LETTERA APERTA DEL PRESIDENTE DEL CONSORZIO II CIRCONDARIO DI FERRARA, FRANCO DALLE VACCHE, AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE DELLA PROVINCIA DI FERRARA
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In relazione agli eventi calamitosi verificatisi nelle giornate del 14 e 15 giugno 2008, l’Amministrazione del II° Circondario fornirà un rapporto dettagliato relativo all’evento che ha interessato in particolare il Basso Ferrarese e l’Argentano, questo per ragioni non solo di trasparenza ma di procedura dell’Ente nei riguardi dei propri Organi, Comitato di Gestione e Consiglio, e a disposizione inoltre di Autorità ed altre Amministrazioni che ne abbiano interesse. In qualità di Presidente dell’Ente desidero comunque anticipare direttamente alcune valutazioni generali e qualche dato. Come si evince dai valori di piovosità riportati dalla Stampa e dalle valutazioni pressoché univoche di chi ha avuto modo di rilasciare dichiarazioni, l’evento può essere considerato assolutamente anomalo ed eccezionale, confermando ancora una volta la fragilità di tutto il comprensorio, ed in particolare delle zone più a ridosso della fascia costiera, caratterizzate inoltre dalla più intensa e spesso disordinata urbanizzazione turistica. Gli impianti di sollevamento (idrovore) presenti nei bacini della bonifica faticano ad inseguire le continue variazioni e le sempre più gravose sollecitazioni imposte sia dallo sviluppo territoriale che dalle modifiche climatiche. Infatti gli adeguamenti delle strutture idrauliche, che pur vengono realizzati grazie al finanziamento pubblico, una volta completati sono troppo rapidamente resi insufficienti dagli ulteriori sviluppi. E’ fuorviante e non utile presentare un “contrasto tra campagna e città”: questo atteggiamento anziché contribuire a gestire il problema lo può aggravare. Valutazioni spesso affrettate e non adeguamente sostenute da un quadro di informazione e conoscenze, – “il si dice, o l’insinuare dubbi”, – non contribuiscono ad attenuare il rischio idraulico, così come l’attribuire immediatamente responsabilità ed inefficienze. Giusto e corretto è invece conoscere il quadro cronologico, tecnico, ed operativo di tutto quanto accade per analizzare, prendere o rimarcare gli orientamenti e gli interventi conseguenti. Vorrei sottolineare che:
– in questa occasione le necessità irrigue erano minime, questo per ragioni sia contingenti che di normale procedura. Il mese di giugno, caratterizzato da frequenti piogge, non aveva reso necessari particolari interventi di soccorso alle colture. La derivazione a fini irrigui da Pilastresi venerdì mattina era chiusa; erano presenti solamente colatizie naturali. Inoltre in presenza di cereali già pronti per la trebbiatura come in questo momento, gli stessi Agricoltori regimano a valori modesti le quote nel reticolo poderale per entrare in campo ed operare la raccolta in sicurezza.
– Venerdì 13 giugno, le quote erano prudenziali. Addebitare pertanto al Consorzio o agli Agricoltori (i nostri unici clienti!?) una gestione impropria dell’irrigazione non è corretto, e ripeto fuorviante. E’ invece assolutamente vero che il mutamento climatico, le modifiche continue e costanti legate all’urbanizzazione e alla diffusa impermeabilizzazione del territorio non consentono alle attuali strutture di fronteggiare precipitazioni del tutto anomale perché intense e concentrate, quasi dei cicloni tropicali, piuttosto che dei temporali tradizionali anche se intensi. Gli avvenuti adeguamenti delle strutture di bonifica, sebbene significativi e continui, in questi anni non si sono rivelati sufficienti ad invertire il trend, e quindi a riportare il rischio idraulico a valori di maggior sicurezza, ben sapendo però che non è possibile azzerarlo. La Cassa di espansione di Bando, un’opera importante ma di soccorso e di integrazione all’idrovora (3 mc./secondo per circa 36 ore di attività, pari a una potenzialità di 400.000 mc. di acqua), oggi citata quasi come una mancata “soluzione”, rappresenta come detto un limitato e temporaneo incremento delle potenzialità di scolo. E’ stata gestita nel pieno rispetto del regolamento della stessa ma non poteva di per sé risolvere l’emergenza, visto i volumi in campo: svariati milioni di metri cubi di acqua da allontanare.
Diverse soluzioni progettuali sono pronti da tempo, le criticità sono conosciute, è il quadro di finanziamento, il sostegno Statale, Regionale, delle Amministrazioni pubbliche che deve trovare più compiutamente, in una programmazione costante e sistematica di risorse, la capacità di favorire un piano straordinario come del resto è stato fatto per altre situazioni (siccità), senza tagli, strappi od interruzioni. Pertanto soluzioni mediante la realizzazione di un piano organico, il piano di Bacino, strumento per garantire la sicurezza delle persone, delle proprietà e delle attività. Come ultimo pensiero, ma non meno importante, in qualità di Presidente voglio segnalare che tutto il personale del Consorzio, sia in servizio nei turni di assistenza agli impianti, o in riposo si è prontamente presentato nei luoghi di lavoro, prodigandosi totalmente con la consueta e dovuta professionalità. L’opera di quanti si sono attivati, dalle forze dell’ordine, alla protezione civile, a chiunque ha partecipato è stata fondamentale. Ma in ultima analisi “l’acqua” finisce e viene sollevata dagli impianti del Consorzio grazie al personale, tecnici e maestranze, e poiché non ho constatato nessuna traccia di tale attività nell’informazione sia sulla Stampa che in televisione credo sia dovuto e doveroso ricordarlo, anche a fronte di commenti sorprendenti, tristi, ed ingenerosi del tipo, “non c’erano, o dove erano?”.
Il presidente, Franco Dalle Vacche