DOPO LA GIORNATA MONDIALE DEL SUOLO, ANBI EDIFICARE IN ZONE A RISCHIO: TRAGEDIE ANNUNCIATE. PARLARE DI ASSICURAZIONI SENZA UN’ADEGUATA LEGGE CONTRO L’ECCESSIVO CONSUMO DI TERRITORIO È UNA RESA DELLE ISTITUZIONI

Roma, 6 dicembre 2024 – “Se è colpevole che in Italia si stiano continuando a consumare 20 ettari di terreno al giorno, è irresponsabile che in un anno siano stati impermeabilizzati oltre 16 chilometri quadrati in aree a conclamato rischio idraulico, di cui oltre 4 in zone classificate ad elevato pericolo; a ciò si aggiungono  oltre 5 chilometri quadrati di territorio urbanizzato a rischio frana. Sono tragedie annunciate a fronte soprattutto dell’estremizzazione degli eventi meteo e per prevenire le quali le attività di prevenzione del rischio idrogeologico sono evidentemente impotenti. Per questo, ribadiamo la richiesta di approvare urgentemente la legge contro l’eccessivo consumo di territorio, ferma da 11 anni nei meandri parlamentari; nel frattempo invitiamo i cittadini a consultare le mappe del rischio, disponibili presso i Consorzi di bonifica, così come chiediamo ai Comuni di ripristinare i toponimi indicativi delle criticità territoriali: sono piccoli accorgimenti di adattamento alle conseguenze di una crisi climatica, accentuate da alcune sciagurate scelte urbanistiche”: a richiamare l’attenzione su questi dati del rapporto SNPA-Ispra, all’indomani della Giornata Mondiale del Suolo, è Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI.

“In questo quadro è evidente che il trend di urbanizzazione in aree a pericolosità idraulica media aggrava la già complessa situazione idraulica – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI –  Va inoltre ricordato che, come si evince da precedenti report, lungo la Penisola sono centinaia gli edifici pubblici, tra cui anche scuole e strutture sanitarie, ubicati in aree non conformi. Non basta la cultura delle assicurazioni, serve la cultura del territorio, che deve essere il centro per un nuovo modello di sviluppo. In questo non deve trarre in inganno il dato sui ripristini ambientali, perché il consumo di suolo comporta effetti immediati, mentre il recupero ecosistemico necessita di tempi lunghi: il valore del capitale naturale perso dal 2006 è indicato tra i 19 e 25 miliardi di euro e, nel solo 2023, la riduzione della capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua, regolando il ciclo idrologico, è stimato che costi all’Italia oltre 400 milioni di euro. È indispensabile – conclude il DG di ANBI – arginare tali perdite per garantire un futuro migliore al Paese.”