Il Consorzio di bonifica è tempestivamente intervenuto scongiurando problemi al settore agricolo soprattutto nella “bassa Romagna”
Lugo, 14 marzo 2019 – Si è soliti associare la siccità al periodo estivo e ai mesi più caldi dell’anno. Non è però il caso di questo inverno 2019. Infatti, la mancanza di precipitazioni che si protrae da diversi mesi e le temperature decisamente superiori alle medie del periodo stanno creando non pochi problemi al settore agricolo. I dati di piovosità sono impietosi. Rispetto alla pioggia media misurata nel periodo che va dal 1993 al 2019, pari a 47 mm, la pioggia caduta nel mese di febbraio misurata dal pluviografo installato presso la sede del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale a Lugo è di appena 7,8 mm, quindi inferiore dell’83%.Altrettanto preoccupante è lo stesso confronto riferito al periodo dicembre-febbraio, che fa risultare un deficit di piovosità media del 58%. Il tutto avviene in un contesto di generale aumento delle temperature. Secondo i dati diffusi dall’osservatorio dell’Arpae, la temperatura media rilevata nella regione Emilia Romagna nel periodo dal ’91 al 2018 è cresciuta di 1,1 gradi rispetto al trentennio precedente. Il Consorzio di bonifica è quindi già intervenuto nell’attività di fornitura di acqua per l’irrigazione delle colture agricole, attraverso la rete distributiva in pressione e l’alimentazione dei vettori irrigui a cielo aperto. «Anche nel nostro comprensorio, come in tutta la regione e in gran parte d’Italia, ci sono molte preoccupazioni per il protrarsi del periodo di siccità – afferma il Presidente del Consorzio Alberto Asioli – Senza acqua per irrigazione non si avrebbero raccolti, quindi, oltre alla mancanza dei prodotti verrebbe meno anche l’occupazione in campagna e in tutto il settore dell’indotto. Anche per questo motivo il Consorzio si è da subito impegnato e siamo riusciti a soddisfare tutte le richieste irrigue che ci sono pervenute, svolgendo un lavoro attento e oculato su tutta la nostra rete idrica di pianura». Ad avere maggiore necessità di approvvigionamento idrico in questi mesi (febbraio e marzo) è stato il distretto di pianura, in particolare l’area della “bassa Romagna” dove sono pervenute richieste per complessivi 1.500 ettari circa, destinati prevalentemente alla coltivazione del bietolotto, ma anche altre orticole da seme e cipolle. Tutte colture che in questa fase di semina e di trapianto necessitano di acqua. Il lavoro del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale si è dimostrato molto impegnativo, in quanto svolto in condizioni critiche al di fuori dell’ordinaria stagione irrigua che, di norma va da metà marzo a fine ottobre. Tale periodicità è determinata dalla funzionalità del CER – Canale Emiliano Romagnolo, che costituisce la quasi esclusiva fonte di approvvigionamento idrico delle reti irrigue di questo territorio. Dai primi di novembre a inizio marzo, infatti, l’acqua del CER è praticamente “inutilizzabile”, principalmente per due motivi: la presenza di cantieri di manutenzione ordinaria e straordinaria per i quali si rende necessario interrompere l’alimentazione idrica del canale, che vengono concentrati nel periodo invernale al fine di scongiurare il rischio di un blocco del sistema nel pieno della stagione irrigua; l’esigenza di riservare, nel periodo di interruzione dell’esercizio, un minimo di portata per l’uso prioritario civile. A questi, fattori, ad inizio febbraio si è aggiunta la circostanza eccezionale dell’esondazione del fiume Reno, a seguito della quale il CER ha dovuto farsi carico di invasare parte delle acque fuoriuscite, raccolte in prima battuta dai canali di bonifica (quindi acque “sporche” e non utilizzabili comunque ai fini dell’irrigazione), per evitare che venissero inondati diversi paesi della pianura bolognese. Il Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale si è quindi trovato a gestire la crisi idrica senza la possibilità di attingere acqua dal CER. Grazie a un lavoro e una organizzazione capillare, frutto della conoscenza di chi è quotidianamente impegnato sul territorio, si è dunque sopperito: effettuando minimi prelievi da fonti alternative (Senio-Canale dei Mulini) e, soprattutto, utilizzando l’acqua di scolo presente nei canali di bonifica; attraverso un intervento coordinato e in tempo reale di azionamento delle varie paratoie e sostegni irrigui presenti nella rete di bonifica per far arrivare senza sprechi l’acqua là dove serviva. Si stima che per questo tipo di irrigazione di soccorso sia stato impiegato un volume di circa mezzo milione di metri cubi di acqua, il che ha comportato un lavoro dedicato di quasi 5.000 ore. In questo modo sono state salvaguardate produzioni della massima importanza per il sostegno al reddito delle imprese agricole, ma al contempo anche le opere di scolo e con esse il territorio nel suo insieme. Dal 1° marzo il CER ha poi ripreso l’esercizio normale e, dopo qualche giorno, l’acqua è arrivata anche al territorio romagnolo. In questo momento tutte le attività d’irrigazione si stanno svolgendo secondo i canoni ordinari, anche se in anticipo di 15 giorni rispetto al normale inizio della stagione irrigua. Le previsioni meteo non danno però per tutto il mese di marzo precipitazioni significative in grado di portare benefici all’agricoltura e all’approvvigionamento idrico che per il nostro territorio dipende dal fiume Po, dal quale il CER attinge, il cui livello delle acque potrebbe presto andare in sofferenza. E questo desta ovviamente qualche preoccupazione in vista del passare dei mesi, dell’innalzarsi delle temperature e dell’aumento delle colture che avranno necessità d’irrigazione. Va ricordato che nel territorio regionale l’aumento della temperatura massima è ancora più accentuato rispetto alla temperatura media, essendo risultato, nel confronto tra i periodi ’91-2018 e ’61-’90, pari addirittura a 1,4 gradi. Né va dimenticato che, proprio nel territorio della Romagna Occidentale, si è registrata nell’estate del 2017 la temperatura record di 42,5 gradi a Brisighella.