ANBI: “La Commissione Europea ha pubblicato il 14 novembre 2012 un Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee con l’obbiettivo strategico di garantire che la disponibilità di acqua di buona qualità sia sufficiente a soddisfare le esigenze dei cittadini, dell’economia e dell’ambiente. Infatti, nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi anni, le acque dell’Unione Europea non godono di buona salute e la disponibilità di quantità sufficienti di risorse idriche è altrettanto preoccupante, perché la scarsità d’acqua si sta diffondendo in tutta Europa e troppi Stati membri sono colpiti sempre più spesso da alluvioni e altri fenomeni estremi.”
A ricordarlo è Francesco Puma, Segretario Generale Autorità di Bacino Fiume Po, intervenendo alla Conferenza Nazionale Acque Irrigue per la crescita e il lavoro, in corso di svolgimento a Roma.
“La Commissione – prosegue Puma – chiede quindi di intensificare gli sforzi per poter affrontare sfide già note e future, tra cui l’inquinamento delle acque, il prelievo idrico per la produzione agricola ed energetica, l’uso del suolo e l’impatto dei cambiamenti climatici.
È necessario mirare ad un equilibrio sostenibile tra la domanda e l’offerta d’acqua, senza dimenticare le esigenze dei cittadini e degli ecosistemi naturali, da cui dipendono. Al fine di raggiungere l’obbiettivo di un buono stato delle acque entro il 2015, come già stabilito nella Direttiva Quadro Acque, il Piano propone un approccio strategico basato su tre pilastri:
– migliorare l’attuazione della politica idrica dell’Unione Europea, sfruttando tutte le opportunità date dalla legislazione in vigore: ad esempio, aumentando la diffusione delle misure di ritenzione naturale delle acque, come il ripristino di zone umide e pianure alluvionali o un’applicazione più efficace del cosiddetto principio del "chi inquina paga", ricorrendo alla misurazione del consumo d’acqua, ad una tariffazione delle acque e ad una migliore analisi economica;
– integrare maggiormente gli obbiettivi di politica idrica in altri settori strategici correlati, come l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti e i fondi di coesione e strutturali;
– colmare le attuali lacune, in particolare in merito agli strumenti necessari per incrementare l’efficienza idrica. A tale proposito il Piano prevede che gli Stati membri stabiliscano degli obbiettivi in materia di contabilità delle acque e di efficienza idrica e che siano elaborati standard per il riutilizzo delle acque reflue.
Il Piano non indica un’unica soluzione universale, ma propone una serie di strumenti, con cui gli Stati membri possono migliorare la gestione idrica a livello nazionale, regionale, di bacino idrografico. In particolare, il miglioramento della gestione potrà permettere di sfruttare il potenziale di sviluppo dell’industria delle acque dell’Unione Europea e di garantire la prosperità dei settori economici, che dipendono dalla disponibilità di acqua con un determinato livello di qualità, sostenendo pertanto la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. L’attuazione delle proposte, presentate nel Piano, si baserà sulla strategia comune di attuazione prevista dalla Direttiva Quadro sulle Acque e sarà fondata, secondo le intenzione della Commissione, su un processo aperto e partecipativo, che coinvolgerà gli Stati membri, le organizzazioni non governative e le imprese. L’orizzonte temporale del Piano è strettamente correlato alla strategia Europa 2020 e, in particolare, alla tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, di cui il Piano costituisce la tappa riguardante l’acqua. Le analisi, su cui si fonda il Piano, abbracciano tuttavia un periodo più lungo, che si estende fino al 2050 e probabilmente costituiranno il riferimento per la politica idrica della UE nel lungo termine.
Al 2020 si prevedono, tra gli altri obiettivi:
– la piena attuazione di tutti i piani di gestione dei bacini idrografici;
– il raggiungimento nel 2015 in tutti i bacini idrografici del buono stato delle acque (qualità, quantità ed utilizzo);
– la riduzione al minimo della siccità e delle inondazioni attraverso l’adozione di colture adattate, una maggiore ritenzione idrica dei terreni e sistemi efficienti di irrigazione.
In collegamento con questi obbiettivi, le linee guida europee, riguardanti il cosiddetto “deflusso ecologico” o “deflusso ambientale”, in corso di definizione, hanno lo scopo di promuovere l’assunzione di questo concetto come strumento indirizzato al raggiungimento degli obbiettivi ambientali attraverso il miglioramento dei parametri ecologici, morfologici e idrologici, collegati alla gestione quantitativa delle risorse idriche, concentrandosi sulle pressioni, che interessano il regime idrologico. Le linee guida oltre ad approfondire il concetto di deflusso ecologico propongono una definizione operativa, che mette in relazione diretta l’incidenza del prelievo sulla portata media annua e lo stato ecologico. D’interesse immediato è poi il Regolamento UE 1305 /2013 e in particolare l’Articolo 46 riguardante gli investimenti nell’irrigazione, che devono essere finalizzati a raggiungere obbiettivi di risparmio idrico potenziale, compresi tra il 5% e il 25% rispetto alle valutazioni ex-ante. In sintesi l’Europa ci chiede di sviluppare una solida base di dati e una metodologia coerente per il calcolo dei bilanci idrici, dei deflussi ecologici e dell’efficienza dei sistemi irrigui. Si tratta di decidere – conclude il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po – se vogliamo partecipare alla discussione europea da protagonisti o da semplici spettatori.”
A ricordarlo è Francesco Puma, Segretario Generale Autorità di Bacino Fiume Po, intervenendo alla Conferenza Nazionale Acque Irrigue per la crescita e il lavoro, in corso di svolgimento a Roma.
“La Commissione – prosegue Puma – chiede quindi di intensificare gli sforzi per poter affrontare sfide già note e future, tra cui l’inquinamento delle acque, il prelievo idrico per la produzione agricola ed energetica, l’uso del suolo e l’impatto dei cambiamenti climatici.
È necessario mirare ad un equilibrio sostenibile tra la domanda e l’offerta d’acqua, senza dimenticare le esigenze dei cittadini e degli ecosistemi naturali, da cui dipendono. Al fine di raggiungere l’obbiettivo di un buono stato delle acque entro il 2015, come già stabilito nella Direttiva Quadro Acque, il Piano propone un approccio strategico basato su tre pilastri:
– migliorare l’attuazione della politica idrica dell’Unione Europea, sfruttando tutte le opportunità date dalla legislazione in vigore: ad esempio, aumentando la diffusione delle misure di ritenzione naturale delle acque, come il ripristino di zone umide e pianure alluvionali o un’applicazione più efficace del cosiddetto principio del "chi inquina paga", ricorrendo alla misurazione del consumo d’acqua, ad una tariffazione delle acque e ad una migliore analisi economica;
– integrare maggiormente gli obbiettivi di politica idrica in altri settori strategici correlati, come l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti e i fondi di coesione e strutturali;
– colmare le attuali lacune, in particolare in merito agli strumenti necessari per incrementare l’efficienza idrica. A tale proposito il Piano prevede che gli Stati membri stabiliscano degli obbiettivi in materia di contabilità delle acque e di efficienza idrica e che siano elaborati standard per il riutilizzo delle acque reflue.
Il Piano non indica un’unica soluzione universale, ma propone una serie di strumenti, con cui gli Stati membri possono migliorare la gestione idrica a livello nazionale, regionale, di bacino idrografico. In particolare, il miglioramento della gestione potrà permettere di sfruttare il potenziale di sviluppo dell’industria delle acque dell’Unione Europea e di garantire la prosperità dei settori economici, che dipendono dalla disponibilità di acqua con un determinato livello di qualità, sostenendo pertanto la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro. L’attuazione delle proposte, presentate nel Piano, si baserà sulla strategia comune di attuazione prevista dalla Direttiva Quadro sulle Acque e sarà fondata, secondo le intenzione della Commissione, su un processo aperto e partecipativo, che coinvolgerà gli Stati membri, le organizzazioni non governative e le imprese. L’orizzonte temporale del Piano è strettamente correlato alla strategia Europa 2020 e, in particolare, alla tabella di marcia verso un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse, di cui il Piano costituisce la tappa riguardante l’acqua. Le analisi, su cui si fonda il Piano, abbracciano tuttavia un periodo più lungo, che si estende fino al 2050 e probabilmente costituiranno il riferimento per la politica idrica della UE nel lungo termine.
Al 2020 si prevedono, tra gli altri obiettivi:
– la piena attuazione di tutti i piani di gestione dei bacini idrografici;
– il raggiungimento nel 2015 in tutti i bacini idrografici del buono stato delle acque (qualità, quantità ed utilizzo);
– la riduzione al minimo della siccità e delle inondazioni attraverso l’adozione di colture adattate, una maggiore ritenzione idrica dei terreni e sistemi efficienti di irrigazione.
In collegamento con questi obbiettivi, le linee guida europee, riguardanti il cosiddetto “deflusso ecologico” o “deflusso ambientale”, in corso di definizione, hanno lo scopo di promuovere l’assunzione di questo concetto come strumento indirizzato al raggiungimento degli obbiettivi ambientali attraverso il miglioramento dei parametri ecologici, morfologici e idrologici, collegati alla gestione quantitativa delle risorse idriche, concentrandosi sulle pressioni, che interessano il regime idrologico. Le linee guida oltre ad approfondire il concetto di deflusso ecologico propongono una definizione operativa, che mette in relazione diretta l’incidenza del prelievo sulla portata media annua e lo stato ecologico. D’interesse immediato è poi il Regolamento UE 1305 /2013 e in particolare l’Articolo 46 riguardante gli investimenti nell’irrigazione, che devono essere finalizzati a raggiungere obbiettivi di risparmio idrico potenziale, compresi tra il 5% e il 25% rispetto alle valutazioni ex-ante. In sintesi l’Europa ci chiede di sviluppare una solida base di dati e una metodologia coerente per il calcolo dei bilanci idrici, dei deflussi ecologici e dell’efficienza dei sistemi irrigui. Si tratta di decidere – conclude il Segretario Generale dell’Autorità di Bacino del Fiume Po – se vogliamo partecipare alla discussione europea da protagonisti o da semplici spettatori.”