Roma, 4 ottobre 2019 – “Serve un nuovo paradigma di cultura ambientale, perché l’acqua, in agricoltura, non solo si usa e non si consuma, ma viene restituita per l’80% all’habitat attraverso l’evapotraspirazione e l’infiltrazione nel sottosuolo; l’acqua, inoltre, non solo disseta, ma è indispensabile per produrre cibo; la sua gestione crea occupazione ed assicura servizi ecosistemici come il contrasto alla risalita del cuneo salino ed alla desertificazione. Per questo, è quanto mai necessario un confronto fra tutti gli stakeholders perché, nel rispetto delle priorità di legge, si cerchi la migliore integrazione fra i tanti interessi, che ormai gravano sulla risorsa idrica.”
L’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue torna così a sollecitare, attraverso le parole del suo Presidente, Francesco Vincenzi, intervenuto al Forum sulle risorse idriche promosso da Legambiente a Roma, una “strategia comune per l’acqua”, indicando a modello il protocollo sottoscritto da ANBI con Terna per l’uso anche idroelettrico degli invasi a scopo irriguo. “Il confronto deve essere globale – conclude il Presidente di ANBI – perché sulla disponibilità idrica di qualità, non solo si gioca il futuro dell’agroalimentare italiano, oggi pesantemente minacciato dalla politica statunitense sui dazi, ma la stessa sostenibilità sociale del Pianeta, perché è proprio la mancanza di acqua una delle principali cause delle migrazioni.” In Italia, sono attualmente 3.300.000 gli ettari serviti da irrigazione, dove si produce l’82% del “made in Italy” agroalimentare, che vale 267 miliardi di euro e dà lavoro ad oltre 1.300.000 di persone.