Massimo Gargano: “Il futuro e’ nella partecipazione alla costruzione delle scelte. Vanno superate le logiche degli slogan”
Roma, 10 aprile 2019 – “I Contratti di Fiume sono esempio di un’altra Italia, quella che ricerca ciò che unisce, invece di esaltare le differenze ed abbiamo l’orgoglio di affermare di essere tra i primi sostenitori di questo nuovo strumento di pianificazione territoriale: laddove c’è un Consorzio di bonifica coinvolto, c’è sicuramente un efficiente processo partecipativo, perché è elemento fondante dell’esperienza consortile. Non è un caso che nessuno dei nostri progetti infrastrutturali, presentati per il Piano Irriguo Nazionale e pari ad 1 miliardo e 300 milioni di euro in investimenti, abbia ricevuto contestazioni da comunità locali, perchè coinvolte nel percorso ideativo.” Lo afferma Massimo Gargano, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque irrigue (ANBI), intervenuto ad un incontro sul tema, a Roma. I Contratti di Fiume (declinati anche in contratti di falda, sorgente, laguna, ecc.) si sono diffusi in Italia su precedenti esperienze francesi e prevedono un modello partecipativo “dal basso”, coinvolgendo i “portatori di interesse”, ma anche la comunità nel suo complesso. “Bisogna privilegiare il confronto fra interessi diversi, abbandonando la logica dei totem indiscutibili, degli slogan e delle tifoserie di parte che, ad esempio, bloccano da anni l’iter parlamentare della legge contro il consumo indiscriminato di suolo, concausa delle emergenze idrogeologiche, che costano annualmente all’ Italia 7 miliardi per riparare i danni – conclude il DG di ANBI – Bisogna privilegiare la prevenzione, attrezzando il territorio per aumentarne la resilienza ai cambiamenti climatici, incentivando anche la naturalità dei fiumi e migliorando la qualità dello loro acque; allo stesso tempo, dobbiamo vigilare in Europa per contrastare scelte o interpretazioni normative, penalizzanti il nostro Paese, consapevoli, però, che ancora molto c’è da fare come, ad esempio, nel campo della depurazione delle acque reflue, che oggi utilizziamo solo in piccolissima parte. La positiva esperienza dei Contratti di Fiume è la strada da perseguire per uno sviluppo condiviso in un Paese migliore.”