Clima che cambia, caldo che aumenta, precipitazioni ad andamento tropicale: come si traduce tutto questo per il nostro territorio e per la sua gestione?
Nella tavola rotonda organizzata dal Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna e dal Consorzio della Bonifica Renana, lunedì 25 giugno se ne è discusso con il sottosegretario all’ambiente, con delega alla desertificazione, prof. Bruno Dettori.
Tra gli esperti, Lucio Botarelli (Arpa Emilia-Romagna) ha illustrato i dati sulle precipitazioni che indicano una diminuzione media tendenziale per l’Emilia-Romagna che può giungere fino a 50 millimetri per anno. Si tratta, inoltre, di precipitazioni concentrate che assomigliano sempre più ad episodi monsonici. Infatti, nell’area bolognese i giorni di pioggia annui sono passati da 76 a 52 nel giro di pochi decenni.
Il tutto da abbinare con temperature in crescita; siamo infatti entrati in una fase di progressivo innalzamento del gradiente termico – destinata a consolidarsi – che ha visto nelle nostre aree un inverno straordinariamente mite (+ 6% stabili sulla media di gennaio) e la colonnina di mercurio superare i 30 gradi costantemente nei mesi estivi, mentre fino a qualche anno fa si trattava di un dato episodico.
Quindi, papaia e mango al posto di patate e cipolle? Piantagioni di banani dove oggi ci sono i pescheti? Sembra un’ipotesi da valutare attentamente ed, infatti, Zeno Varanini ha sottolineato come la ricerca biotecnologica si stia orientando verso specie in grado di resistere a shock termici e stress idrici.
Ma la tropicalizzazione del clima aumenta anche il rischio di un progressivo inaridimento dei suoli e diminuisce il livello di fertilità dei terreni. In Emilia-Romagna e più specificamente nella nostra Provincia già 2 ettari su 3 hanno una dotazione insufficiente di sostanza organica. Secondo Marcello Pagliai ciò diminuisce di almeno un 30% la capacità dei nostri suoli a trattenere acqua e amplifica il fenomeno dell’erosione
Paola Rossi,dopo aver illustrato le azioni del mondo scientifico internazionale sul tema delle relazioni tra attività colturali e cambiamenti climatici, ha sottolineato come occorra predisporre una gestione territoriale integrata e sostenibile in cui un’agricoltura multifunzionale può giocare un ruolo importante ed ha evidenziato il contributo essenziale che le colture erbacee possono fornire contribuendo alla fissazione del carbonio e quindi all’abbattimento dell’effetto serra.
Un’azione concreta verso l’obiettivo della gestione territoriale integrata, secondo Giovanni Tamburini presidente della Bonifica Renana, viene dalla distribuzione costante dell’acqua da parte del Consorzio che, grazie ad una rete di bel 1.380 chilometri e 47 impianti idrovori, garantisce in la presenza del livello di minimo deflusso vitale delle acque, consentendo la sopravvivenza di piante ed animali, anche selvatici, che in caso di siccità non hanno altra fonte di approvvigionamento. E proprio grazie alle infrastrutture idrauliche della Renana il territorio bolognese ha superato due stagioni siccitose e i molti episodi alluvionali sparsi che si sono presentati nell’ultimo quinquennio.
Presentando l’azione del Governo per la lotta alla desertificazione, il sottosegretario Dettori ha evidenziato come intorno alla risorsa acqua e alle sue fonti si siano costituite e costruite le civiltà e come l’attuale squilibrio nella disponibilità della risorsa sia la fonte di conflitti e di emigrazioni di massa. Di qui l’esigenza di piani e programmi che tengano contro dell’attuale instabilità climatica e della scarsità dell’acqua potabile.
Tema ripreso da Carlo Gessa che ha sottolineato come, in queste condizioni, l’intera pianura padana sia sprovvista di invasi di accumulo e dipenda quasi esclusivamente da Po per gli usi idrici produttivi.
Ha concluso la tavola rotonda Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria, evidenziando i nuovi scenari che il cambiamento climatico impone ai territori rurali ed alle produzioni ad alto contenuto di identità locale (basti pensare ai prodotti tipici Dop e Igp). Come sarà influenzato il nostro sistema agroalimentare dal fatto che ogni innalzamento termico di un grado sposta di 200 km a nord l’areale di coltivazione di una specie?
Questa è solo una delle molte problematiche che la tavola rotonda ha messo in luce e che verranno approfondite ulteriormente nell’ambito del protocollo d’intesa siglato tra la Facoltà d’Agraria e il Consorzio della Bonifica Renana