Roma, 31 ottobre 2019 – Le risorse idriche del Paese sono sempre più condizionate dall’andamento meteorologico, caratterizzato da eventi temporaleschi copiosi, se non violenti, ma localizzati: lo afferma l’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), analizzando lo stato delle portate di fiumi e bacini. Al Nord, mentre i grandi laghi (Maggiore, Como, Iseo, Garda) sono tutti sopra la media stagionale, il fiume Po è sotto media; significativo è l’andamento del Grande Fiume, la cui portata è inferiore allo scorso anno nei territori a monte per poi ingrossarsi notevolmente durante il corso grazie ai cospicui apporti degli affluenti. Analogo è l’andamento di Dora Baltea e Stura di Lanzo, mentre restano abbondantemente sopra i livelli di un anno fa i fiumi, protagonisti dell’emergenza idrogeologica della scorsa settimana: Stura di Demonte, Toce e Sesia; emblematico è il caso del fiume Tanaro che a Montecastello segna una portata di 188 metri cubi al secondo (un anno fa: mc/sec 373), ma ad Alessandria raggiunge i 125 metri cubi al secondo contro i 29,6 di un anno fa. Scendendo verso Sud, mentre restano sostanzialmente nella media gli invasi di Umbria (Maroggia), Abruzzo (Penne) e Calabria (Monte Marello e Sant’Anna), sull’anno scorso segnano un deficit le riserve idriche di Basilicata (-123 milioni di metri cubi), Puglia (-21 milioni di metri cubi), Sardegna (-109 milioni di metri cubi); opposta è invece la condizione della Sicilia, i cui invasi contengono 50 milioni di metri cubi d’acqua in più rispetto a 12 mesi fa. “Questa situazione a chiazze – analizza Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – conferma la necessità di investire per la realizzazione di nuovi invasi, al fine di stoccare più dell’11% di acqua piovana, che attualmente riusciamo a trattenere; disporremmo così di maggiori riserve idriche da utilizzare nei momenti di bisogno con evidenti vantaggi per l’agricoltura e l’ambiente, ma anche per la sicurezza idrogeologica.” “Attualmente – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – il Piano Straordinario Invasi ha finanziato 21 progetti in 5 anni per un importo di 144 milioni di euro, mentre altri 23 progetti sono finanziati dal primo stralcio del Piano Nazionale Invasi per un importo complessivo di 106 milioni di euro; a questi stanziamenti va aggiunto il primo stralcio del Piano Nazionale Mitigazione Rischio Idrogeologico: finanziati 25 progetti per un importo di 44,3 milioni di euro. Sono risorse importanti – conclude il DG di ANBI – ma insufficienti rispetto all’evoluzione dei cambiamenti climatici, che espongono il nostro Paese al paradosso del pericolo sia di tragiche alluvioni che di disastrose siccità; per questo, mentre stiamo adoperandoci per aprire al più presto i cantieri, chiediamo di destinare nuovi stanziamenti per il Piano Nazionale Invasi. Gestire efficientemente le acque di superficie, sia quando sono troppe che quando sono poche, è propedeutico a qualsiasi ipotesi di sviluppo economico e territoriale.”
LA CRISI CLIMATICA ACCENTUA UN’ITALIA IDRICAMENTE A CHIAZZE. FRANCESCO VINCENZI: “SI CONFERMA LA NECESSITA’ DI NUOVI INVASI PER TRATTENERE L’ACQUA QUANDO PIOVE”
News - 31 Ott, 2019
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