Roma – “I cambiamenti climatici in atto evidenziano il ruolo strategico dell’acqua per la produzione di cibo; l’irrigazione è pertanto fondamentale nel limitarne le conseguenze sull’economia agroalimentare.”
Ad affermarlo è Anna Maria Martuccelli, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.).
“Al terreno – prosegue – va garantita acqua al momento, in cui le piante ne hanno bisogno; a ciò provvede solo l’irrigazione, essendo venuta meno la sincronia tra regime delle piogge ed esigenze vegetative delle piante.
In questo quadro l’ Unione Europea chiede insistentemente interventi finalizzati alla mitigazione del cambiamento climatico pur nel coevo rispetto della tutela quantitativa e qualitativa delle acque. Però, mentre in Italia, si registra una positiva evoluzione legislativa per quanto riguarda le regole di contemperamento fra utilizzazione e tutela, in sede comunitaria emergono interpretazioni della Direttiva Europea 2000/60, esempio di quella mancanza di flessibilità, di cui l’Italia si lamenta in sede comunitaria con riferimento al patto di stabilità: si vorrebbe infatti attribuire, alle norme contenute nella Direttiva Europea, una portata fortemente limitativa degli usi in funzione di una priorità alla tutela, così come una portata espansiva nella determinazione dei costi per gli usi delle acque, con particolare riferimento a quelle irrigue. Ciò determinerebbe conseguenze molto pesanti per l’agricoltura italiana” conclude Martuccelli.
Ad affermarlo è Anna Maria Martuccelli, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.).
“Al terreno – prosegue – va garantita acqua al momento, in cui le piante ne hanno bisogno; a ciò provvede solo l’irrigazione, essendo venuta meno la sincronia tra regime delle piogge ed esigenze vegetative delle piante.
In questo quadro l’ Unione Europea chiede insistentemente interventi finalizzati alla mitigazione del cambiamento climatico pur nel coevo rispetto della tutela quantitativa e qualitativa delle acque. Però, mentre in Italia, si registra una positiva evoluzione legislativa per quanto riguarda le regole di contemperamento fra utilizzazione e tutela, in sede comunitaria emergono interpretazioni della Direttiva Europea 2000/60, esempio di quella mancanza di flessibilità, di cui l’Italia si lamenta in sede comunitaria con riferimento al patto di stabilità: si vorrebbe infatti attribuire, alle norme contenute nella Direttiva Europea, una portata fortemente limitativa degli usi in funzione di una priorità alla tutela, così come una portata espansiva nella determinazione dei costi per gli usi delle acque, con particolare riferimento a quelle irrigue. Ciò determinerebbe conseguenze molto pesanti per l’agricoltura italiana” conclude Martuccelli.