OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE.  A MARZO ITALIA AL TOP NEGLI EVENTI METEO ESTREMI. FRANCESCO VINCENZI – Presidente ANBI L’AREA MEDITERRANEA SI CONFERMA AD ALTO RISCHIO. CI APPELLIAMO ALL’UNIONE EUROPEA PERCHE’ RICONOSCA LA SPECIFICITA’ DELLA GESTIONE IDRICA NEL SUD DEL CONTINENTE

 Roma, 10 aprile 2025 – Fedele alla nomea di “pazzerello”, Marzo è stato, a livello europeo, un mese di contrasti climatici: ai territori, che hanno sperimentato un clima più freddo ed umido del consueto, stabilendo in alcuni casi  record di pioggia caduta (l’Europa Sud-Occidentale, con la penisola iberica flagellata nuovamente da alluvioni,  ma anche la Norvegia e l’Islanda), si contrappone un’ampia fascia di territorio continentale (Europa centrale, Turchia, Grecia, Russia occidentale),  ma anche Regno Unito ed Irlanda, con un clima più caldo e secco della media: a livello europeo è stato il Marzo più caldo della storia (+2,5° sulla media), mentre su scala globale è secondo solo al 2024, sfondando (+1,60°), per la ventesima volta in 21 mesi. la “dead line” (+1,50°)  fissata dall’accordo di Parigi rispetto al livello preindustriale (fonti: Copernicus Climate Change Service; ECMWF – Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine).

Secondo i dati ESWD – European Severe Weather Database, è però in Italia che si è verificato il maggior numero di eventi meteorologici estremi nel mese scorso (tornado, nubifragi e grandinate anomale) fra i 318 registrati in Europa,  Asia minore e Nord Africa: 107 cioè il 34% circa, seguito dal 30,5% in Spagna (97) e dal 9% circa in Grecia (28); a sottolinearlo è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.

“In totale, quindi, questi Paesi mediterranei sono stati vittime del 73% dei fenomeni più violenti, che si sono abbattuti su una vasta porzione di territorio, suddivisa in tre continenti – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – E’ un’ulteriore testimonianza di quanto sia urgentemente attuale il nostro appello all’EuroParlamento, affinché il tema della gestione idrica nei Paesi del Sud Europa goda di specifica attenzione nella nuova visione agricola ed ambientale della UE,  confermandosi, ancora una volta, come siccità e rischio idrogeologico siano facce di una stessa medaglia. Le aree mediterranee si confermano le più esposte alla crisi climatica accentuandone, come in Italia, la fragilità del territorio.”

“E’ facile passare per Cassandre – prosegue Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –  ma in Italia continuiamo a vivere contraddizioni climatiche, in cui porzioni di territorio stanno registrando una stagione ricchissima d’acqua come al Nord ed in Toscana, mentre altre, ancora una volta, guardano con apprensione il sopraggiungere della stagione calda, poiché le precipitazioni invernali  non sono riuscite a rimpinguare adeguatamente le riserve idriche, già stressate dallo scorso anno di siccità.”

Il patrimonio idrico della Sicilia è al 53% della capacità invasabile, nonostante che  a Marzo abbia visto crescere (+24 milioni e mezzo di metri cubi) le riserve nei bacini artificiali (oggi sono mln.mc. 369,55); particolarmente preoccupanti sono le differenze fra le aree dell’Isola: Marzo ha regalato apporti pluviometrici tra i 150 ed i 200 millimetri in diverse zone della Sicilia Nord-Orientale (tra Messinese e Catanese), una cinquantina di millimetri sulle zone interne della provincia di Caltanissetta così come nel Gelese, mentre su alcune zone meridionali (l’Agrigentino, ad esempio) i pluviometri hanno registrato apporti di pochissimo superiori a mm. 20; nelle zone interne del Palermitano, dove le cumulate di pioggia  marzolina sono comprese indicativamente tra 50 e 80 millimetri, gli invasi faticano a riempirsi, registrando ancora deficit preoccupanti (Fanaco al 19% del volume di riempimento autorizzato, Garcia 31,1%, Poma al 39%, Rosamarina al 27,5%. Fonte: Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia).

Altra isola di forti differenziazioni è la Sardegna, dove i bacini del NordEst sono pressoché colmi,  mentre quelli ad Ovest e del medio Flumendosa (Sud-Est) sono ancora largamente sotto media: quelli della Nurra trattengono appena il 17% della capacità, quelli del Sulcis Iglesiente sono al 33,54%, mentre sul medio Flumendosa si è 41,84%.

Nonostante l’importante crescita dei volumi accumulati nella scorsa settimana dagli invasi appulo-lucani, la situazione idrica delle due regioni rimane allarmante: in Basilicata, l’incremento registrato si attesta a quasi mln.mc. 16,7 ma il deficit con il 2024 rimane altissimo (-mln.mc. 66,91); in Puglia ancora più marcato è lo scarto tra i volumi invasati ora e quelli dello scorso anno in Capitanata: –mln.mc. 85,7 e questo nonostante afflussi importanti: +mln.mc. 13,88 in 7 giorni. Le riserve idriche del Tavoliere si attestano ora a mln.mc. 109,64 pari al  33% dei volumi di riempimento autorizzati.

In Campania si registra un netto calo dei livelli idrometrici nei fiumi con Garigliano e Sele (nell’alto bacino), che scendono al di sotto delle altezze tipiche del periodo dopo gli exploit delle scorse settimane caratterizzate da tempo instabile; i volumi idrici contenuti nel bacino di Conza della Campania in Irpinia, ammontavano in Marzo a circa  22 milioni di metri cubi, pari al  53,6% di quelli invasabili ed inferiori di oltre 18 milioni rispetto al 2024.

In Abruzzo continua a riempirsi il bacino della diga di Penne, che questa settimana registra un incremento di 790.000 metri cubi, raggiungendo mln.mc. 8,64 di acqua invasata; tra i fiumi della regione cresce la portata del Sangro, rimane stabile quella del Sinello, mentre in calo è l’Alento.

Nell’Italia centrale, la prima decade di Aprile si chiude all’insegna di flussi decrescenti nei fiumi e di ribassi nei già deficitari livelli lacustri.

Nel Lazio, le altezze dei laghi dei Castelli Romani (Albano e Nemi) perdono 2 centimetri; tra i fiumi, in una settimana, la portata del Tevere si è ridotta del 56% nel centro di Roma, così come evidenti sono i cali per l’Aniene ed il Velino, che in Sabina scende a mc/s 28,52 contro gli oltre mc/s 48 di una settimana fa.

In Umbria, segno meno per i fiumi Chiascio, Paglia e Topino, così come per il livello del lago Trasimeno, nonostante sulla regione il mese di marzo sia stato più umido del consueto con una cumulata pluviometrica media a livello regionale di mm. 101,15 ed un picco di mm. 216,6 a Gualdo Tadino; secondo l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, nel confronto con lo scorso quinquennio, il surplus pluviometrico è superiore al 60%.

Anche nelle Marche le portate di tutti i fiumi risultano in calo.

In Toscana i flussi dei fiumi Serchio, Arno ed Ombrone tornano sotto la media del periodo, mentre si mantiene abbondante la portata della Sieve (+170% rispetto alla media mensile degli scorsi 15 anni).

Le risorse idriche dell’Italia settentrionale continuano ad accrescersi, grazie alle piogge abbondanti, cadute in questo inizio di primavera.

In Veneto, la pioggia è stata sovrabbondante (+97%), mentre le precipitazioni nevose invernali sono state più scarse del consueto sia sulle Dolomiti (-25%) che sulle Prealpi (-35%); le portate fluviali sono però sotto media: l’Adige segna -26,86%, la Livenza -17%, Brenta -34%, Bacchiglione -32,5% (fonte ARPAV).

Il livello del lago di Garda è ai massimi (107,9%); stabile è il Maggiore vicino al massimo riempimento (98,9%), mentre cresce il livello del bacino lacustre di Como (44,7%) e cala quello d’Iseo (65,7%).

In Lombardia, la fine del mese di marzo ha visto una riduzione delle riserve idriche, principalmente condizionate da un deficit nivale del 13,5%.

In Piemonte, il surplus pluviometrico di Marzo è del 79% con punte di oltre il 120% nei bacini di Varaita, Orba, Stura di Demonte, Tanaro (+134%) e Scrivia Curone (+143%). L’indice SWE (Snow Water Equivalent) è superiore del 19% alla media a livello regionale con deficit (-6%) solo nel Piemonte settentrionale (fonte: ARPA Piemonte). Nella regione salgono i livelli dei fiumi Stura di Demonte, Toce e Stura di Lanzo, mentre in ribasso è il Tanaro.

In Valle d’Aosta pioggia e neve sono nella media, ma crescono i flussi negli alvei di Dora Baltea e torrente Lys.

In Emilia-Romagna, fatta eccezione per la Secchia i cui deflussi risultano ancora sovrabbondanti, tutti i fiumi appenninici  vedono una generalizzata riduzione dei flussi, che tornano stabilmente al di sotto delle medie del periodo.

Decresce, scendendo al di sotto della media del periodo, anche la portata del fiume Po, che a Pontelagoscuro registra un flusso pari al  78% del consueto.

In Liguria, infine, altezze idrometriche in calo si registrano nei fiumi Entella, Vara, Magra ed Argentina.