“Soddisfazione per la legge finanziaria che prosegue con stanziamenti per il Piano irriguo nazionale. Ora, però, chiediamo un nuovo percorso per l’adeguamento della rete idraulica di Reggio Emilia, Modena, Parma e Mantova a un territorio che, in soli 15 anni è cambiato radicalmente”.
A lanciare l’appello, con analisi e progetti alla mano, sono i presidenti dei Consorzi di Bonifica che hanno il proprio bacino idrografico a cavallo di Secchia, Enza, Crostolo, destra Po: Marino Zani (Parmigiano Moglia Secchia), Emilio Bertolini (Bentivoglio Enza) e Ada Giorgi (Terre dei Gonzaga).
830 PROGETTI IN SETTE ANNI: 62 MILIONI DI EURO INVESTITI
“La nostra attività a difesa del territorio – spiegano i presidenti – è dimostrata da numeri che in Italia non temono confronti. Solo per la difesa del suolo abbiamo realizzato, dal 2000 ad oggi, 830 progetti per un importo complessivo (non attualizzato) di 62.443.185 di euro. Tradotto in termini pratici vuol dire che in media ogni tre giorni – in un comprensorio che spazia da Modena a Parma, passando per Reggio, e arriva sino al Mantovano – attiviamo un nuovo lavoro per la difesa dei centri abitati o lo scolo delle acque del territorio, in pianura; oppure per la difesa idrogeologica e il consolidamento di movimenti franosi e opere stradali, in montagna, zona geografica che ci è cara e dove abbiamo investito il 49% di queste risorse”.
Con una semplice e serena operazione di trasparenza “presentiamo il dettaglio di tutte le opere svolte dal 2000 ad oggi: tipo di progetto, anno, localizzazione, importo lavori. I nostri uffici sono a disposizione per fornire informazione a chiunque sia interessato su questa nostra opera, accanto alla quale vi è anche tutta l’attività di irrigazione che per impegno non è da meno rispetto a quella sopra illustrata”.
Cosa dimostrate?
“Che siamo quotidianamente al lavoro senza clamori. E, per la sicurezza di tutti, operiamo su un reticolo idraulico costituito nel tempo e modificato dall’uomo. In passato questa ‘rete’ serviva solo agli agricoltori: ora è a servizio di usi urbani, civili e attività produttive”.
Una risposta a chi sosteneva e sostiene ancora l’inutilità dei consorzi di bonifica?
“Avere investito queste cifre, sapere condurre a termine la totalità delle realizzazioni ed essere presenti in maniera capillare sul territorio – aggiungono i presidenti – significa dimostrare che le nostre province hanno bisogno di interventi per la sicurezza”.
CLIMA E URBANIZZAZIONE: A RISCHIO IL TERRITORIO
Singolare l’analisi dei direttori dei tre Consorzi di Bonifica, Salvatore Vera, Vito Fioraligi e Laerte Manfredini: “La regione Emilia-Romagna nell’ultimo quindicennio ha perso alla coltivazione 202.000 ettari pari al 16,5% della superficie agricola. Si stima che oltre 100.000 ha siano stati urbanizzati. La Lombardia non fa differenza. Fatta eccezione di Rimini, la provincia di Reggio (secondo la ‘Carta di utilizzo dei suoli’ elaborata dalla Regione Emilia Romagna) è la provincia che più ha incrementato l’urbanizzazione del suo territorio: oltre il 10% lo è. Ogni abitante dispone di 544 mq di area urbana. Questo fenomeno aggrava il rischio idraulico perché l’acqua su cemento e asfalto corre dieci volte più velocemente che sul terreno. Lungo Secchia o Enza, dalle Fonti del Secchia o dal Lagastrello, ora l’acqua arriva a Po in sole 24 ore, in passato erano di più”.
“UNA RETE OBSOLETA, DA RIAMMODERNARE; MAGGIORE PREVENZIONE IN MONTAGNA”
Cosa fare? “Ecco il nostro appello – aggiungono i presidenti Zani, Bertolini, Giorgi – alle istituzioni per migliorare la sicurezza idraulica. L’impianto della rete attuale è, in molti casi, fermo ai primi del Novecento. Negli ultimi anni si è fatto molto, ma va ricordato che un tempo il territorio era prevalentemente agricolo: oggi nessuno tollera più allagamenti, anzi la popolazione richiede maggior sicurezza idraulica, resa ancora più difficile dalla espansione urbana che provoca repentine piene ai canali. Fenomeni aggravati dai cambiamenti climatici, con piovosità molto più intense, rispetto a un tempo, e brevi. In particolare in montagna, inoltre, dobbiamo invertire la tendenza, italiana, a spendere più soldi per riparare i danni da eventi naturali, a favore di spese più contenute per prevenire allagamenti, alluvioni e frane”.
Forte l’intervento di Massimo Gargano, presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche Italiane (Anbi) secondo il quale “I Consorzi di bonifica confermano il loro fondamentale ruolo al servizio del Paese, accreditandosi come volano di sviluppo economico ed occupazionale. La salvaguardia del territorio è un fattore economico; operare in termini preventivi, significa risparmiare risorse altresì necessarie per riparare i danni. I Consorzi di bonifica rappresentano una risorsa di esperienza, moderno esempio di autogoverno del territorio e di federalismo applicato”.