ANALISI DELL’ OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE. I LAGHI ROMANI SONO MALATI ED IL VIRUS SI CHIAMA UOMO. ANBI: UNA CORRETTA GESTIONE IDRAULICA DEL TERRITORIO È LA PRIMA OPERA PUBBLICA DI CUI IL PAESE ABBISOGNA
Roma, 20 giugno 2023 – Se in Italia il 2022 ha registrato il minimo storico di disponibilità idrica nazionale, toccando -51% rispetto a quella degli anni dal 1951 al 2021 (fonte: ISPRA), le cause della perdurante crisi dei laghi romani ha radici precedenti e collegate alla presenza antropica, vale a dire l’insostenibile gestione idrica da parte dell’uomo: lo conferma l’analisi dei dati, effettuata dall’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che evidenzia come alterare un equilibrio naturale, basato sulla presenza dell’acqua, significhi avviare un processo dalle conseguenze imprevedibili come, ad esempio, nel caso della subsidenza.
Se i bacini di Albano e Nemi sono penalizzati dagli eccessivi prelievi in falda a servizio del boom delle “seconde case”, la crisi senza fine del lago di Bracciano ha una data precisa: 2017, quando venne “sacrificato” in mondovisione per dare acqua alla Capitale, assediata dalla siccità.
Da allora, le cose sono cambiate, ma l’analisi dei dati dimostra come l’invaso nato in un cratere vulcanico non riesca più a tornare sui livelli precedenti, condizionato dall’assenza di significativi affluenti e dalla crisi climatica, che limita gli apporti delle piogge.
L’evidenza arriva dall’analisi dell’andamento del mese di maggio, quando il livello delle acque, dal fatidico 2017 ad oggi, si attesta attorno a -114 centimetri sullo zero idrometrico; illuminante è il confronto con le analoghe medie dei periodi precedenti: anni ’20 del secolo scorso: – cm. 7; anni ‘30: + cm.1 (!!); anni ’40: – cm.12; anni ’50: – cm. 45; anni ’60: + cm.8 (!!!); anni ’70: – cm.14; anni ’80: – cm.15; anni ’90: – cm. 40; anni 2000-2016: – cm.42 .
La media del livello del lago di Bracciano dal 1021 al 2016 è pari a – cm. 20 sullo zero idrometrico, cioè quasi un metro più alta dell’attuale!
“Questi dati – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – confermano soprattutto due cose: l’urgente necessità di una legge, che freni un sconsiderato consumo di suolo, aumentando la pressione su ecosistemi già fiaccati dalla crisi climatica; la grande difficoltà della natura a recuperare autonomamente l’equilibrio idrico come dimostrato anche dalla persistente insufficienza dei livelli di falda in alcune zone del Nord Italia.”
“E’ la fotografia di un’Italia recentemente graziata da piogge che là, dove non sono state drammaticamente dannose, sono state benefiche, ma anche caratterizzata da una costante precarietà idrica, cui solo un territorio maggiormente attrezzato può dare risposte: i piani per invasi multifunzionali e bacini di espansione, da noi presentati nel corso degli anni, rispondono anche all’esigenza di rimpinguare costantemente le falde, grazie alla percolazione dell’acqua, di cui le risaie sono lampante esempio – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – La prossima Assemblea nazionale dei Consorzi di bonifica ed irrigazione, convocata all’inizio di Luglio a Roma, sarà l’occasione per rilanciare quelli, che sono tasselli della prima opera pubblica, di cui il Paese abbisogna: la gestione idraulica del territorio.”