Roma, 9 luglio 2015 – “Nonostante il caldo torrido, non dovrebbero registrarsi difficoltà nell’irrigazione a servizio di quelle produzioni agricole, che rappresentano l’84% del made in Italy agroalimentare”: lo afferma l’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue (ANBI) sulla scorta di dati, che indicano riempimenti medi superiori al 50% della capacità.
“La recente criticità idrica registrata nelle campagne dell’Alto Mantovano – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – testimonia però la necessità di un Piano Nazionale degli Invasi a servizio dell’agricoltura, cui solo marginalmente può rispondere il Piano Irriguo Nazionale, la cui dote finanziaria si è ridotta, nel corso degli anni, a soli 300 milioni di euro. Soprattutto al Nord, tradizionalmente abituato ad un clima temperato, i cambiamenti climatici stanno concentrando molteplici interessi, talvolta confliggenti, sulla risorsa idrica, nonostante la legge indichi l’uso agricolo come priorità dopo l’utilizzo per scopo umano. L’esempio più evidente, ma non l’unico, è il contrasto di interessi con il settore della produzione di energia idroelettrica: nel momento, in cui le campagne sono assetate, si centellinano i rilasci idrici verso valle in base alle richieste industriali ed in vista del forte aumento di richiesta energetica, dovuto all’attivazione dei condizionatori.
La realizzazione di bacini collinari o di pianura ridurrebbe fortemente le ricorrenti tensioni fra interessi, che divengono contrapposti anche se, in realtà, complementari.
“La recente criticità idrica registrata nelle campagne dell’Alto Mantovano – commenta Francesco Vincenzi, Presidente ANBI – testimonia però la necessità di un Piano Nazionale degli Invasi a servizio dell’agricoltura, cui solo marginalmente può rispondere il Piano Irriguo Nazionale, la cui dote finanziaria si è ridotta, nel corso degli anni, a soli 300 milioni di euro. Soprattutto al Nord, tradizionalmente abituato ad un clima temperato, i cambiamenti climatici stanno concentrando molteplici interessi, talvolta confliggenti, sulla risorsa idrica, nonostante la legge indichi l’uso agricolo come priorità dopo l’utilizzo per scopo umano. L’esempio più evidente, ma non l’unico, è il contrasto di interessi con il settore della produzione di energia idroelettrica: nel momento, in cui le campagne sono assetate, si centellinano i rilasci idrici verso valle in base alle richieste industriali ed in vista del forte aumento di richiesta energetica, dovuto all’attivazione dei condizionatori.
La realizzazione di bacini collinari o di pianura ridurrebbe fortemente le ricorrenti tensioni fra interessi, che divengono contrapposti anche se, in realtà, complementari.