Grande impulso agli interventi della Bonifica Burana in montagna per far fronte alle criticità dell’Appennino accentuate dall’eccezionalità degli eventi piovosi. Nonostante le avversità registrate negli ultimi due anni, che hanno avuto un notevole impatto sull’attività del Consorzio in pianura – vedi terremoto e Rotta del Secchia – il Burana ha voluto dare un segnale forte in montagna, incrementando gli investimenti annuali grazie anche al supporto delle nuove normative.
I difficili momenti vissuti nel comprensorio di Burana, di contro, hanno permesso di mettere in luce le importanti qualità gestionali ed operative dell’Ente presieduto da Francesco Vincenzi, da poco eletto alla presidenza nazionale del sistema di bonifiche (A.N.B.I.): nella gestione dell’emergenza il Burana, infatti, ha saputo garantire la continuità nel servizio irriguo e di scolo, nonostante i gravi danni strutturali registrati nella maggior parte degli impianti idrovori e in chilometri di canali.
“Le zone collinari e montane, costantemente alle prese con problemi di dissesto idrogeologico, stanno registrando un incremento di situazioni di instabilità – afferma il Direttore Generale dell’Ente, l’Ing. Cinalberto Bertozzi – per varie cause: dalle piogge intense, agli ostacoli al deflusso generati da vegetazione in alveo, o materiali trasportati dalle piene, alla mancanza di una manutenzione capillare del reticolo minore, nonché alla poco diffusa consapevolezza delle buone pratiche di gestione del territorio. In tale contesto, il Consorzio ha dato e continua a fornire il proprio contributo intensificando sia il numero degli interventi sia la tempistica delle pratiche che, ricordiamolo, devono tutte essere autorizzate dalla Regione Emilia-Romagna che ha la competenza sui corsi d’acqua naturali. Sono 20 i cantieri in corso e altri 30 in attesa di essere avviati, anche se l’andamento della piovosità non aiuta certo lo svolgimento dei lavori che spesso devono essere interrotti per impraticabilità.”
Il Presidente Vincenzi aggiunge: “ciò nonostante abbiamo in corso interventi di pulizia di alvei, manutenzione di briglie e difese spondali e interventi sulla viabilità minore per consentire gli accessi alle aziende agricole, nonché opere per la pubblica fruibilità. Ci si sta orientando sempre di più su materiali naturali, pietrame, sasso e legno. Molti di questi interventi non si vedono, non sono sotto gli occhi di tutti, sono in posizioni difficili da raggiungere a “monte” rispetto alla situazione da proteggere. Preme infine ribadire che la gestione del reticolo naturale è in capo alla Regione e che la manutenzione attuata dal Consorzio è condivisa con le Unioni dei Comuni e che sia gli Enti locali, sia i vari Enti gestori, sia il singolo cittadino sono legittimati, ognuno per la sua parte, a contribuire per la prevenzione e manutenzione al fine di dare maggiore stabilità ad un equilibrio ambientale fragile per natura. Soprattutto in un Paese come l’Italia, caratterizzato da problematiche di dissesto idrogeologico complesse, in cui la salvaguardia del territorio sta diventando priorità nazionale: lo dimostra l’istituzione della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico del Governo impegnata sui temi della difesa del suolo. Anche i recenti fatti di Genova dimostrano come la necessità sia quella di lavorare sulla prevenzione piuttosto che rimediare a distruzione avvenuta, pagando caro con la perdita di vite umane innanzitutto, nonché in termini sociali ed economici.”
I difficili momenti vissuti nel comprensorio di Burana, di contro, hanno permesso di mettere in luce le importanti qualità gestionali ed operative dell’Ente presieduto da Francesco Vincenzi, da poco eletto alla presidenza nazionale del sistema di bonifiche (A.N.B.I.): nella gestione dell’emergenza il Burana, infatti, ha saputo garantire la continuità nel servizio irriguo e di scolo, nonostante i gravi danni strutturali registrati nella maggior parte degli impianti idrovori e in chilometri di canali.
“Le zone collinari e montane, costantemente alle prese con problemi di dissesto idrogeologico, stanno registrando un incremento di situazioni di instabilità – afferma il Direttore Generale dell’Ente, l’Ing. Cinalberto Bertozzi – per varie cause: dalle piogge intense, agli ostacoli al deflusso generati da vegetazione in alveo, o materiali trasportati dalle piene, alla mancanza di una manutenzione capillare del reticolo minore, nonché alla poco diffusa consapevolezza delle buone pratiche di gestione del territorio. In tale contesto, il Consorzio ha dato e continua a fornire il proprio contributo intensificando sia il numero degli interventi sia la tempistica delle pratiche che, ricordiamolo, devono tutte essere autorizzate dalla Regione Emilia-Romagna che ha la competenza sui corsi d’acqua naturali. Sono 20 i cantieri in corso e altri 30 in attesa di essere avviati, anche se l’andamento della piovosità non aiuta certo lo svolgimento dei lavori che spesso devono essere interrotti per impraticabilità.”
Il Presidente Vincenzi aggiunge: “ciò nonostante abbiamo in corso interventi di pulizia di alvei, manutenzione di briglie e difese spondali e interventi sulla viabilità minore per consentire gli accessi alle aziende agricole, nonché opere per la pubblica fruibilità. Ci si sta orientando sempre di più su materiali naturali, pietrame, sasso e legno. Molti di questi interventi non si vedono, non sono sotto gli occhi di tutti, sono in posizioni difficili da raggiungere a “monte” rispetto alla situazione da proteggere. Preme infine ribadire che la gestione del reticolo naturale è in capo alla Regione e che la manutenzione attuata dal Consorzio è condivisa con le Unioni dei Comuni e che sia gli Enti locali, sia i vari Enti gestori, sia il singolo cittadino sono legittimati, ognuno per la sua parte, a contribuire per la prevenzione e manutenzione al fine di dare maggiore stabilità ad un equilibrio ambientale fragile per natura. Soprattutto in un Paese come l’Italia, caratterizzato da problematiche di dissesto idrogeologico complesse, in cui la salvaguardia del territorio sta diventando priorità nazionale: lo dimostra l’istituzione della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico del Governo impegnata sui temi della difesa del suolo. Anche i recenti fatti di Genova dimostrano come la necessità sia quella di lavorare sulla prevenzione piuttosto che rimediare a distruzione avvenuta, pagando caro con la perdita di vite umane innanzitutto, nonché in termini sociali ed economici.”