FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “L’AVVIO DELL’ITER DI APPROVAZIONE DEL PNIISSI APRE UNA PAGINA NUOVA VERSO LA PROGAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI NEL SETTORE IDRICO”

Roma,30 maggio 2024- “La presentazione del Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico (P.N.I.I.S.S.I.) da parte del Ministro, Matteo Salvini, apre una pagina nuova, perché afferma un principio di programmazione, individuando le necessità finanziarie sulla base delle proposte presentate dai territori”: ad affermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), a commento dell’importante atto avvenuto nella Cabina di Regia per l’Idrico.

L’Italia del meteo e del clima è  oggi divisa in tre: chi ha tanta acqua, anzi troppa rispetto alla sua capacità di assorbirne ed è costretto a rilasciarla inutilizzata verso il mare; chi guarda il cielo e  teme, perché non vi è sufficiente riserva idrica per affrontare estati sempre più calde; chi, come il Sud, è drammaticamente assetato, non riesce più a far fronte al fabbisogno idrico dei propri territori e guarda paradossalmente con preoccupazione l’arrivo dei vacanzieri estivi: è questo il quadro disegnato dal settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche. 

“E’ di fronte a questa fotografia, che ribadiamo la necessità di investimenti infrastrutturali, capaci di calmierare una condizione idrica, ormai insostenibile per il settore primario come testimoniano gli abbattimenti di capi animali per l’impossibilità di abbeverarli. Non bastano le risorse economiche, è necessario accelerare i tempi attuativi di fronte alla velocità, con cui sui abbattono le conseguenze della crisi climatica sul nostro Paese” evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.  

I recenti 7 giorni hanno visto acuirsi ulteriormente la siccità nel Mezzogiorno: gli invasi sono sempre più vuoti e nel breve periodo non si prevedono significative piogge ristoratrici. In Basilicata, nel pieno della stagione irrigua, gli invasi rilasciano quotidianamente circa 1 milione di metri cubi d’acqua ed il deficit sul 2023 rimane superiore ai 160 milioni. In Puglia, rispetto all’anno scorso, la risorsa idrica trattenuta nei bacini (mln.mc. 180,46) è praticamente dimezzata rispetto all’anno scorso, quando fu indispensabile per affrontare l’estate allora più calda di sempre. Tale record pare destinato ad essere battuto, considerando che finora ogni mese ha segnato temperature globali mai raggiunte prima e Maggio non sembra fare eccezione con una media, al 28 mese del mese,  di 15,83 gradi , cioè  +0,63° rispetto alla norma. L’ennesimo paradosso italiano, dovuto all’accelerazione della crisi climatica si registra nelle regioni insulari, dove il turismo estivo è destinato a pesare fortemente sulle risorse idriche.

Qualche dato aiuta a capire le dimensioni del problema. La Sardegna, nel 2023 ha registrato circa 18 milioni di turisti, il 90,4% concentrati nel periodo Maggio-Settembre e soprattutto nelle zone costiere; ciò significa che in tale periodo arriveranno sull’isola oltre 16 milioni di ospiti, praticamente decuplicando la pressione antropica. In Sardegna l’ indice di “intensità turistica”, cioè il carico del turismo sul territorio (sfruttamento delle risorse naturali, produzione di reflui e rifiuti, inquinamento, ecc.), che viene calcolato in base al numero di arrivi, presenze e permanenza media in rapporto con la popolazione residente e con la superficie interessata, incide in misura maggiore rispetto a tutte le altre regioni del Sud Italia e di un 37% in più rispetto alla media del Paese (fonte SRM – Centro Studi e Ricerche Gruppo Intesa San Paolo). Per quanto riguarda la pressione sull’utilizzo d’acqua, la presenza turistica incrementa di 4 litri la media giornaliera pro capite.

Tale dato idrico scende ad 1 litro e mezzo in più in Sicilia, dove la stagione turistica è “spalmata” su un arco temporale più ampio e, tra Maggio e Settembre 2023, sono arrivati quasi 13 milioni di ospiti, cioè il 78,7% dell’ “incoming” complessivo. Cresce intanto la preoccupazione idrica anche in Campania, dove l’invaso di Conza  segna -14,6% sul volume autorizzato e circa 6 milioni di metri cubi in meno rispetto all’anno scorso. Altalenanti, ma tendenti al ribasso al ribasso sono le portate dei fiumi Garigliano, Volturno e Sele.

Risalendo al Centro Italia, nel Lazio si conferma la lunga stagione negativa del fiume Tevere, che da diverse settimane registra portate assai distanti dalla sua norma (mc/s 81,51 contro una media superiore ai 200 metri cubi al secondo); anche l’Aniene è in sofferenza, registrando una portata dimezzata. Molto grave è la condizione degli esangui laghi sui Castelli Romani: quello di Castelgandolfo è sceso 11 centimetri in un mese, mentre il bacino di Nemi è calato di ulteriori 3 centimetri, raggiungendo -cm. 47 in un anno.

In Umbria, il livello del lago Trasimeno rimane  da circa un anno sotto la soglia vitale (-1,20) con inevitabili conseguenze sull’ecosistema; si registra invece l’aumento di portata del fiume Chiascio, ma la contrazione di quella nei fiumi Topino e Paglia. Anche nelle Marche, le altezze idrometriche dei fiumi risentono di un periodo meteorologicamente non favorevole e calano in maniera costante, settimana dopo settimana: spiccano i livelli del Tronto e dell’Esino, nettamente inferiori ai valori registrati nello scorso quinquennio. I volumi invasati nei bacini artificiali (52,39 mln di mc) continuano però ancora a rappresentare una garanzia per i mesi a venire. Pure in  Toscana calano velocemente i livelli idrometrici dei fiumi Serchio, Sieve, Arno ed Ombrone, tornando ampiamente sotto le medie mensili di riferimento (Arno -34%, Ombrone -55%, Serchio -39%).

Nella confinante Liguria si registra la contrazione dei livelli  nei fiumi Entella, Magra, Vara ed Argentina, pur rimanendo con portate confortanti. Nella altre regioni del  Nord Italia, la primavera 2024 si conferma come una delle più “umide” degli ultimi cento anni. Sulle Alpi è ancora presente una grande quantità di neve (in Lombardia, +71%!!!), gli invasi sono stracolmi e le portate dei fiumi, esaurite le ondate di piena, si mantengono comunque su valori ben al di sopra delle medie del periodo.

Per quanto riguarda i Grandi Laghi: Maggiore (102,3% di riempimento) allagano le aree più basse; il Benaco (100 %) è al colmo ed il Sebino (93,6%) si aggira vicino; sorprendentemente sotto media  invece il Lario al 65,3%.

In Valle d’Aosta crescono la Dora Baltea (fino a +239% sulla media!) ed il torrente Lys. In Piemonte si attestano, sopra la media, i livelli dei fiumi Tanaro (ancora in crescita), Stura di Lanzo, Stura di Demonte e Toce (in calo). In Lombardia la portata del fiume Adda perde, in una settimana, 143 metri cubi al secondo, ma rimane superiore a mc/s 350 mc/s, cioè quasi l’80% in più rispetto alla media dei recenti 6 anni; nella regione l’acqua stoccata segna +44% sulla media. In Veneto, i flussi del fiume Adige sono largamente superiori al consueto: mc/s 658,52 rispetto ad una media di mc/s 280 (+135%); lo stesso discorso vale per Brenta e Bacchiglione, che segnano rispettivamente +90% e +117%!

In Emilia-Romagna permane marcata la differenza tra la grande disponibilità idrica  dei bacini centro-occidentali e quella dei bacini montani e di pianura romagnoli a Sud del fiume Reno: ne sono esempio i dati sulle cumulate pluviometriche delle pianure piacentine e parmensi, che da inizio anno idrologico si attestano su mm. 796 (molto superiori alla media) e quelle adriatiche, dove invece si registra la quinta annata idrologica più siccitosa del recente trentennio. Tra i fiumi, ancora deficitarie sono le portate di Reno (-60%), Secchia (tornato a -83%) e Taro (-40%) oltre che quelle dei bacini di Savio e Lamone. I livelli del fiume Po scendono lungo tutta l’asta, ma continuano a risultare abbondanti per il periodo ed ai rilevamenti in Emilia-Romagna e Lombardia addirittura quasi doppie rispetto alla media (a Pontelagoscuro mc/s 3960 ca. su una media di mc/s1999).