Francesco Vincenzi, “siamo stati facili profeti: dopo l’allarme siccita’ ecco l’emergenza idrogeologica. E’ il paradosso Italia cui nuovi invasi e potenziamento della rete idraulica cominceranno a dare le prime risposte per aumentare la resilienza dei territori”
Roma, 14 maggio 2019 – E’ una “corrente” di centinaia di migliaia di litri al secondo, quella che stanno sollevando le decine di impianti idrovori, accesi ininterrottamente dai Consorzi di bonifica Romagna e Burana per far defluire le acque di pioggia, riversatesi sui loro comprensori, provocando le piene dei corsi d’acqua. In particolare, sotto la forza della piena ha ceduto la briglia sul fiume Marecchia, nel riminese, mentre sono esondati i fiumi Montone e Savio; quest’ultimo corso d’acqua, in soli due giorni, ha visto la portata passare da 15,54 metri cubi al secondo a 387,2 mc/sec. “Siamo facili profeti, quando lanciamo l’allarme sul paradosso dell’Italia, dove a periodi siccitosi, come solo tre settimane fa, seguono emergenze idrogeologiche. Di fronte a fenomeni di questa improvvisa violenza – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – il territorio è quasi impotente; possiamo solo aumentarne la resilienza, incrementando il numero dei bacini di espansione e raccolta acque, come previsto del Piano Nazionale Invasi e potenziando la rete idraulica come previsto anche da alcuni interventi su canali ad uso promiscuo nell’ambito del Piano Irriguo Nazionale. L’impegno dei Consorzi di bonifica è quotidiano nel mantenere in massima efficienza una rete idraulica di circa 200.000 chilometri; ora il nostro obbiettivo è aprire al più presto i cantieri previsti dai 900 milioni di euro, sbloccati dal Governo per migliorare la gestione delle acque sul territorio.” Va ricordato che circa 50.000 chilometri quadrati, pari al 16,6% del territorio nazionale è considerato ad alto rischio idrogeologico; tale pericolo interessa il 91% dei comuni e circa 3 milioni di famiglie, mentre sono oltre 1 milione gli edifici presenti in aree a rischio alluvione. “In questo fragile contesto – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –è ancora più incomprensibile il mancato varo della legge per il contenimento di consumo del suolo: ogni giorno si perdono in Italia 15 ettari di campagna; l’abbandono del territorio e la conseguente mancata manutenzione operata dagli agricoltori, i cui danni causati dal maltempo di queste ore ammontano a oltre 10 milioni di euro, sono una conseguenza importante dell’aumento del rischio idrogeologico. Il resto lo fanno i cambiamenti climatici, che condizionano ormai fortemente anche l’andamento meteorologico italiano.”