I Consorzi della bonifica ferraresi e il Consorzio di Burana collaboreranno fattivamente per la gestione della risorsa idrica e la sicurezza idraulica nel bacino Burana-Volano, oltre 300.000 ettari di territorio che comprendono l’intera provincia di Ferrara, parte dell’Oltrepò mantovano e gran parte della Bassa modenese.
E’ il frutto di un protocollo d’intesa sottoscritto dalle Amministrazioni del Consorzio della Bonifica Burana Leo Scotenna Panaro e del Consorzio Generale di Bonifica nella provincia di Ferrara (quest’ultimo in nome e per conto dei tre Consorzi associati 1° Circondario, 2° Circondario e Valli di Vecchio Reno). Un Comitato paritetico, formato da amministratori e dirigenti dei due Consorzi, formulerà proposte in ordine all’assetto infrastrutturale e alla gestione del bacino idrografico Burana-Volano.
In particolare il Comitato:
individua le problematiche afferenti le attività sia di scolo che di derivazione nel sistema idraulico di bacino;
individua le soluzioni possibili e, tra queste, propone quelle adottabili, tenendo conto del miglior rapporto costi-benefici, con riferimento sia ai costi di costruzione sia a quelli di gestione;
formula indirizzi per la gestione del sistema di derivazione Pilastresi.
In una dichiarazione congiunta i due presidenti Fausto Balboni (Burana) e Daniele Vecchiattini (Generale di Ferrara) sottolineano che “nuovi fattori, come la grave situazione idrica del fiume Po, la considerevole trasformazione subita nel corso degli anni dai territori compresi nel bacino Burana-Volano, soprattutto a seguito della crescente urbanizzazione, e infine l’ estremizzazione dei fenomeni climatici, ormai accertata, impongono una particolare attenzione ai temi dell’approvvigionamento idrico e della difesa idraulica e richiedono iniziative e studi specifici, tesi ad individuare idonee soluzioni nel quadro del nuovo scenario che si è delineato”.
Nel bacino Burana–Volano la movimentazione delle acque ha importanza strategica “non solo per gli aspetti produttivi, ma anche per quelli di tutela e salvaguardia del territorio (vivificazione, depurazione, contrasto al cuneo salino, stabilità idrogeologica, contenimento della subsidenza). Per la difesa idraulica degli insediamenti civili e industriali è poi di primaria importanza la possibilità di scolare le acque meteoriche a ritmi adeguati alle modificate esigenze del territorio ed alle significative trasformazioni climatiche”, concludono i due presidenti.
In sostanza le Amministrazioni dei Consorzi di Bonifica del Bacino Burana-Volano sono convinte che, per affrontare i problemi del bacino in modo organico ed efficiente, sia necessaria un’assoluta condivisione dei problemi e delle soluzioni, al fine di definire logiche e strategie comuni relativamente ad ogni aspetto di carattere tecnico-idraulico, economico ed organizzativo-gestionale.
IL BACINO BURANA-VOLANO
• Viene definito bacino idrografico Burana-Volano la vasta area che, fiancheggiando il Po da foce Secchia fino al mare Adriatico, recapita le proprie acque nel tratto di costa compreso tra le foci del Po di Goro e del fiume Reno. Questo territorio comprende essenzialmente l’intera provincia di Ferrara, parte dell’Oltrepò mantovano e buona parte della Bassa pianura modenese. Un bacino idraulico di oltre 300.000 ettari, di cui circa 70.000 ricadono nei comprensori del Consorzio di Burana e dell’ex Consorzio di Revere, e costituiscono la parte di monte di tale bacino compresa tra i fiumi Secchia e Panaro. Le acque che da lì defluiscono verso il Ferrarese sarebbero naturalmente sbarrate dal fiume Panaro, ma riescono peraltro a raggiungere il mare con metà della loro portata, pari a 40 metri cubi al secondo, sottopassando il fiume stesso attraverso la Botte Napoleonica. Altri 240.000 ettari costituenti il bacino, che si trovano per una metà sotto il livello del mare e per la quasi totalità necessitano di impianti idrovori per scolare le acque in eccesso, sono gestiti dai Consorzi ferraresi 1° Circondario, 2° Circondario e Valli di Vecchio Reno, associati nel Consorzio Generale e ricadono quasi interamente nella provincia di Ferrara. Oltre allo scolo delle acque meteoriche, la movimentazione media annua di quasi 500 milioni di metri cubi d’acqua rende vitale e produttivo questo vastissimo territorio a cavallo di tre province.