Roma, 31 gennaio 2025 – “La progressiva tropicalizzazione del mar Mediterraneo e la crescita delle temperature sul suo bacino non comporteranno una significativa contrazione nei 300 miliardi di metri cubi di pioggia, che annualmente cadono sull’Italia, bensì la riduzione del 12% dei giorni umidi con conseguenti problematiche per le colture idroesigenti, nonchè la contestuale concentrazione degli eventi atmosferici, favorendone l’estremizzazione”: a riportare questi dati è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), intervenuto a Verona in un convegno dedicato all’ottimizzazione irrigua, nell’ambito di Fieragricola Tech.
In questa, nuova situazione diventa ancor più importante la gestione delle risorse idriche non solo a servizio dell’uomo, dell’agricoltura e dell’industria, ma della società nel suo complesso, a causa dei molteplici interessi, che ormai gravano sulla disponibilità d’acqua come quelli energetici, ambientali, turistici e del tempo libero.
“Accanto alla necessità di nuovi invasi multifunzionali, ricordiamo ancora una volta il Piano di ANBI e Coldiretti, necessari per aumentare la percentuale dell’11% d’acqua piovana attualmente trattenuta sui territori – prosegue il Presidente di ANBI – diventa importante l’utilizzo delle acque reflue depurate, sul quale, però, chiediamo chiarezza anche normativa, ribadendo che non possono essere scaricati sui Consorzi irrigui e quindi sull’agricoltura, né i necessari investimenti sugli impianti di depurazione, né alcuna responsabilità sulla qualità anche ambientale delle acque distribuite e per le quali si chiede la certificazione di un ente terzo indipendente. Va inoltre precisato che la massa d’acqua reflua utilizzabile non è di 9 miliardi di metri cubi, bensì indicativamente della metà, poiché l’altro 50% dipenderà dall’azione depurativa di piccoli impianti privi della necessaria rete distributiva. Per questo – conclude Vincenzi – una sperimentazione è già in atto con una grandi multiutility per ricercare il giusto punto di equilibrio, poiché in gioco non c’è solo la fondamentale salubrità del cibo per tutti ma la competitività di uno dei principali asset della bilancia commerciale italiana: la qualità del made in Italy agroalimentare e poi la salute dei cittadini consumatori.”