Bologna, 29 gennaio 2016 – L’Italia ha sete, l’Emilia Romagna non è da meno e se il clima di questi mesi non lascerà spazio immediato a nuove precipitazioni quella che oggi è già più di una preoccupazione -supportata da dati eclatanti – potrebbe trasformarsi, tra poche settimane, in una vera e propria emergenza epocale scatenando conflitti per l’acqua tra i territori. Dopo la denuncia arrivata da ANBI a livello paese, l’ANBI Emilia Romagna, forte degli ultimi rilievi fatti direttamente nelle locali falde acquifere superficiali dai suoi esperti (operanti nei nove Consorzi di Bonifica regionali associati), aggiunge così un elemento di valutazione fondamentale all’allarme scattato nei giorni scorsi dopo le misurazioni delle portate del Po, dei livelli drasticamente in calo dei maggiori laghi del Nord e della scarsa incidenza degli accumuli nevosi sull’Appennino. Le ultimissime analisi effettuate infatti dicono chiaramente che a livello regionale le falde sono completamente scariche e che i livelli raggiunti sono addirittura al di sotto di quasi un metro rispetto a quelli fatti registrati durante l’estate 2015, una delle più roventi e siccitose a memoria d’uomo. Ora le criticità sono palesi: quantità di acqua inconsistente, riserve contenute in invasi quasi azzerate e a differenza delle annate maggiormente siccitose 2011-2012 si aggiunge anche la mancanza di neve in grado di alleviare parzialmente queste pesanti criticità.
I Consorzi di bonifica che trasportano la risorsa a tutta l’agricoltura lanciano l’allarme richiamando tutti i portatori d’interesse a “fare sistema” mettendo al centro delle loro scelte questa priorità, in caso contrario i prodotti tipici alla base del Made in Italy agroalimentare potrebbero venire colpiti duramente già in primavera con conseguenti perdite sostanziali di rese. Sotto il profilo della gestione delle emergenza idrica i Consorzi di bonifica emiliano romagnoli, che approvvigionano di acqua un territorio a sud del Po e quindi chiaramente penalizzato se comparato alle pianure delle regioni al di sopra del fiume, hanno maturato in questi anni una lunga esperienza elaborando non solo sistemi di monitoraggio costante, ma anche competenze sull’utilizzo virtuoso della risorsa e risparmio idrico (IRRINET-IRRIFRAME). Certo è che una situazione grave come quella che si sta via via delineando non offre spunti di particolare ottimismo e a questo si aggiunge la paura che le piogge arrivino bruscamente per distruggere e non a dare sollievo alle colture. Il presidente dell’ANBI ER Massimiliano Pederzoli non ha dubbi “Le falde scariche come mai prima dimostrano che la situazione è di emergenza reale e rischia anche di generare conflitti tra i territori se non si decideranno da subito precise norme di comportamento in situazioni di grave carenza idrica”. Anche i grandi invasi della regione, le dighe piacentine di Molato e Mignano e quella di Ridracoli, sono ai minimi storici di capacità e in questo momento solo il Canale Emiliano Romagnolo (CER) conserva disponibilità di acqua ed è in grado di essere anticiclico. In questo frangente il CER ed i Consorzi di bonifica collegati stanno fornendo acqua ai tre potabilizzatori di Ravenna-Bassette, Ravenna-Standiana e Forlimpopoli-Selbagnone. In cifre una fornitura che supera i 1300 litri al secondo (110.000 metri cubi di acqua al giorno) capace di soddisfare le esigenze di consumo di oltre 500 mila abitanti equivalenti.