OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. 9 MAGGIO GIORNATA DELL’EUROPA: IL CONTINENTE E’ SEMPRE PIU’ CALDO NEL MONDO SFONDATA LA SOGLIA DEL GRADO E MEZZO. FRANCESCO VINCENZI Presidente ANBI “BISOGNA ACCELERARE SULL’ADATTAMENTO DEI TERRITORI AD UNA CRISI CLIMATICA PIU’ VELOCE DEL PREVISTO”
Roma, 9 maggio – Lo scenario di adattamento climatico numero uno è stato sfondato in una sostanziale inerzia planetaria, contrastata dal giustificato attivismo delle giovani generazioni: negli scorsi 12 mesi la temperatura media globale è stata di 1,61° sopra la media dell’epoca preindustriale e quindi ben al di sopra di quel grado e mezzo, che alla Conferenza di Parigi ci si era prefissati di non superare.
“La crisi climatica corre assai più veloce dell’umana capacità di assumere strategie complessive e condivise da tutti. Vale la pena di ricordare che in discussione non è il futuro del Pianeta, ma quello della nostra presenza sulla Terra. E’ palese che, in attesa dei risultati delle politiche di mitigazione, sono necessarie urgenti strategie di adattamento locale, che non possono prescindere anche da interventi infrastrutturali per aumentare la resilienza dei territori” commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
Di fronte all’incapacità complessiva di assumere solleciti provvedimenti incisivi contro il riscaldamento globale, quello 2024 è stato l’Aprile più caldo mai registrato in Europa (+1,49°) ma anche, a livello globale, l’undicesimo mese consecutivo, segnato dalle temperature più calde della storia con una media di 15,03 gradi, superiore addirittura di 1,58° a quella dell’epoca preindustriale. Rispetto al precedente record, registrato nel 2016, lo scarto è di +0,14°.
Come si desume dalle mappe dell’European Centre for Medium-Range Weather Forecasts (ECMWF) e del sistema Copernicus, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala che, persistendo le attuali condizioni, anche Maggio sarà l’ennesimo mese bollente per la Terra: finora l’anomalia media segna +0,66°.
“Come in questi giorni al salone Macfrut di Rimini, non possiamo che ribadire i capisaldi della nostra proposta di adattamento alla crisi climatica: Piano Laghetti per la realizzazione di nuovi invasi, ammodernamento ed ampliamento della rete per l’irrigazione, efficientamento d’uso della risorsa idrica in agricoltura attraverso il sistema Irriframe per il miglior consiglio irriguo e la certificazione volontaria Goccia Verde di sostenibilità idrica; tutte proposte, che mettiamo a servizio dei soggetti decisori del Paese” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Con frequenza crescente, nel mondo continuano ad essere centinaia i morti ed enormi i danni provocati dall’estremizzazione degli eventi meteo, oggi dal Brasile al Kenya. Non solo: da diverse settimane in India, un’interminabile ondata di calore e temperature oltre i 40 gradi stanno mettendo a dura prova il Paese, così come tutto il Sud-Est asiatico, dove in Thailandia il caldo ha ucciso una trentina di persone, costringendo a chiudere le scuole e compromettendo la produzione di riso; alle stesse latitudini, la situazione è analoga in Africa dove, già nella prima decade d’Aprile, la colonnina di mercurio ha toccato i 48,5 gradi in Mali, cioè il valore più alto, mai registrato per quel mese nel continente, provocando centinaia di morti.
In questa cornice complessiva sempre più grave, nel 2024 l’Italia continua ad essere spaccata tra un Settentrione ricchissimo d’acqua ed un Meridione alle prese con una delle peggiori crisi idriche del quindicennio.
La neve è sovrabbondante lungo tutto l’arco alpino: in Lombardia il quantitativo SWE (Snow Water Equivalent) è quasi il 59% in più della media (fonte: ARPA Lombardia); in Piemonte, il surplus sulla norma è del 62% (fonte: ARPA Piemonte); anche in Valle d’Aosta il manto nevoso è nettamente superiore al consueto ed è addirittura in crescita sulle cime nordoccidentali, dove raggiunge i 345 centimetri a Morgex-Lavancher (fonte: Centro Funzionale Regionale); neve in abbondanza anche sulle Dolomiti bellunesi.
I grandi laghi del Nord sono al colmo: Maggiore e Lario, grazie ad afflussi ben superiori alla media, sono pieni rispettivamente per il 99,4% ed il 59,4%; Benaco e Sebino restano stabili e vicinissimi alla soglia massima.
In Valle d’Aosta la Dora Baltea (a Nus), pur crescendo, ha però portate leggermente inferiori alle medie mensili; aumenta il flusso anche del torrente Lys.
In Piemonte sono in rialzo i livelli di tutti i principali fiumi ed anche del Tanaro (ora a +15% sulla media) dopo il leggero deficit d’Aprile, in controtendenza rispetto alle straordinarie performance registrate il mese scorso dagli altri corsi d’acqua regionali (Toce +100%, Stura di Demonte +77%); i livelli di falda sono in risalita in tutta la regione.
Cresce il fiume Adda in Lombardia, dove la riserva idrica è ai massimi, grazie all’abbondante neve ancora al suolo ed ai bacini colmi (il totale dell’acqua stoccata è 4060 milioni di metri cubi, cioè + 38,4% in più sulla media e + 136,4% sull’anno scorso).
Sul versante orientale delle Alpi va segnalata l’ancora impetuosa crescita di portata nei fiumi del Veneto: meglio di tutti fanno l’Adige (ora a 330 metri cubi al secondo di portata), la Livenza (mc/s 141,13), il Brenta (mc/s 123,38); tutti i corsi d’acqua, compreso il più modesto Muson dei Sassi, hanno livelli idrometrici più alti della media. Sulla regione, nonostante un Aprile leggermente meno piovoso del consueto (-17%), il surplus pluviometrico dal 1° Ottobre 2023 è di ben il 41%.
Ricchissimo d’acqua è l’alveo del fiume Po: in tutte le stazioni di rilevamento i deflussi risultano nettamente superiori alla norma; sul delta, a Pontelagoscuro, la portata è del 77% sopra la media.
In Emilia-Romagna, questo mese ricorre il primo anniversario delle due tragiche alluvioni (3-4 e 16-17 Maggio), che hanno visto lo straripamento quasi simultaneo di 23 corsi d’acqua con 17 vittime, oltre 20.000 sfollati e circa 10 miliardi di euro in danni stimati. Oggi la situazione idrica della regione vede una fascia occidentale con una grande ricchezza d’acqua: nelle zone montane, tra i bacini dei fiumi Parma e Trebbia, la pioggia caduta da inizio anno idrologico è stimabile in mm. 1406,8, ben superiore al massimo storico (fonte: ARPAE); i bacini piacentini di Molato e Mignano sono pieni al massimo consentito; per contro c’è una pianura romagnola, che in oltre 6 mesi ha potuto beneficiare di soli 330 millimetri di pioggia. Tra i fiumi appenninici, godono di gran salute (portate superiori alla media) quelli, i cui bacini ricadono nei territori centro-occidentali: Trebbia, Taro, Enza, Panaro, Secchia (+116%!!) mentre, spostandosi più ad Est, i deflussi dei corsi d’acqua sono nettamente più scarsi (Reno -48% e Santerno addirittura sotto il minimo storico!).
In Liguria, dove le piogge cumulate nella scorsa settimana sono state superiori (anche più di 100 millimetri) nello Spezzino ed in particolar modo nelle zone di confine con Emilia e Lunigiana, i livelli dei fiumi Magra, Entella, Vara sono in crescita; anche a Ponente, dove l’apporto pluviale è stato inferiore, l’Argentina guadagna qualche centimetro, mantenendo un’altezza superiore alla media mensile.
In Toscana sono in aumento e superiori alla media le portate dei fiumi Arno, Serchio, Sieve ed Ombrone.
Nelle Marche i livelli dei fiumi Esino e Potenza sono inferiori a quelli del recente quinquennio; in calo anche Tronto e Sentino. Gli invasi continuano a trattenere volumi pari a quasi 53 milioni di metri cubi.
In Umbria il mese di aprile ha regalato poco più di 50 millimetri di pioggia, vale a dire meno della media dello scorso quinquennio. La diga di Maroggia trattiene 3,10 milioni di metri cubi d’acqua: un volume che, negli ultimi anni, è superiore alla sola annata 2022. Le precipitazioni dei giorni scorsi hanno permesso al livello del lago Trasimeno di crescere 2 centimetri e di aumentare le portate dei fiumi Paglia e Topino, che però risultano deficitari rispetto alle medie storiche mensili. Cala il Chiascio.
Due centimetri è quanto cresce anche il lago di Nemi nel Lazio; in aumento anche le portate del fiume Tevere, i cui flussi nella Capitale risultano, però, pressoché dimezzati rispetto alle medie storiche. Largamente deficitarie, seppur in crescita, sono pure le portate di Aniene (-42% circa) e Velino (-28%), mentre sopra la media sono i flussi della Fiora in Tuscia (+170%).
In Abruzzo, il mese da poco concluso è stato più caldo e secco del consueto: le analisi pluviometriche, effettuate dalla Regione, registrano uno scarto positivo solamente sulla fascia collinare centro-meridionale mentre le zone che risultano maggiormente deficitarie in termini di pioggia, sono quelle della provincia aquilana (-36,72%) ed in particolar modo della Marsica.
Nel Meridione, la speranza è che le attese piogge possano anche solo in parte ripianare una situazione, che al momento appare compromessa.
Nel frattempo, in Basilicata gli invasi perdono 4 milioni di metri cubi d’acqua a settimana ed il gap con il 2023 si amplia fino a toccare i 146 milioni.
Anche in Puglia si riduce ulteriormente (circa 2 milioni di metri cubi) il volume stoccato nei bacini: lo scarto con il 2023 sale a quasi 118 milioni.
In Calabria si conferma il carattere torrentizio dei corsi d’acqua: appare in ottima salute il fiume Coscile, i cui flussi sono circa 10 volte superiori alla media del periodo; situazione molto diversa, invece, per i corsi d’acqua Lao (al 37% rispetto alla norma) ed Ancinale, la cui portata è addirittura quasi azzerata.
Infine, mentre la Sicilia spera nelle piogge per tentare di uscire dalla grave crisi idrica, aggravatasi già dalla primavera, in Sardegna le dighe trattengono 1194 milioni di metri cubi d’acqua, corrispondenti a circa il 63% della capacità totale, ma oltre 193 milioni in meno rispetto all’anno scorso. La situazione più critica è quella dell’Alto Cixerri, dove nei prossimi mesi si potrà fare affidamento solamente sui poco più di 3 milioni di metri cubi trattenuti nell’invaso di Punta Gennarta, essendo esaurito il bacino Medau Zirimilis, l’altro serbatoio del sistema idrico locale.