In relazione all recente dichiarazione dell’assessore all’agricoltura Tiberio Rabboni sulla nuova legge di riforma delle bonifiche, il presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale Massimiliano Pederzoli ha così dichiarato:
“Per chiarezza e trasparenza nei confronti dei nostri consorziati, ma anche delle forze politiche che nei prossimi mesi saranno impegnate in Assemblea legislativa a valutare la riforma legislativa licenziata dalla Giunta, ritengo opportuno fare alcune precisazioni sulla relazione causa-effetto fra beneficio e contribuenza, sia nelle aree urbane, sia in quelle montane, tirata in ballo dall’assessore Rabboni come assoluta novità introdotta dal progetto di legge.
In verità che quello di bonifica sia un tributo è indubbio: sono almeno 30 anni che la Cassazione lo ribadisce. Ciò significa che quelle di bonifica sono funzioni pubbliche indefettibili, di rilevanza costituzionale. Già oggi i presupposti del tributo sono fissati, oltre che dalle leggi in vigore, dal ‘piano di classifica per il riparto degli oneri consortili’, che individua i criteri e gli indici tecnici e idraulici con cui si determina il grado di beneficio. Non c’è dunque alcuna novità nel progetto di legge che opportunamente conferma che l’onere totale di bonifica, certificato nei bilanci consortili, è ripartito in base al grado di beneficio tratto dai singoli immobili. Non a caso, ad esempio, nel territorio di competenza del Consorzio della Romagna Occidentale, vi sono aree, comprensive anche di centri abitati popolosi, che sono attualmente esentate dal contributo di bonifica.
L’assessore dovrebbe inoltre sapere che le acque reflue scaricate attraverso i depuratori nei canali di bonifica non hanno fino ad oggi comportato alcun onere a carico delle proprietà immobiliari servite da pubblica fognatura, semplicemente perché sono poste dalla legge a carico degli utenti della fognatura (inquilini o proprietari che siano).
Al contrario, per legge e su precise indicazioni normative e di indirizzo della stessa Regione, sono assoggettati a contributo gli immobili delle aree urbane servite da pubblica fognatura per lo scolo delle acque meteoriche di esubero che, attraverso sfioratori di piena, si immettono in canali di bonifica. Anche su questo punto, dunque, non vi è nessuna novità normativa; semmai l’apprezzabile volontà politica di fare chiarezza su un tema che si presta a facili strumentalizzazioni.
Venendo alla montagna, trovo sorprendenti certe parole dell’assessore che sembra, da un lato, estendere a tutta la Regione le critiche di scarsa operatività dei Consorzi sollevate in talune realtà locali e, dall’altro, attribuirne l’esclusiva responsabilità ai Consorzi medesimi, anziché a precise scelte politiche operate dalla Regione negli anni ’70 con la legge sulla difesa del suolo, confermate negli anni ’80 con la legge sulla bonifica e oggi superate dal progetto di legge.
L’assessore ha ragione a sottolineare la novità del progetto di legge, laddove esso modifica radicalmente l’attuale sistema montano, allineandolo a quello di pianura, in particolare spostando l’onere di manutenzione sulla contribuenza, anziché mantenerlo a totale carico della Regione, ma sbaglia invece nel ritenere che, finora, non vi sia stato un saldo rapporto del Consorzio con le popolazioni e le istituzioni montane. Sorprende soprattutto leggere che, con il trasferimento di funzioni alle Comunità Montane, vi sarà “una sorta di riappropriazione del territorio da parte di popolazioni che, a torto o a ragione, si sentono abbandonate a se stesse”. Vorrei rasserenare gli animi: non c’è stata nessuna occupazione di truppe straniere, semmai una piena sinergia tra l’azione delle Comunità Montane e quella del Consorzio. L’assessore chieda pure conferma ai Presidenti delle Comunità Montane presenti nel comprensorio della Romagna Occidentale.
Non è certo il Consorzio a negare la legittimazione delle Comunità montane a rappresentare la comunità, né a negarne il ruolo di regia sul territorio montano, ruolo che, anzi, ha portato a fattive collaborazioni. Ciò che l’assessore non può negare sono i problemi che derivano dalla prevista gestione diretta delle funzioni di bonifica e difesa del suolo da parte di tali enti, sia per la disarticolazione del bacino idrografico, sia per la moltiplicazione di gestori (da 1 a 5 nel territorio del Consorzio della Romagna Occidentale), sia per i problemi legati al trasferimento di beni e personale, per non parlare dell’illegittimità costituzionale di abolire l’elettorato attivo e passivo dei consorziati.
Da ultimo voglio precisare che le mie considerazioni sono il frutto di valutazioni squisitamente tecniche e non politiche del progetto di legge, fatte sulla base della mia esperienza di amministratore di un consorzio di bonifica. Ritengo pienamente condivisibile l’obiettivo dell’amministrazione regionale di mettere mano ad una riforma organica della norme in materia della bonifica e difesa del suolo. Mi permetto, comunque, di affermare che una nuova legge non deve essere un obiettivo da perseguire in astratto. Ritengo che sia auspicabile soltanto se vi è la concreta possibilità che, nella sua versione definitiva, essa risulti migliore di quella attualmente in vigore, che, tutto sommato, per quanto un po’ superata in alcuni punti, ha comunque consentito ai consorzi di operare con efficacia, incidendo positivamente nel governo del territorio”.