IN EMILIA ROMAGNA UN IMPORTANTE INTERVENTO DI ADATTAMENTO ALLA CRISI CLIMATICA. TERMINATO IL COLLAUDO ALLA DIGA DEL MOLATO: IL BACINO POTRA’ CONTENERE PIU’ ACQUA
FRANCESCO VINCENZI, Presidente ANBI “LA TRAGEDIA DEL LAGO DI SUVIANA DEVE INTERROGARCI URGENTEMENTE SULLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO MA NON PUO’ RALLENTARE LE NECESSARIE INFRASTRUTTURE IDRAULICHE PER AUMENTARE RESILIENZA E SOSTENIBILITA’ DEI TERRITORI”
Roma, 17 aprile 2024 – “La tragedia alla centrale idroelettrica di Bargi deve interrogarci tutti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma non può essere motivo per nuove sindromi penalizzanti lo sviluppo infrastrutturale dei territori, soprattutto di fronte alle esigenze della sostenibilità per contrastare l’incedere della crisi climatica”: a dirlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), nell’annunciare la conclusione, con esito positivo, della procedura di collaudo tecnico-funzionale della diga piacentina del Molato (Alta Val Tidone), a seguito della visita finale dall’apposita Commissione; iniziano ora i tempi per la formalizzazione del Certificato di Collaudo.
La diga del Molato è un elemento fondamentale per la conservazione e la distribuzione della risorsa idrica per il locale settore agricolo ed agroalimentare, primo beneficiario dell’acqua immagazzinata ogni anno dall’autunno alla primavera per essere utilizzata in estate a fini irrigui; è poi un’opera importante per la produzione di energia idroelettrica, per la valorizzazione turistica dell’intera vallata ed in generale per lo sviluppo delle condizioni socio-economiche dell’ambito territoriale, rappresentando un buon esempio di riscatto per il territorio di valle, sede di un’agricoltura fiorente, il cui sviluppo non sarebbe stato altrimenti possibile.
La diga del Molato, interamente in calcestruzzo armato e caratterizzata da una facciata monumentale, è alta 55 metri rispetto al piano di fondazione, lunga 180 metri sul fronte, il coronamento superiore misura 322 metri, comprendendo le strutture laterali; il bacino è lungo due chilometri e mezzo e per un tratto penetra nel territorio di Zavattarello, provincia di Pavia. La Val Tidone, infatti, si estende tra due gruppi di alture al confine tra Lombardia ed Emilia Romagna ma, da un punto di vista formale e giurisdizionale, appartiene alla provincia di Piacenza. La vallata è caratterizzata dalla presenza di numerosi corsi d’acqua, tra cui spicca, per dimensioni, il torrente Tidone, affluente destro del fiume Po. Già nei primi decenni del XX secolo si era manifestata l’idea di realizzare un sistema di raccolta e regolazione delle acque nella Val Tidone per migliorare l’irrigazione a scopi agricoli. L’iter progettuale della diga del Molato fu lungo e complesso: i lavori cominciarono nel 1920 e terminarono nel 1928, quando l’opera venne collaudata, inaugurata e messa in funzione.
L’odierna procedura di collaudo, iniziata il 18 Marzo scorso, ha previsto il completo riempimento dell’invaso del Molato, passando dall’attuale quota idrica autorizzata a 353,70 metri sul livello del mare (pari ad un volume di circa 7.600.000 metri cubi d’acqua) a m. 354,40 s.l.m. (pari a mln. mc. 8,06 ca.).
Il lavoro della Commissione di Collaudo era però cominciato più di 20 anni fa durante l’esecuzione delle manutenzioni straordinarie, oggetto della verifica; il motivo, per cui la diga ha necessitato del nuovo collaudo, è la certificazione dell’opera a seguito degli importanti lavori di adeguamento a quanto richiesto dall’evoluzione normativa, nonché per consolidare lo sbarramento dal punto di vista strutturale e della sicurezza idraulica. Dall’inaugurazione ad oggi i controlli dell’opera sono stati continui per garantire sicurezza ed efficienza: alcuni sono giornalieri, altri mensili, altri semestrali, cui seguono anche visite da parte dei tecnici del Ministero delle Infrastrutture; costanti sono anche le manutenzioni ordinarie al manufatto.
È il Presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza, Luigi Bisi, ad esprimere l’odierna soddisfazione: “E’ stato attestato il buon comportamento della struttura. Aspettiamo ora il Certificato di Collaudo, che farà entrare la diga in quello, che è chiamato esercizio ordinario: questo sta a significare la possibilità di invasare, ogniqualvolta ci sia acqua a sufficienza, 455.000 metri cubi in più. Riusciremo così a dare un migliore servizio al nostro settore primario.”
A fine visita, il Presidente della Commissione di Collaudo Funzionale, Emilio Baroncini, ha riferito: “Quella di oggi è la visita finale, che prelude alla certificazione. Nel verbale abbiamo inserito l’imprimatur definitivo dell’uso, che si potrà fare della diga ed alcuni suggerimenti, che potranno essere utili ai fini di mantenere lo sbarramento in efficienza.”
“L’ingegneria idraulica italiana è celebrata nel mondo. Proprio di fronte ad un esempio virtuoso è, però, opportuno ricordare che circa il 10% della capacità dei bacini italiani è oggi inutilizzata per la presenza di sedime in conseguenza di decenni di mancate manutenzioni – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Nel nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica abbiamo individuato 90 invasi, la cui capacità potrebbe essere incrementata di quasi 698 milioni di metri cubi con un investimento di circa 290 milioni di euro, capaci di attivare oltre 1.450 posti di lavoro.”
La procedura di collaudo della diga del Molato è stata possibile anche grazie ad un lavoro congiunto, composto da fasi di concertazione tra enti e soggetti con lo scopo di concretizzare l’avvio dei controlli in tempi stretti, sfruttando le condizioni idro-meteo favorevoli. Oltre al Consorzio di bonifica di Piacenza ed alla Commissione di Collaudo sono stati coinvolti la Prefettura di Piacenza, la Direzione Generale per le Dighe e le Infrastrutture Idriche ed Elettriche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (M.I.T.), l’Ufficio Tecnico per le dighe di Milano del M.I.T., il Settore Sicurezza Territoriale e Protezione Civile (Ufficio Territoriale di Piacenza) e l’Agenzia di Protezione Civile per la Regione Emilia Romagna, AIPO (Agenzia Interregionale per il Po), i Sindaci dei Comuni posti lungo l’asta del torrente Tidone.