PREMESSA
Da sempre, uno degli obiettivi prioritari del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale è l’infrastrutturazione irrigua del proprio comprensorio. Nel territorio collinare e montano, questo obiettivo è perseguito progettando e realizzando invasi irrigui interaziendali nell’ambito delle misure del programma regionale di sviluppo rurale, o fornendo assistenza nella progettazione di invasi aziendali. Con queste opere si assicura una disponibilità di risorsa idrica anche nel periodo estivo, quando la portata dei corsi d’acqua naturali appenninici, aventi tutti carattere torrentizio, scende frequentemente al di sotto del minimo deflusso vitale. In pianura, la programmazione dei nuovi impianti irrigui è, invece, tutta incentrata sulla distribuzione dell’acqua del Canale Emiliano Romagnolo, opera idraulica di rilevanza nazionale che si alimenta con una derivazione da Po nei pressi di Bondeno nel ferrarese. Il C.E.R. fornisce in via pressoché esclusiva la risorsa idrica nel distretto di pianura della Romagna Occidentale, che si estende per circa
L’IDEA DEL PROGETTO – IL FINANZIAMENTO
iò che colpisce nel paesaggio rurale della pianura ravennate è la vista di una campagna verde, con vaste distese di frutteti intervallate da stabilimenti industriali e commerciali. Si potrebbe pensare ad una terra ricca d’acqua. In realtà, in questo territorio, gli effetti dei mutamenti climatici si sono manifestati negli ultimi anni con particolare intensità, determinando, in alcuni momenti, una vera e propria emergenza idrica. La combinazione di scarsa piovosità e picchi di temperature sempre più elevati costituisce, infatti, una minaccia incombente, tanto da far affiorare l’ipotesi della desertificazione o, quantomeno, del progressivo inaridimento del suolo. Al riguardo, i dati annuali di piovosità non sono del tutto esaurienti. E’, infatti, consolidata la tendenza ad una maggior intensità delle singole piogge, con fenomeni che evocano una tropicalizzazione del clima, per cui, a parità di pioggia caduta nel corso dell’anno, minore è la quantità d’acqua che va ad alimentare le falde. Ciò ha portato ad un impoverimento complessivo delle risorse idriche che oramai scarseggiano non solo per gli usi produttivi, ma anche per quelli idro-potabili. In questo contesto di cronica carenza di risorse idriche, non si poteva ignorare la grande opportunità offerta dal Canale Emiliano Romagnolo. Come è noto, il C.E.R. ha una fonte di alimentazione esterna al bacino idrografico romagnolo, rappresentata dal fiume Po. La distribuzione dell’acqua vettoriata attraverso il C.E.R. ha, quindi, un impatto positivo sul bilancio idrico del territorio ravennate. In più, si tratta di acqua di superficie, il cui utilizzo può rimpiazzare efficacemente i prelievi da falda sotterranea, che, come noto, contribuiscono ad aggravare il fenomeno della subsidenza. Tutte queste considerazioni hanno spinto le istituzioni locali a cercare canali di finanziamento di opere di distribuzione dell’acqua del C.E.R. a beneficio di un territorio non più autosufficiente quanto a risorse idriche proprie. Questi canali sono stati trovati nel Ministero dell’Economia ed in Romagna Acque Società delle Fonti S.p.A., che hanno stanziato un finanziamento, rispettivamente, di 20.016.683,63 euro (legge finanziaria 2001, approvata nel dicembre 2000) e di 4.221.155,11 euro per opere di distribuzione idrica nell’area faentina a monte del C.E.R.. A questi importi si sono aggiunti i contributi finanziari del Consorzio e delle aziende agricole aderenti al progetto, pari, rispettivamente, a 634.771,05 euro e 624.912,85 euro. Si è, quindi, raggiunto l’importo totale di 25.497.522,64 euro. La condizione a suo tempo posta per ottenere il finanziamento era che vi fossero progetti cantierabili di opere a valenza plurima, quindi non limitata al solo settore agricolo. Tale condizione è stata soddisfatta dal Consorzio con il progetto esecutivo delle opere del Senio-Lamone, che si caratterizzano per la possibilità di alimentare, oltre alle condotte irrigue, anche reti acquedottistiche industriali a servizio dei distretti produttivi di Faenza e Granarolo e reti di acque grezze ad usi civili, ad esempio per irrigazione di aree verdi e lavaggio di strade. In fase di progettazione, si è quindi provveduto, in collaborazione con il Comune di Faenza e con la multiutility operante nella zona – oggi Hera Imola Faenza -, a valutare i fabbisogni idrici del comparto industriale ed a dimensionare di conseguenza le opere di adduzione, al fine di poter soddisfare anche esigenze diverse da quelle del settore agricolo. La dotazione disponibile per gli usi industriali può eventualmente essere convertita in risorsa idro-potabile, a seconda delle scelte che opereranno la citata multiutility e la società titolare delle fonti di acqua potabile, Romagna Acque S.p.A.. Come nelle precedenti realizzazioni avvenute nelle aree Santerno-Senio e Mordano-Bubano, lo schema di distribuzione è articolato in distretti irrigui autonomi, costituiti da una rete di condotte interrate in pressione, che portano l’acqua sino ai bordi d’azienda. Il tracciato delle condotte posate in opera è stato definito sulla base delle adesioni pervenute al progetto. In relazione al notevole incremento di valore fondiario derivante dalle opere, si è, infatti, richiesto alle ditte aderenti un contributo a titolo di compartecipazione al costo dei lavori, pari a 258 euro per ogni ettaro di corpo aziendale servito più 258 euro per ogni idrante installato. Soltanto le aziende che hanno assunto tale impegno sono servite dalle condotte di distribuzione. A testimonianza dell’importanza strategica delle opere, nell’area Senio-Lamone si è raggiunta una percentuale di adesioni del 95% sul totale delle ditte potenzialmente beneficiarie delle opere già realizzate. La superficie catastale complessiva delle aziende agricole aderenti è di
IMPOSTAZIONE DEL PROGETTO
Come nelle precedenti realizzazioni di impianti irrigui a monte del C.E.R., si è adottata la tecnica della distribuzione tramite condotte tubate interrate, con consegna dell’acqua alle aziende a mezzo di idranti, ad una pressione di almeno 4 atmosfere. Tale sistema è risultato particolarmente efficace per due ragioni principali: annulla la dispersione dell’acqua; supporta tutte le tecniche irrigue praticate, senza che gli utenti debbano attivare impianti aziendali di pompaggio. Il bacino servito è articolato in sei distretti: S. Severo (
E’ interessante sottolineare che il sistema di rilanci appena descritto non è di tipo “diretto”. L’acqua prelevata dal C.E.R. e rilanciata dalla batteria di pompe di risalita della centrale "San.Severo" viene, infatti, scaricata in una prima vasca di compenso giornaliero, adiacente alla centrale "Cassanigo", da cui viene ulteriormente prelevata e rilanciata fino alla seconda ed ultima vasca di compenso giornaliero presso la centrale “San Silvestro”. La funzione delle suddette vasche di compenso appare evidente se si considera che, in generale, le dotazioni idriche assegnate dal Consorzio gestore del C.E.R. alle varie zone del comprensorio dominato sono assicurate in portata continua 24 ore su 24, mentre, per il funzionamento giornaliero degli impianti di distribuzione, si è tenuto conto di un’interruzione notturna. Altra funzione non meno importante è di tipo tecnico-idraulico di disconnessione, al fine di mitigare i fenomeni di moto vario in condotta. Nel caso delle opere del Senio-Lamone, la dotazione d’acqua assegnata in portata continua è pari a 0,2 litri/sec per ettaro sulle 24 ore, mentre la durata giornaliera di funzionamento degli impianti è stata prevista in 16 ore, come per i distretti realizzati precedentemente. Le centrali di pompaggio e le reti di distribuzione per le aziende agricole sono state, quindi, dimensionate in base ad una portata unitaria di 0,2 litri/sec/ha x 24:16 = 0,3 litri/sec/ha, mentre, per le aree industriali, è stata fatta una valutazione specifica in base alla quale è prevista una dotazione in continuo, sulle 24 ore, di 10 l/sec per l’area di Granarolo e di 400 l/sec per l’area di Faenza. La capacità complessiva teorica delle vasche di compenso, ubicate in corrispondenza delle centrali "San Silvestro” e “Cassanigo", è di
ASPETTI REALIZZATIVI La condotta di risalita è costituita da una tubazione in ghisa sferoidale, DN 1000 nel tratto dalla centrale “San Severo” alla prima vasca di compenso e DN 800 nel tratto dalla centrale “Cassanigo” alla seconda vasca di compenso. La portata che la condotta DN 1000 deve vettoriare è stata calcolata in 1.277 l/sec nell’arco delle 24 ore. Le pompe adibite al rilancio dell’acqua al primo bacino di compenso, installate presso la centrale "San Severo", sono tre, della portata di 600 l/sec ciascuna. Le pompe installate nella centrale "Cassanigo" per la stessa funzione di rilancio al secondo bacino di compenso sono anch’esse tre, della portata di 405 l/sec ciascuna. La portata della condotta di risalita DN 800 è stata calcolata in 810 l/sec nell’arco delle 24 ore. I materiali impiegati per la rete di distribuzione irrigua sono la ghisa sferoidale, per le tubazioni di diametro dal DN 600 al DN 350, ed il polietilene per le tubazioni di diametro dal DN 355 al DN 110. Alla scelta di tali materiali si è pervenuti dopo un’accurata disamina dei vari tipi di tubazioni presenti sul mercato. La rete di condotte si sviluppa secondo una gerarchia distributiva così definita: rete principale “ad anello”; rete secondaria, sempre “ad anello”; rami o derivazioni “a pettine”, lungo i quali sono ubicati i gruppi di consegna alle singole utenze. Ogni idrante ha due uscite, una del diametro di
MODALITÀ DELLA DISTRIBUZIONE L superficie dominata dall’impianto è distribuita tra circa 900 aziende con dimensioni estremamente diversificate, da meno di