OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. AL NORD LA POCA NEVE PREOCCUPA COME NEL 2022 MENTRE LE CAMPAGNE FOGGIANE SONO ORMAI SENZ’ACQUA. FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “E’ SEMPRE PIU’ PESANTE L’IMPATTO DELLA CRISI CLIMATICA SULLA VITA DEL NOSTRO PAESE”
Roma, 6 marzo 2025 – Mentre le campagne foggiane sono rimaste senz’acqua, la domanda da porci al termine di questo inverno meteorologico (1 Dicembre – 28 Febbraio) dovrebbe essere: c’è stato un vero inverno? Ad interrogarsi è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, perché quasi sempre si sono registrate anomalie di temperatura positive su gran parte della Penisola con ondate di caldo fino a 7- 8 gradi superiori alla norma su larga parte del territorio nazionale; in molte città dell’Italia centro-meridionale quasi mai si è scesi sotto lo zero e nei prossimi giorni, sulle regioni del Mezzogiorno, le temperature si aggireranno sui 20 gradi come fosse piena primavera.
Gli scenari sono ancora più preoccupanti, allargando l’orizzonte al resto del Pianeta: la regione artica, comprensiva delle coste nord-orientali della Groenlandia e dei Paesi Scandinavi, è colpita da un’ondata di calore, che ha innalzato le temperature fino ad oltre 12 gradi sopra la media (fonte: Copernicus).
“Lo scorso anno – precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – le anomalie termiche sull’Italia furono ancora più accentuate ed il dato è che il riscaldamento globale sta marcatamente impattando sulla vita di persone, ecosistemi ed economia del nostro Paese. Dal 2000 ad oggi, i ghiacciai mondiali hanno perso circa il 5% del ghiaccio, causando, tra l’altro, un crescente innalzamento dei livelli del mare e conseguente aumento del cuneo salino, che oggi minaccia circa 87 milioni di ettari nel mondo (8 milioni circa nel Mediterraneo, tra cui anche ampie zone costiere italiane).
Nel nostro Paese si aggrava la situazione in Puglia, dove si attende ancora la svolta, che scongiuri una nuova annata idricamente negativa: nonostante un incremento di mezzo milione di metri cubi in 7 giorni, le dighe della Capitanata trattengono ora mln. mc. 77,72 cioè il 23,42% dell’acqua invasabile; nel 2024 la sola diga di Occhito, in analogo periodo, ne raccolse quasi 11 milioni mentre, nella corrente annata idrologica, iniziata a Dicembre, gli invasi del Tavoliere, già in grave sofferenza, hanno complessivamente raccolto solo 43 milioni di metri cubi d’acqua (l’anno scorso, quasi 100 miliardi di litri d’acqua in più non furono sufficienti ad irrigare i campi nell’estate più calda della storia!).
La Sicilia, beneficata da piogge abbondanti nei recenti due mesi, continua invece, seppur lentamente, a migliorare la situazione idrica, superando i 331 milioni di metri cubi nello stock di riserve d’acqua (47,5% ca. dei volumi invasabili) di cui, però, meno di 210 milioni sono realmente utilizzabili (fonte: Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia).
Anche in Sardegna le dighe regionali hanno visto affluire volumi idrici consistenti durante il mese di febbraio: + mln. mc. 88,16 . Restano però in emergenza i sistemi idrici dei territori sud-occidentali (nell’Alto-Cixerri invasi al 13,98% di riempimento, mentre Monte Pranu nel Basso Sulcis è al 38,15%) e nord-occidentali dell’isola, dove i 5 bacini trattengono il 44,81% dell’acqua invasabile. Vanno meglio le cose per Gallura, Alto Taloro, Ogliastra, Posada, dove i bacini sono pieni all’80% e, nel caso di Maccheronis, al 97,87% (fonte: Agenzia regionale del distretto idrografico della Sardegna).
In crescita costante sono le riserve stoccate negli invasi di Basilicata, dove si registra un ulteriore incremento di 2,75 milioni di metri cubi in 7 giorni, seppur il deficit sul 2024 rimanga alto (- mln. mc. 69,26).
In Campania si segnalano portate in aumento per i fiumi Volturno, Sele e Garigliano.
In Abruzzo la diga di Penne trattiene attualmente 4,65 mln di mc d’acqua (lo scorso anno erano appena mln.mc. 1,45); in crescita sono i flussi dei fiumi Sinello, Sangro ed Alento.
Nel Lazio si registrano timidi accenni di ripresa per i laghi vulcanici della provincia romana, che restano comunque abbondantemente sotto i livelli dell’anno scorso (fonte: AUBAC); va segnalata anche la performance del fiume Tevere, che a Roma segna una portata media di 164,45 metri cubi al secondo, aumentando il proprio flusso del 69% in 7 giorni; pur rimanendo sotto la media storica è però superiore del 19% ai valori medi registrati nello scorso quinquennio. In crescita sono anche i flussi di Aniene e Velino.
In Umbria, la diga di Arezzo (Maroggia) ha attualmente invasato 2 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua. E’ in rialzo il livello idrometrico del lago Trasimeno, salito a -m. 1,33 ma ancora al di sotto sia dell’altezza media del periodo (- m. 0,44) che soprattutto del livello minimo vitale (-m. 1,20). Si registrano in crescita le portate dei fiumi Paglia, Topino e Chiascio.
Nonostante una leggera crescita perdura il deficit idrico dei fiumi nelle Marche e per questo l’ingente accumulo d’acqua negli invasi rappresenta un’importante garanzia per affrontare la futura stagione irrigua: attualmente, quattro dei cinque invasi (San Ruffino sul fiume Tenna è ancora vuoto) trattengono complessivamente 51,14 milioni di metri cubi d’acqua, pari ad oltre il 78% del volume invasabile, cioè il valore più alto in anni recenti.
In Toscana sono in evidente flessione le altezze idrometriche dei fiumi Serchio, Sieve, Arno ed Ombrone: fatta eccezione per quest’ultimo (-32% ca.), i valori di portata risultano comunque in linea con quelli medi del periodo.
In Liguria sono in calo anche i livelli dei fiumi Entella, Vara, Magra ed Argentina.
Livelli idrometrici in crescita, invece, per i fiumi appenninici dell’Emilia-Romagna (Savio, Reno e Taro); restano ancora abbondanti, nonostante da un paio di settimana risultino in calo, le portate della Secchia, che ha registrato un flusso medio, superiore del 147% a quello tipico di questo periodo. Nel Piacentino, le dighe di Mignano e Molato sono piene rispettivamente all’81,4% ed all’83,3%.
Risultano decrescenti da un paio di settimane i flussi in alveo del fiume Po: la portata a Pontelagoscuro è ora inferiore alla media del 22% circa.
In Veneto, i flussi idrici nei corsi d’acqua, fatta eccezione per l’Adige, sono in crescita, ma le portate risultano generalmente inferiori alle medie storiche.
Tra i grandi laghi, il Benaco, il cui livello continua a crescere, è pieno al 96,4%. Verbano all’84%, Lario al 51,2%, Sebino al 65,7%.
In Lombardia, il deficit nivale è quasi del 30%: rispetto al 2024 mancano ben 444 milioni di metri cubi in corrispettivo d’acqua. Nel complesso, le riserve idriche della regione sono sotto media di oltre il 13%.
In Piemonte si è registrato a Febbraio un deficit di precipitazioni, mediamente pari a -38%, mentre l’indice SWE (Snow Water Equivalent) segna -19% (fonte: Arpa Piemonte). Le portate dei fiumi sono generalmente decrescenti, in particolar modo per il Tanaro, che in 7 giorni ha ridotto il flusso di oltre il 60%; in evidente calo anche Stura di Demonte e Toce.
“L’Italia Settentrionale continua ad essere ricca d’acqua – commenta Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – ma sarà necessario tenere monitorate alcune realtà locali, che negli ultimi tempi stanno evidenziando segnali di difficoltà e che già nel recente passato sono state avanguardia di una crisi idrica, che poi ha coinvolto pesantemente il resto del Nord Italia. Segnali di preoccupazione si registrano innanzitutto per la scarsa neve in quota, che rappresenta una straordinaria risorsa per il rimpinguamento dei corpi idrici a valle.”
A dover essere tenuto sotto osservazione è, ad esempio, il Piemonte meridionale, in quanto già negli anni scorsi aveva mostrato in più occasioni significative fragilità (le autobotti nelle valli del Cuneese e dell’Alessandrino solo un paio di anni fa…). Lì la neve è stata scarsa anche a Febbraio (-61%) come lo era stata a Gennaio (-45%) ed a Dicembre (-69%); a far ben sperare è la pioggia, che su quei territori, nella stagione autunno-vernina è stata superiore del 15% rispetto alla media, anche se, su alcuni bacini (come il Tanaro, ad esempio), il mese di febbraio è stato piuttosto avaro dal punto di vista pluviometrico, con ammanchi superiori al 60%.
Anche in Valle d’Aosta, infine, il manto nevoso risulta inferiore all’anno scorso (Gressoney Saint Jean, – cm.62 ca.; Saint-Rhemy en Bosses, -cm.125 ca.); lo strato di neve più consistente lo si registra sulle Grandes Murailles (cm.172). In calo è la portata della Dora Baltea, mentre stabile è quella del torrente Lys.