La legge finanziaria 2007 ha reso disponibili fondi per oltre 920 milioni di euro ai fini dell’attuazione dei progetti previsti dal Piano Irriguo Nazionale.
Agli importi specificamente previsti dalla legge (100 milioni di euro per il 2007; 150 milioni per ciascuna delle annualità 2008 e 2009) vanno infatti aggiunti i “ripescaggi” di stanziamenti disposti da leggi finanziarie precedenti (2004 e 2006) ma rimasti sino ad oggi indisponibili, per un totale generale che ammonta a 920,752 milioni di euro, da spendere da qui al 2010 secondo l’articolazione seguente:
Legge di finanziamento Importi (milioni di euro)
2007 2008 2009 2010
n. 350/2003 – contributo 2005 46,958 46,958 46,958 46,958
n. 350/2003 – contributo 2008 0,000 50,000 50,000 50,000
n. 266/2005 – delibera CIPE n. 75/2006 45,730 45,730 45,730 45,730
n. 296/2006 100,000 150,000 150,000 0,000
totale 192,688 292,688 292,688 142,688
totale generale 920,752
Con questo provvedimento, il governo ha dimostrato ampia sensibilità verso un tema che investe problematiche legate non soltanto allo sviluppo economico del paese, ma anche al riequilibrio ambientale del territorio e delle risorse.
C’è, da un lato, un settore ormai unanimemente riconosciuto strategico e trainante come il “made in Italy” agroalimentare, per il quale l’acqua è diventata vera e propria precondizione – come l’aria e la terra – alla produzione di eccellenza.
Dall’altro, c’è la necessità di investire – alla luce dei pressanti mutamenti climatici e idrometeorologici in atto – verso tecniche avanzate di apporto idrico alle colture, in grado di economizzare e tesaurizzare una risorsa sempre più preziosa.
Lo stanziamento complessivo disposto dalla finanziaria dovrebbe essere attribuito nella misura del 70 per cento (699,4 milioni di euro) alle regioni del centro-nord.
La Regione Emilia-Romagna aveva presentato già nel corso del 2004 progetti esecutivi e cantierabili, redatti dai consorzi di bonifica operanti nell’intero territorio da Piacenza a Rimini, per complessivi 255,555 milioni di euro. Di tali progetti, un primo gruppo di 18 interventi dichiarati prioritari, per un ammontare di 125,306 milioni di euro, veniva ammesso al Programma Idrico Nazionale con delibera CIPE del 27 maggio 2005, n. 74. Successivamente, un’ulteriore tranche di 15 interventi (alcuni dei quali derivanti da stralci funzionali dei progetti originari), per un ammontare di 91 milioni di euro, ha ottenuto il parere favorevole all’inclusione nello stesso Programma da parte della Conferenza permanente Stato-Regioni con provvedimento n. 2494 del 1° marzo 2006.
All’interno del pacchetto complessivo, il Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo è titolare di 10 interventi, per un ammontare complessivo di ben 83 milioni di euro, distribuiti nelle province di Forlì-Cesena e di Ravenna secondo l’articolazione seguente:
Pur in pendenza delle istruzioni che verranno impartite dal Ministero delle politiche agricole e forestali e dalla Regione Emilia-Romagna, è verosimile ipotizzare che l’intera compagine degli interventi già ammessi al Programma possa trovare concreta attuazione nel prossimo quadriennio.
Sotto il profilo tecnico-funzionale, i nuovi progetti rispondono allo schema di “uso plurimo” delle acque del CER già collaudato a partire dal 2001 grazie allo stanziamento di 77,5 milioni di euro disposto dalla legge finanziaria di quell’anno (n. 388/2000) e all’ulteriore cofinanziamento di 20,7 milioni a suo tempo erogato da Romagna Acque Società delle Fonti s.p.a., soggetto gestore dell’Acquedotto della Romagna. Si tratta essenzialmente di rami trasversali, spiccati nelle due direzioni, nord e sud, dall’asta principale del CER (ormai ultimata nei suoi 133 km da S. Agostino a Rimini), a disegnare nel territorio un’ideale “spina di pesce”, che alimenterà le reti distributive minute, specializzate nelle due versioni “agricola” e “civile-industriale” a seconda delle vocazioni territoriali e produttive. Tanto le dorsali principali (la cui gestione verrà affidata ad una società, Plurima s.p.a., appositamente costituita dai due soggetti cooperanti, CER e Romagna Acque), quanto le infrastrutture capillari a maglia (in futuro esercizio a cura dei Consorzi di bonifica territorialmente competenti o della stessa Plurima s.p.a. a seconda della destinazione agricola o extragricola), sono completamente interrate, e quindi di minimo impatto superficiale sul territorio.
In particolare, i nuovi interventi di cui si attende il finanziamento (che interessano diffusamente i territori delle due province romagnole di Forlì-Cesena e Ravenna) si pongono, in parte, come complementi agricoli delle infrastrutture già avviate con la legge finanziaria 2001, oggi in avanzato stadio esecutivo, in parte come interventi totalmente nuovi: questi ultimi si rivolgono alle aree “Montone”, a cavallo tra i territori di Forlì e di Faenza, e “Lamone-Via Cupa”, nel territorio di Russi.
Obiettivo strategico dell’operazione in campo ambientale è quello di sostituire, per gli usi produttivi ma anche, in parte, per quelli civili e potabili, le acque di falda con acque di provenienza superficiale, recando un contributo decisivo alla soluzione dell’annoso fenomeno della subsidenza. In campo strettamente agricolo, si otterrà l’effetto di assicurare competitività all’agricoltura attraverso la disponibilità di un bene primario come l’acqua, peraltro con speciale attenzione al contenimento dei consumi attraverso la valorizzazione delle tecniche irrigue più evolute (reti tubate in pressione, irrigazione per aspersione, microirrigazione).
Del resto, il Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo profonde da decenni un rilevante impegno tecnico e scientifico in questa direzione, attraverso un’imponente attività di ricerca e sperimentazione sull’irrigazione e il risparmio idrico in agricoltura, i cui risultati hanno permesso l’approntamento di sistemi esperti di decisione delle irrigazioni e di scelta di tecnologie irrigue di precisione (Irrinet, Tecnirri) largamente impiegati dagli agricoltori della regione.
Non è fuori luogo ricordare, da ultimo, che i provvedimenti disposti dalla legge finanziaria 2007 si collocano in un frangente di andamenti idrometeorologici estivi, e persino autunno-invernali come quello attualmente in corso, eccezionalmente caldi e siccitosi. Assume la massima rilevanza, sotto questo profilo, il problema ben più vasto della gestione del fiume Po, in ordine al quale sembra ormai improcrastinabile l’avvio di due distinti percorsi:
1. sul piano amministrativo, e di breve periodo, l’istituzionalizzazione della c.d. “cabina di regia” e il contingentamento dei prelievi dal Po;
2. sul piano strutturale, e di periodo medio-lungo, la bacinizzazione del medio e basso corso del fiume.