ANBI – “Un grande progetto per la sistemazione idrogeologica del Paese darebbe vita ad decine di migliaia di posti di lavoro; solo il Piano A.N.B.I. per la Riduzione del Rischio Idrogeologico ne garantirebbe almeno 50.000 grazie a 3.383 interventi perlopiù immediatamente cantierabili per un investimento complessivo di 7.795 milioni di euro.”
A ricordarlo è Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, dando uno sguardo alle opportunità della “green economy”.
Se non vi è stabilità del suolo, latitano anche gli investimenti produttivi; attualmente, il sistema di difesa idraulica, costituito dal reticolo di canali ed impianti idrovori, richiede azioni di manutenzione straordinaria per mantenere un funzionamento idoneo di fronte alle mutate condizioni climatiche (piogge più violente, concentrate nel tempo e nello spazio) ed all’aggravata fragilità del territorio, conseguenza di un’incontrollata cementificazione e della progressiva riduzione dei terreni coltivati.
Dal 2002 ad oggi si sono registrati circa 2000 eventi alluvionali, che hanno determinato 293 morti oltre ad ingenti danni. In Italia, 6 milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio; vi sono 1.260.000 edifici a rischio frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali.
“Snellire i procedimenti per l’avvio degli interventi e destinare risorse ad una grande Piano di manutenzione del territorio non solo sarebbe importante volano dell’economia, ma sarebbe un importante segnale di passaggio dalla logica della protezione a quella della prevenzione civile” conclude Gargano.
A ricordarlo è Massimo Gargano, Presidente dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (A.N.B.I.) in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, dando uno sguardo alle opportunità della “green economy”.
Se non vi è stabilità del suolo, latitano anche gli investimenti produttivi; attualmente, il sistema di difesa idraulica, costituito dal reticolo di canali ed impianti idrovori, richiede azioni di manutenzione straordinaria per mantenere un funzionamento idoneo di fronte alle mutate condizioni climatiche (piogge più violente, concentrate nel tempo e nello spazio) ed all’aggravata fragilità del territorio, conseguenza di un’incontrollata cementificazione e della progressiva riduzione dei terreni coltivati.
Dal 2002 ad oggi si sono registrati circa 2000 eventi alluvionali, che hanno determinato 293 morti oltre ad ingenti danni. In Italia, 6 milioni di persone abitano in un territorio ad elevato rischio idrogeologico; 22 milioni di persone in zone a medio rischio; vi sono 1.260.000 edifici a rischio frane e di questi 6.121 sono edifici scolastici e 531 ospedali.
“Snellire i procedimenti per l’avvio degli interventi e destinare risorse ad una grande Piano di manutenzione del territorio non solo sarebbe importante volano dell’economia, ma sarebbe un importante segnale di passaggio dalla logica della protezione a quella della prevenzione civile” conclude Gargano.