OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. TRENTASEI EVENTI METEO ESTREMI IN TRE GIORNI DISEGNANO I RISCHI DELLA CRISI CLIMATICA PER LE FRAGILI COSTE ITALIANE. FRANCESCO VINCENZI – Presidente ANBI “ASSIEME ALLE POLITICHE DI ADATTAMENTO BISOGNA CREARE LE CONDIZIONI PER FERMARE L’ESODO DALLE AREE INTERNE”
In soli 3 giorni, 36 eventi estremi (nubifragi, tornado e grandine grossa; fonte: ESWD), registrati principalmente lungo le fasce litoranee italiane: è questo il dato registrato tra il 13 e 16 febbraio scorsi e che testimonia di un mar Mediterraneo fino a 2 gradi più caldo rispetto al normale, ormai fonte di pericolo costante per le comunità, che vi si affacciano.
A segnalarlo è l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Roma, 20 febbraio 2025 – L’esempio più evidente sono le immagini del nubifragio, che ha allagato la toscana Portoferraio dove, in meno di 4 ore, sono caduti oltre 120 millimetri di pioggia (mm.65 in un’ora), travolgendo il comune più popoloso dell’isola d’Elba con un fiume di fango e detriti, che hanno messo a rischio la cittadinanza sorpresa dalla repentinità e dalla violenza dell’evento. Il nubifragio sull’isola toscana (la stazione pluviometrica di monte Perrone, in località Campo dell’Elba, ha registrato in 30 giorni un accumulo di pioggia di quasi 400 millimetri) non è stato un fenomeno isolato: in Abruzzo, dove alla crescita dei livelli idrometrici nei fiumi Sinello ed Alento si accompagna un calo di portata nel Sangro, le maggiori cumulate di pioggia sono state registrate sulla costa meridionale, tra Ortona (mm.198 in 9 ore e mezzo) e Vasto (mm.144,3 in poco più di 6 ore); la Campania è stata colpita da tornado, che hanno investito i comuni marittimi sia della provincia di Napoli che di Salerno; grandinate anomale (chicchi fino a 3 centimetri di diametro) hanno colpito sia le province Sud-Orientali della Sicilia che il basso Salento, ma anche il Salernitano ed il Lazio.
“Nell’analizzare la nuova situazione climatica, che va delineandosi sull’Italia, non va dimenticato il trend demografico, che vede incrementare la popolazione lungo le coste, aumentando la pressione antropica e contestualmente la fragilità dei territori – sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI) –
“E’ questa un’ulteriore valutazione che, accanto agli interventi per aumentare la resilienza delle aree litoranee, deve incentivare l’avvio di politiche per mantenere la presenza delle comunità nelle aree interne del Paese, il cui abbandono aumenta i rischi nei territori a valle, accompagnandosi all’estremizzazione degli eventi meteo” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
In Sicilia, grazie alle piogge (l’isola è stata interessata da fenomeni meteorologici di forte intensità soprattutto lungo la fascia costiera orientale: sulla provincia di Messina si sono registrati fenomeni piovosi con cumulate di oltre 250 millimetri nelle 24 ore, pari a circa il 30% della pioggia, che cade in un anno su quel territorio) migliora la condizione idrica, dove nei primi 10 giorni di Febbraio sono affluiti circa 26 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi, portando l’incremento d’acqua ad oltre 116 milioni; rimane comunque notevole il deficit idrico, giacché al 10 Febbraio i bacini risultavano pieni solo al 42% rispetto ai volumi autorizzati (fonte: Autorità di bacino distrettuale della Sicilia).
Pure le riserve idriche in Basilicata sono state interessate da una crescita costante in 7 giorni le dighe lucane si sono riempite quotidianamente con quasi un milione di metri cubi d’acqua; anche qui, però, il deficit sul 2024 resta alto (- mln. mc.45,64), così come preoccupante è lo stato di severità idrica su buona parte del territorio regionale in continuità con quanto accade nella confinante Puglia dove, fatta eccezione per un piccolo lembo della Valle d’Itria e per i monti della Daunia, lo stato della risorsa idrica non risulta sufficiente ad evitare gravi e prolungati danni al sistema agricolo; nella Capitanata aumentano le disponibilità idriche, ma in maniera troppo esigua per colmare l’enorme gap causato dalla siccità (- mln. mc. 85,37) ed i volumi idrici trattenuti dalle dighe, pari al 22,3% dei volumi di riempimento autorizzati, testimoniano che si è ancora lontani dalla risoluzione della crisi idrica negli scorsi 2 mesi:
Analoga contingenza idrica si registra in Calabria.
In Campania si registra un limitato recupero di flusso nelle sorgenti ad uso potabile del fiume Biferno, ma portate ridotte rispetto alla media nel restante sistema acquedottistico regionale.
In Molise la sorgente “Pietre Cadute” ha registrato, a fine Gennaio, una cospicua riduzione delle portate (da 810 litri al secondo a l/s 452), compensata dalla crescita di quelle di Riofreddo e Santa Maria dei Rivoli (da l/s 680 a l/s 1267; fonte: Molise Acque).
In Sardegna, principalmente nella parte Sud-Orientale dell’isola (Cixerri, Sulcis, ecc.), le piogge cadute tra dicembre e gennaio scorsi non sono state sufficienti a pareggiare un bilancio idro-climatico, condizionato da mesi di aridità estrema e temperature molto elevate.
Nel Lazio i laghi vulcanici della provincia di Roma tornano finalmente a crescere: in 15 giorni il livello del lago di Bracciano è aumentato di 10 centimetri, quello di Nemi si è alzato di cm. 5 cm in una settimana, così come il vicino bacino di Albano ha fatto registrare una risalita di cm. 4, raggiungendo quota m. 2,07. Importanti incrementi di portata hanno riguardato il fiume Tevere che, crescendo in una settimana di oltre 40 metri cubi, ha raggiunto la portata di mc/s 148,65 nella Capitale, riducendo fortemente il divario con i valori tipici di questo mese; buone anche le performances di Aniene e Velino, pur rimanendo al di sotto della media.
In Umbria, grazie alle piogge cadute sul bacino e principalmente sulla zona di Città della Pieve, il livello del lago Trasimeno ha ripreso a crescere dopo molto tempo (+ cm.6), continuando comunque a registrare un livello (-m. 1,43) assai lontano dalla media (-m. 0,59); in crescita anche i livelli dei fiumi Chiascio, Topino e Paglia.
Nelle Marche, i circa 40 millimetri di pioggia, caduti mediamente negli scorsi 7 giorni, hanno rivitalizzato i fiumi, che da mesi registravano livelli tra i più bassi del recente quinquennio; ne consegue un incremento dei volumi idrici, accumulati nei bacini e che attualmente, grazie anche al reinvaso dell’acqua nella diga di Mercatale, si attestano a mln. mc. 47,3.
La Toscana, che nei recenti 30 giorni è stata interessata da piogge abbondanti soprattutto sulle zone appenniniche a Nord (Mulazzo, nel Massese, mm.598,2!), vede in crescita la portata dei fiumi Arno e Sieve, mentre decrescente è quella del Serchio.
In Liguria sono in calo sono le altezze idrometriche dei fiumi Entella, Magra, Vara ed Argentina.
In Emilia-Romagna, alcuni corsi d’acqua appenninici hanno registrato un’impennata dei flussi come nel caso del Savio (da mc/s 2,52 a mc/s 15,20) e della Trebbia; da segnalare che, seppur in calo, la portata della Secchia rimane ampiamente superiore alla media (+289%!), mentre fortemente deficitaria è quella del Reno (-71,7%; fonte: ARPAE).
In Veneto vanno invece riducendosi le portate dei fiumi che, ad eccezione di Adige e Piave, sono tornati al di sotto dei valori medi storici di febbraio.
In Lombardia, grazie all’incremento degli accumuli nevosi (comunque deficitari sul consueto: -21,6%), aumentano le riserve idriche, che ammontano ora a circa 3.200 milioni di metri cubi, cioè oltre il 92% della media di questo periodo.
Tra i grandi laghi crescono i livelli di Verbano (89% di riempimento) e Benaco (95,7%); in calo, pur restando ampiamente sopra la media storica, sono i livelli idrometrici di Lario (54,1%) e Sebino (70,7%).
Decrescenti sono i livelli idrometrici dei fiumi in Piemonte: il calo più significativo è ancora una volta quello registrato dal Tanaro, che in una settimana ha visto ridursi i flussi in alveo di oltre il 32%.
In Valle d’Aosta restano sostanzialmente invariate, rispetto alla settimana scorsa, le portate di Dora Baltea e torrente Lys. In Valtournenche, sulle Grandes Murailles (m. 2566 slm), l’altezza della neve è inferiore ai 180 centimetri, mentre a Morgex-Lavancher (m. 2842 slm), si è sotto al metro e mezzo.
Infine, lungo tutta l’asta del fiume Po i flussi sono in calo e quasi ovunque leggermente inferiori ai valori medi di febbraio; è bene comunque ricordare che, solo due anni fa, la portata del Grande Fiume era circa il 30% di quella attuale (mc/s 531,84 contro gli attuali mc/s 1585,26).