ANBI – “Se devo indicare un merito a questo mio lavoro, è che pone le domande giuste”: lo afferma Paolo De Castro, europarlamentare e già ministro dell’agricoltura, che ha presentato a Roma, nella sede ANBI (Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio e Acque Irrigue), il suo libro “CIBO. La sfida globale” (Donzelli Editore).
“Il problema odierno e soprattutto futuro della fame nel mondo – afferma De Castro – non è legato alla quantità di cibo disponibile, ma al miglioramento della qualità della vita nei Paesi emergenti, dove si sta passando da una dieta proteica di origine vegetale a quella di origine animale. Se consideriamo che in Europa si consumano mediamente 100 chili di carne all’anno e negli Stati Uniti anche di più, è evidente lo stress, che sta creando all’equilibrio del pianeta, l’affermarsi economico della Cina, i cui abitanti attualmente consumano attualmente solo 50 chili di carne all’anno; ma domani? In altri termini: il Pianeta non può reggere l’estendersi generalizzato del modello alimentare occidentale. Ciò deve obbligarci ad una riflessione sulla sostenibilità verso risorse quali suolo ed acqua, individuando pratiche agricole che, producendo di più, incrementino addirittura la fertilità dei terreni. Non è certo un caso – prosegue l’europarlamentare – che si siano rovesciati gli equilibri anche nel campo della ricerca oggi guidata da Brasile, Cina e Russia, mentre Europa e Stati Uniti rappresentano ormai solo il 30% dell’investimento mondiale in ricerca. La questione di fondo è che non stiamo capendo la velocità dei cambiamenti, sviati anche da alcuni luoghi comuni da smitizzare: ad esempio, non è vero che l’obesità è diffusa soprattutto nei Paesi ricchi, così come non è vero che lo spreco alimentare sia colpa soprattutto dei Paesi più avanzati: anche le economie povere buttano via cibo pur in una fase diversa della filiera alimentare, non essendo in grado, ad esempio, di conservare gli alimenti. Il tema di fondo – conclude De Castro – è il disequilibrio tra domanda ed offerta in campo alimentare, causa di grandi fluttuazioni nei prezzi. In questo quadro anche l’Italia deve fare la sua parte, ma il crescente consumo di suolo, nonché le insufficienti risorse destinate alla sua manutenzione non sono certo una risposta responsabile.”
“L’analisi di De Castro – conclude Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Consorzi Gestione Tutela Territorio e Acque Irrigue (ANBI) – ci conforta nella nostra ferma richiesta di una legge contro il consumo di suolo ed a tutela dell’agricoltura, del made in Italy agroalimentare, che deve essere scelta politica di un modello di sviluppo che su originalità, identità, distintività di prodotti e dei territori trova la forza per competere con quei valori sui mercati planetari. Qui, continua Vincenzi, il ruolo dell’irrigazione, il cibo è irriguo e se l’acqua è il motore del cibo, Irriframe ne è il volto etico ed innovativo”.
“Il problema odierno e soprattutto futuro della fame nel mondo – afferma De Castro – non è legato alla quantità di cibo disponibile, ma al miglioramento della qualità della vita nei Paesi emergenti, dove si sta passando da una dieta proteica di origine vegetale a quella di origine animale. Se consideriamo che in Europa si consumano mediamente 100 chili di carne all’anno e negli Stati Uniti anche di più, è evidente lo stress, che sta creando all’equilibrio del pianeta, l’affermarsi economico della Cina, i cui abitanti attualmente consumano attualmente solo 50 chili di carne all’anno; ma domani? In altri termini: il Pianeta non può reggere l’estendersi generalizzato del modello alimentare occidentale. Ciò deve obbligarci ad una riflessione sulla sostenibilità verso risorse quali suolo ed acqua, individuando pratiche agricole che, producendo di più, incrementino addirittura la fertilità dei terreni. Non è certo un caso – prosegue l’europarlamentare – che si siano rovesciati gli equilibri anche nel campo della ricerca oggi guidata da Brasile, Cina e Russia, mentre Europa e Stati Uniti rappresentano ormai solo il 30% dell’investimento mondiale in ricerca. La questione di fondo è che non stiamo capendo la velocità dei cambiamenti, sviati anche da alcuni luoghi comuni da smitizzare: ad esempio, non è vero che l’obesità è diffusa soprattutto nei Paesi ricchi, così come non è vero che lo spreco alimentare sia colpa soprattutto dei Paesi più avanzati: anche le economie povere buttano via cibo pur in una fase diversa della filiera alimentare, non essendo in grado, ad esempio, di conservare gli alimenti. Il tema di fondo – conclude De Castro – è il disequilibrio tra domanda ed offerta in campo alimentare, causa di grandi fluttuazioni nei prezzi. In questo quadro anche l’Italia deve fare la sua parte, ma il crescente consumo di suolo, nonché le insufficienti risorse destinate alla sua manutenzione non sono certo una risposta responsabile.”
“L’analisi di De Castro – conclude Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Consorzi Gestione Tutela Territorio e Acque Irrigue (ANBI) – ci conforta nella nostra ferma richiesta di una legge contro il consumo di suolo ed a tutela dell’agricoltura, del made in Italy agroalimentare, che deve essere scelta politica di un modello di sviluppo che su originalità, identità, distintività di prodotti e dei territori trova la forza per competere con quei valori sui mercati planetari. Qui, continua Vincenzi, il ruolo dell’irrigazione, il cibo è irriguo e se l’acqua è il motore del cibo, Irriframe ne è il volto etico ed innovativo”.