa in sicurezza delle situazioni a rischio – insiste Gargano – sono conseguibili solo se uniti ad una azione volta a far rispettare le regole per l’uso del suolo.>
Recenti indagini indicano che, dal 1973 al 2001, si sono registrate ben 700 vittime a causa delle frane e delle piene, senza considerare che le ripercussioni su strade, territorio agricolo, infrastrutture pubbliche e private sono state considerevoli.
Risulta ormai non più rinviabile: ammodernare e adeguare la rete di canali esistente; sostituire una notevole parte degli impianti di sollevamento idraulico; intervenire sui piccoli corsi d’acqua naturali e sui territori con sistemazioni idraulico-forestali; ricostituire e rimpinguare le falde sia in funzione idrologica che ambientale; realizzare sistemi di monitoraggio per la tutela ed il risanamento dell’ambiente.
Il piano proposto dall’ANBI riguarda le azioni rientranti nell’ambito delle competenze dei Consorzi ma che hanno bisogno, per un più efficiente risultato, degli interventi e delle azioni di competenza delle altre istituzioni locali (Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane), realizzando il tanto auspicato federalismo cooperativo, che si basa su interventi concertati e condivisi con una forte cooperazione istituzionale tra i diversi soggetti, ciascuno per le proprie competenze. <In questo – conclude il Presidente A.N.B.I. – non possiamo che condividere ed auspicare la concretizzazione di quanto affermato dal Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Paolo Russo: “Le zone a rischio di dissesto idrogeologico possono essere salvaguardate anche con il rilancio delle colture tradizionali. Per ogni euro speso in agricoltura se ne risparmiano cento dopo i disastri, le alluvioni e le frane. L’agricoltura non ha solo un valore produttivo ma anche una vocazione che va verso la tutela paesaggistica ed ambientale.”>.