Parma, 29 marzo 2016 – L’Università degli Studi di Parma ha celebrato la Giornata Mondiale dell’Acqua con un seminario, aperto alla cittadinanza, rivolto al settore Agronomico dell’Emilia occidentale. L’incontro dal titolo “Cambiamento climatico, risorsa idrica, innovazione e lavoro – L’agroalimentare dal campo alla ricerca”, organizzato dal Centro Acque – eu.watercenter dell’Università di Parma, ha approfondito il tema delle risorse idriche sia alla luce sia del cambiamento climatico in corso sia delle attività di ricerca e innovazione tecnologica sviluppate dalla comunità scientifica. I lavori presieduti da Michele Zazzi, docente dell’Università di Parma e coordinatore del Gruppo 183, sono stati introdotti da Renzo Valloni, direttore del Centro Acque, che ha annunciato la produzione di un rapporto dettagliato che sarà presentato al pubblico l’8 Aprile. Carlo Cacciamani, direttore del Servizio IdroMeteoClima ARPAE Regione Emilia-Romagna, ha trattato il tema del cambiamento climatico visto sia a livello globale che a livello locale. Dalle ricerche – ormai più che consolidate- ci giungono segnali di un futuro in cui si ripeteranno i periodi di siccità vissuti nell’ultimo decennio con impatto negativo sulla disponibilità delle risorse idriche. Anche i regimi pluviometrici storici sono profondamente modificati con piogge sempre più intense e concentrate. Renzo Valloni del DICATeA Università di Parma si è dedicato alla “Gestione dell’acqua in agricoltura: innovazione e adattamento al cambiamento climatico” analizzando in particolare l’utilizzo delle risorse idriche sotterranee attraverso metodologie innovative ed integrate nella gestione dei corsi d’acqua alla luce delle recenti Direttive europee. In particolare, sono stati approfonditi temi quali invasi di laminazione e/o immagazzinamento e impinguamento artificiale e naturale delle falde attraverso una migliore gestione delle pertinenze fluviali. Pieluigi Viaroli del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma ha parlato di “Qualità delle acque nel Po e nei principali affluenti” presentando il lavoro di ricerca che ha consentito di caratterizzare la qualità delle acque superficiali attraverso l’analisi dei principali inquinanti. I risultati evidenziano come lo stato qualitativo sia molto eterogeneo in funzione sia del carico antropico e di urbanizzazione presente nel bacino sia del tipo di attività agricola svolta (diverse coltivazioni, piuttosto che allevamenti intensivi) e sia anche correlato con il regime idro-pluviometrico dei corsi d’acqua stessi. Pier Luigi Ferrari, Presidente Organizzazione Interprofessionale pomodoro da industria Nord Italia, ha centrato il suo intervento sull’urgenza di instaurare un’efficace governance dell’acqua. In Emilia Romagna la coltivazione del pomodoro da industria interessa quasi 30.000 ettari. Si tratta di un settore idro-esigente che non può permettersi momenti di difficoltà di approvvigionamento come quello sperimentato nel 2015. Basta con le soluzioni dell’ultimo minuto, appoggiamo il coinvolgimento dell’Università per favorire un coordinamento fra le parti in causa. Meuccio Berselli, direttore del Consorzio della Bonifica Parmense, ha descritto la “Delicata situazione irrigua della pianura parmense” che richiede nuove strategie ed investimenti per una migliore gestione della risorsa idrica attraverso la riqualificazione di importanti dorsali irrigue nel bacino del Canale Naviglio, dalla periferia nord di Parma fino a Colorno. Ha messo altresì in evidenza la necessità di nuovi invasi a scopi multipli volti ad incrementare la disponibilità di risorsa idrica ma anche ad attenuare i fenomeni di deflusso nel reticolo idrografico durante gli eventi di piena.
Al termine degli interventi dei relatori si sono alternati al microfono anche numerosi esperti ed addetti ai lavori che hanno evidenziato criticità e possibili soluzioni ognuno dalla propria prospettiva:
Massimo Bonacini, Direttore del Consorzio di Bonifica di Piacenza, ha a sua volta sottolineato la “necessità di stoccare l’acqua nelle stagioni in cui c’è” e la inadeguatezza della definizione del “flusso ecologico” (già DMV) nella sua applicazione pratica su fiumi a spiccato regime torrentizio quale ad esempio il Trebbia.
Roberto Paoluzzi, direttore dell’Istituto IMAMOTER, del CNR ha descritto le “Tecniche di precision farming e sensor fusion per la gestione delle risorse in agricoltura” caratterizzate dall’utilizzo di nuove tecnologie applicate alla macchine agricole per l’ottimizzazione delle risorse e delle lavorazioni in campo.
Stefano Caselli del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di parma ha fra l’altro ripreso il tema dell’automazione nel mondo agricolo, oggetto di ricerca presso il CIDEA-Unipr, e dell’interfacciamento elettronico delle numerose fonti di dati a servizio dell’agricoltura di precisione.
Valerio Pellegri del Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma ha presentato gli esiti di una ricerca triennale su “Nuovi metodi di valutazione della qualità delle acque superficiali: la Food Valley come bacino-laboratorio”. La legge non prevede il controllo di una larga parte delle sostanze potenzialmente presenti nelle acque superficiali per cui è stata messa a punto una metodologia analitica veloce e poco costosa per la rilevazione di sostanze genotossiche che danneggiano specificamente il DNA.
Marco Ligabue del CRPA di Reggio Emilia ha presentato i risultato di un interessante “Modello di recupero e riutilizzo delle acque reflue per produzioni vegetali di qualità” sviluppato nell’ambito di un progetto LIFE+. Si tratta di uno studio pilota che a partire dal trattamento terziario delle acque a valle del depuratore di Reggio Emilia ha sviluppato un monitoraggio completo delle acque rilasciate e della loro compatibilità irrigua sotto l’aspetto della qualità del suolo e delle coltivazioni.
Roberto Farina dell’ENEA sede di Bologna ha fra l’altro ripreso il tema della depurazione e sostenuto che è oggi necessario intervenire prima dell’immissione nei depuratori per separare alcuni elementi tipo azoto e fosforo anche perché è più facile rimuoverli quando non sono troppo concentrati.
Alessio Picarelli dell’Autorità di Bacino del fiume Po, richiamando i punti importanti trattati nelle relazioni, ha sottolineato le difficoltà della governance “passiamo più tempo a mettere d’accordo le sei Regioni del Distretto del Po che a fare” e l’importanza di lavorare per l’accettazione sociale delle soluzioni proposte.
Massimo Zecca, consigliere del consorzio irriguo privato del Canal Maggiore ha fra l’altro evidenziato l’incongruenza di prevedere bacini di stoccaggio extra-alveo quando si alimentano con acque si falda; meglio sarebbe allora realizzarli in posizione marginale interna all’alveo.
Alessio Malcevschi, delegato del Rettore per la sostenibilità, ha fra l’altro evidenziato la necessità di non separare le componenti del sistema ambientale “acqua e suolo vanno trattati insieme”, l’importanza del trasferimento della conoscenza al territorio quale terza missione dell’Università e di un maggior coinvolgimento delle associazioni di categoria.