Presentando oggi in conferenza stampa con l’assessore regionale Rabboni gli impegni finanziari e progettuali dei Consorzi di bonifica dell’Emilia Romagna per il 2006, il presidente dell’Unione regionale Bonifiche, Emilio Bertolini, ha sottolineato l’importanza degli investimenti che il sistema consortile è in grado di spiegare sul territorio regionale: “Tra investimenti in nuove opere, manutenzione ordinaria e straordinaria, i Consorzi si accingono ad investire oltre 247 milioni di euro nel 2006 per rafforzare il sistema della difesa idraulica e territoriale e consentire l’uso del territorio ai più diversi fini: produttivo, infrastrutturale, civile, ecc. Una mole così considerevole di finanziamenti dimostra l’elevato grado di professionalità presente nel sistema consortile nonché una capacità progettuale ed operativa assai elevata”.
In sede di consuntivo della stagione irrigua 2005, nonostante l’emergenza di luglio – col Po sceso a Boretto a –4,39 metri sullo zero idrometrico, il livello più basso della sua storia recente – i Consorzi di bonifica dell’Emilia Romagna hanno garantito disponibilità della risorsa per tutta l’estate 2005 distribuendo complessivamente oltre 1 miliardo di metri cubi d’acqua per usi soprattutto agricoli, ma anche civili e industriali.
Il sistema irriguo consortile ha ancora una volta risposto adeguatamente all’emergenza siccità attraverso una capacità distributiva di volumi record d’acqua, e mettendo in atto un modello di interconnessioni fra più sistemi distributivi (Cer su Ferrara, Boretto all’interno del proprio comprensorio irriguo) che hanno permesso la sostanziale salvaguardia della capacità produttiva di tutte le aree servite. Nonostante le difficoltà e le necessità di razionamenti, il servizio irriguo è stato garantito in maniera adeguata ad una delle agricolture più sviluppate del Paese, grazie all’oculata gestione della risorsa praticata dai Consorzi di bonifica della regione.
Si è comunque confermata l’estrema fragilità e vulnerabilità del sistema irriguo regionale, fortemente incentrato sul prelievo di acqua di superficie dalla risorsa-Po, che fornisce il 70% della risorsa idrica alle campagne della regione. L’emergenza siccità, che ormai si è fatta cronica, nasce da tre motivi: la scarsità delle precipitazioni invernali e primaverili, la sempre maggiore dipendenza dal Po, l’erosione dell’alveo del grande fiume.
“Quest’ultimo – aggiunge Bertolini – è il fenomeno meno noto ma più devastante. Negli ultimi 50 anni il livello idrometrico del Po a Boretto – dove è collocato uno dei maggiori impianti di derivazione – si è abbassato di almeno 5 metri e mezzo. Questo significa che ora una situazione di magra consistente è in grado di minacciare la funzionalità degli impianti di sollevamento”.
I dati confermano che il Po è un malato grave, non lo si può curare solo con interventi palliativi, dettati dall’emergenza. Per questo i Consorzi di bonifica dell’Emilia Romagna hanno presentato sul Piano irriguo nazionale 2005-2008 progetti per complessivi 361 milioni di euro. Però, a causa della rimodulazione delle risorse da parte del Ministero, con slittamento del 50% dei fondi al 2008, sono stati ammessi a finanziamento progetti per soli 124,5 milioni di euro.
“Va rilanciato il problema della gestione complessiva del Po e delle risorse idriche nella pianura padana”, conclude Bertolini. “La concertazione da sola non basta. Come non basta la Cabina di regia che si attiva a Parma solo in caso di emergenza conclamata. Bisogna puntare su un solo gestore, su una Authority unica che superi l’attuale frammentazione dei soggetti decisori”.