“Nei più recenti 90 anni, in Italia, si sono registrate oltre 5.000 grandi alluvioni e 12.000 frane: in media, un episodio ogni giorno e mezzo. In soli 50 anni, i fenomeni naturali hanno provocato circa 3.500 morti, vale a dire mediamente 7 morti al mese.” Lo ha ricordato oggi Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, che ha anche ribadito come “L’Italia sia uno dei Paesi europei maggiormente caratterizzato da fenomeni di dissesto territoriale: ad esserne interessati sono circa 23 milioni di residenti, che abitano in 6.600 comuni, pari all’81,9% della realtà amministrativa. In questo quadro già fragile si inserisce l’incremento di eventi meteorologici estremi, rappresentati da piogge che, calate del 20% in termini quantitativi, raddoppieranno o triplicheranno di intensità: se ancora oggi è considerata eccezionale una pioggia fra i 20 ed i 30 millimetri all’ora, entro pochi decenni tale soglia dovrà essere collocata fra i 50 ed i 60 millimetri orari. Ciò aumenterà esponenzialmente il rischio di “flash floods”, vale a dire alluvioni torrentizie, come già si vide a Sarno e Soverato. Non a caso, sono proprio Campania e Calabria le regioni a maggior rischio, unitamente alla Liguria ed alle Langhe piemontesi.” A suffragio di tale indicazione ha portato i dati riferiti all’anno 2007, “un’annata idraulicamente normale, senza clamorose sciagure”: ciò nonostante, gli eventi meteorologici hanno comportato danni per 617 milioni di euro, con un incidenza dello 0,04 sul Prodotto Interno Lordo. “Il dissesto idrogeologico – prosegue Gargano – è un valore anche economico, che dovrebbe suggerire il varo di interventi strutturali, come richiesto pure dalla recente risoluzione approvata dalla Commissione Ambiente della Camera, che impegna il Governo a destinare almeno 5.000 miliardi di euro per la manutenzione del territorio. Sempre parlando di valore anche economico – ha proseguito – va ricordato che l’assenza di una rete di invasi, fa terminare annualmente in mare, inutilizzati, 8 miliardi di metri cubi d’acqua piovana, pari a 16 volte la superficie del lago di Garda!” . L’ANBI evidenzia anche le nuove emergenze, che stanno penalizzando il già fragile equilibrio morfologico italiano: l’inalveamento dei principali corsi d’acqua (vale a dire l’abbassamento del letto con conseguenti problemi di assetto territoriale ed aumento della violenza dell’acqua in caso di piena) ed il proliferare di animali estranei ai nostri habitat (nutrie e gamberoni della Louisiana), che minano la sicurezza statica degli argini, scavandovi gallerie. Il ruolo fondamentale svolto dai Consorzi di bonifica nella gestione territoriale, unanimemente riconosciuto dagli enti locali, è stato ribadito dal Direttore Generale A.N.B.I., Anna Maria Martuccelli, che ha evidenziato, ancora una volta, come la gestione dei Consorzi di bonifica non pesi sulla finanza pubblica, essendo organi di autogestione del territorio, come ribadito anche dalla Conferenza Stato-Regioni dello scorso settembre.