REGGIO EMILIA (16 luglio 2007) – “Non perdiamo di vista l’alta criticità idrogeologia dei nostri territori” accolgono l’invito del presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (Anbi) Massimo Gargano, le tre bonifiche emiliane che operano nel bacino idrografico di Enza, Secchia e Po. Scenderanno così a Roma, all’assemblea dell’Anbi, mercoledì 11 luglio, Ada Giorgi, Emilio Bertolini e Marino Zani presidenti dei Consorzi di Bonifica Terre dei Gonzaga (con sede a Mantova), Bentivoglio Enza (con sede a Gualtieri) e Parmigiana Moglia Secchia (con sede a Reggio Emilia).
“La nostra opera spazia tra le province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Mantova – spiegano i presidenti –. Anche in un anno di relativa calma idrogeologica, non possiamo perde di vista le emergenze che, ogni giorno, dobbiamo prevenire. Si consideri che dal 1951 al 2003, in Italia, sono stati spesi 15 miliardi di euro per riparare i danni da frane e inondazioni. Ogni anno parte del nostro bilancio e della progettazione che attinge a finanziamenti pubblici, è proprio destinato a opere di sistemazione idraulica per scongiurare e prevenire danni da esondazioni, frane allagamenti. Ma l’appello che rivolgiamo a tutte le istituzioni è di operare maggiormente per spostare l’azione proprio sulla prevenzione, piuttosto che sugli interventi a emergenze avvenute. Questo in particolar modo sia per la pianura che per la montagna”.
“Nonostante nei mesi scorsi non si siano verificate particolari emergenze legate ad eventi calamitosi – si legge in una nota della relazione dell’Anbi – che abbiano determinato alluvioni di rilevanza nazionale, l’attenzione di governo e Parlamento ai problemi della difesa del suolo si è molto attenuata”.
“La sicurezza idraulica dei nostri territori emiliani – spiegano i direttori dei consorzi di bonifica Laerte Manfredini, Vito Fiordaligi e Salvatore Vera– non ha ancora raggiunto quel grado di sufficiente di cui la società si attende, perché esistono ancora aree vulnerabili a fronte di eventi atmosferici anche di non eccezionale gravità. I Consorzi di Bonifica per questo hanno, ogni anno a bilancio, studi per individuare le aree sofferenti e progetti e opere per attutire queste criticità. Sappiamo che occorrono interventi di sistemazione agroforestale, idraulica e bonifica per evitare i ricorrenti dissesti o le esondazioni, con la consapevolezza che il rischio idraulico, per sua definizione, non è totalmente eliminabile. Il territorio sul quale operiamo è particolarmente vasto, per un complessivo di 364.300 ettari in 94 comuni a cavallo di quattro province: abbiamo gli strumenti per lavorare in questa direzione anche se siamo chiamati a fronteggiare un clima dai connotati sempre più tropicali, mentre l’urbanizzazione e la cementificazione di aree ogni anno più estese rendono il territorio sempre più fragile, alzando il livello del rischio idraulico che grava sulle proprietà non agricole”.