Replica del presidente del Consorzio di bonifica Bentivoglio-Enza, Emilio Bertolini, alle dichiarazioni dell’esponente dei Verdi, Giuseppe Neroni, sulla questione della diga di Vetto.
“Non volevo più tornare sull’interrogativo ‘diga sì, diga no’ che sembra strumentalmente assillare i più in questa torrida estate, posto che considero prioritario al momento operare perché si arrivi celermente ad una definizione tecnicamente corretta del bilancio idrico provinciale, unico strumento in grado di informarci dell’effettivo bisogno idrico ed irriguo e di indicare le necessarie scelte infrastrutturali. Ma Neroni, pretendendo di annunciare le sue verità, scorrettamente travisa il mio pensiero ed opera una lettura falsata dei dati ufficiali del progetto della diga di Vetto.
LE PRESUNTE ‘PERDITE’ – In merito alle perdite del 40% di acqua sulla rete irrigua io ho affermato che essa non può essere considerata vera perdita per il fatto che la quantità d’acqua che non arriva ai campi va ad alimentare in parte la falda superficiale con un beneficio ambientale riconosciuto pure dal documento regionale sul bilancio idrico, in parte viene utilizzata a fini igienico-sanitari da molti corsi d’acqua naturali che, senza l’immissione di acqua costante, rimarrebbero quello che sono: fogne a cielo aperto. Se dovessi ascoltare Neroni e dunque abbattere drasticamente ciò che lui considera perdita, compierei due atti discutibili proprio dal suo punto di vista: dovrei impermeabilizzare oltre 1.800 km di canali con un onere finanziario assai rilevante sottraendo una rilevante parte del nostro territorio all’attuale beneficio ambientale ed igienico-sanitario,
DIGA DI VETTO – Sullo stato della diga è opportuno ribadire che alla sua costruzione è venuto meno solo il parere della Regione Emilia-Romagna la quale attraverso la definizione del bilancio idrico – non ancora prodotto – doveva dichiarare la necessità o meno dell’invaso. Tutti gli altri atti tecnico-amministrativi prodotti da ben tre analisi distinte di studio sull’impatto ambientale, hanno confermato la fattibilità tecnica dell’invaso. Nel merito dei costi Neroni, con atteggiamento irresponsabile, fa di ogni erba un fascio. I 100 milioni di € indicati dall’ultimo studio di metà anni novanta, fanno riferimento ad un modello costruttivo della diga in terra battuta con materiale reperibile in loco, che non rende paragonabile tale costruzione con quelle prese a riferimento da Neroni. In più Neroni dimostra di non conoscere minimamente il progetto, altrimenti non avrebbe affermato che per la distribuzione dell’acqua dell’invaso occorrebbe costruire nuove reti di distribuzione e quindi nuovi oneri. Strano che non sappia che in località Cerezzola sia le bonifiche che Agac hanno già ora impianti di captazione e distribuzione sufficienti al bisogno.
RISCHIO SISMICO – Anche sul rischio sismico le tra analisi d’impatto ambientale hanno escluso possibili rischi di cedimento e di svaso.
DESTINAZIONE – In merito alla destinazione dell’acqua dell’invaso ormai Neroni è l’unico che non ne riconosce l’uso plurimo. L’acqua dell’invaso andrebbe a ristorare l’agricoltura dell’alta pianura reggiano-parmense oggi già ampiamente deficitaria in cui è ancora massicciamente presente il prato-stabile, che per sopravvivere preleva una forte quantità d’acqua dalle falde in diretta concorrenza con l’uso idropotabile, e che dal 2008 – anno di applicazione del DMV (deflusso minimo vitale) non potrà più neppure beneficiare dell’attuale volume che l’Enza dà.
Altro che incentivare le produzioni; qui è in ballo l’esistenza di una realtà produttiva di forte qualità e redditività!
Per quanto attiene l’uso plurimo, posso confermare il rinato interesse di Enel per la produzione energetica; per quanto attiene l’Agac, è noto che a Cerezzola ha costruito una galleria filtrante per prelievo acquedottistico dall’Enza per una capacità di portata di 1m3/s, quando attualmente ha una concessione di prelievo di 90l/s. Personalmente ritengo che l’investimento compiuto per una portata così rilevante abbia una diretta connessione con la presenza di un invaso a monte.
IN CONCLUSIONE ritengo ora fondamentale far lavorare con celerità il tavolo tecnico provinciale preposto alla definizione del bilancio idrico; è da lì che la nostra provincia saprà delineare il futuro del governo delle acque. Non certo da dichiarazioni che hanno come collante una colpevole superficialità”.