“L’intensità delle piogge delle ultime ore avrebbe allagato metà provincia se non ci fosse stato il Consorzio di Bonifica. Sono infatti entrati in funzione tutti gli impianti idrovori, le opere di bonifica e le dighe del Molato e di Mignano.”
Così il Presidente Fausto Zermani, commenta le operazioni svolte dai tecnici dell’ente per contenere gli effetti di una piovosità intensa e prolungata. La situazione più preoccupante, sottolinea Zermani, nella Bassa Piacentina: in poche ore sono caduti tra i 100 e i 140 mm di acqua. Per evitare allagamenti, in seguito all’allarme meteo di lunedì scorso il Consorzio aveva prontamente disattivato l’impianto di sollevamento dal fiume Po che consentiva l’irrigazione, così da permettere ai canali di essere completamente asciutti e pronti ad “accogliere” l’acqua piovana, preservando in tal modo comuni come Monticelli e Castelvetro.
Anche a Piacenza città, illustra Zermani, le pompe degli impianti Armalunga e Finarda sono tempestivamente entrate in funzione per contenere la piena del grande fiume. E’ importante ribadire che senza il Consorzio e il suo presidio, diverse zone della città sarebbero finite sott’acqua.


Per quanto riguarda la Val d’Arda, Zermani sottolinea come il torrente Arda abbia beneficiato della regolazione delle portate in uscita dalla Diga di Mignano trattenendo significativi volumi; infatti le precipitazioni registrate nella giornata odierna sono risultate pari a circa 50 mm; più fortunata la Val Tidone dove la pioggia caduta è stata di 20 mm.
L’acqua, continua Zermani, è una risorsa indispensabile e per questo è fondamentale una corretta gestione delle opere; occorre ottimizzarne l’uso e utilizzare tutti gli strumenti adeguati ad immagazzinarla nei mesi invernali quando questa è abbondante, per poi distribuirla nel periodo estivo; è importante anche ricordare che la disponibilità di acqua verrà a ridursi sempre di più a causa dei mutamenti climatici in corso già da diversi anni, e oggi sempre più accentuati. Per rispondere a questi ultimi, conclude Zermani, si auspica l’avvio di un Piano Nazionale degli Invasi, come risposta all’impoverimento delle falde acquifere, anche tramite la realizzazione nel breve e medio periodo di piccoli bacini che posti lungo i principali canali e a monte degli agglomerati urbani, abbinino la funzione di laminare le acque stoccando quelle in eccesso, al fine di formare idonee riserve per i momenti di necessità.