Ingente morìa di pesci nella canalizzazione dello Spelta da Guardasone a Montechiarugolo a seguito del provvedimento regionale di sospendere a Cerezzola le derivazioni di acqua per l’irrigazione e per garantire il minimo deflusso vitale nell’Enza. Il danno contenuto a monte si ripercuote a valle sulla fauna ittica autoctona.
Parma – 14 Agosto 2017 – Il Consorzio di Bonifica Parmense comunica che nei giorni scorsi, nell’ambito delle quotidiane verifiche eseguite dai tecnici consortili sullo stato delle acque nella propria rete di canalizzazione, ha rilevato una diffusa moria di fauna ittica autoctona nell’area sottesa al Canale Spelta. Il Canale in questione è una delle derivazioni più rilevanti della nostra provincia che grazie all’alveo artificiale di bonifica conduce i flussi delle acque dell’Enza , da Guardasone fino all’abitato di Montechiarugolo, a servizio delle pratiche irrigue di numerose imprese agricole situate in un’area molto vasta che attraversa svariati comuni. Alcuni giorni fa però, per la prima volta dopo 70 anni (cioè dalla sua progettazione ), la derivazione idrica in prossimità della Traversa di Cerezzola nel Comune di Canossa – che consente l’arrivo della risorsa idrica anche sul ramo parmense – è stata sospesa con provvedimento immediato emanato da ARPAE – l’agenzia della Regione Emilia Romagna che sovrintende al governo delle acque sul territorio. La sospensione secondo la determinazione dell’Agenzia è una misura resa necessaria per garantire il minimo deflusso vitale (DMV) nel corso dell’Enza ovvero la minima quantità di acqua nell’alveo sufficiente per assicurare la biodiversità nel tratto considerato. In questo scenario però la perdurante scarsità di acqua che mette in grave difficoltà economica le aziende agricole del territorio si somma negativamente alla totale chiusura della derivazione di Cerezzola provocando una dannosa ripercussione anche sulla biodiversità della rete consortile. Da anni infatti il Consorzio sostiene l’importante valore ambientale che la rete di bonifica (di circa 1500 km nel parmense) porta in termini di ricchezza di biodiversità in aree marginali che altrimenti non l’avrebbero. E’ per questo che in questo caso specifico il danno alla stessa fauna ittica che si cerca di limitare per legge a monte si ripercuote a valle proprio a scapito della biodiversità della rete di bonifica che in questo caso subisce ciò che nell’alveo naturale si cerca di contenere. Danno che interessa anche alcune specie arboree fito-depuranti che migliorano l’acqua irrigua a beneficio delle coltivazioni locale alla base della nostra economia agroalimentare.