È dallo scorso 2 maggio che il territorio della Romagna Occidentale sta subendo le disastrose conseguenze di un evento senza precedenti: le contemporanee rotte fluviali del Sillaro, del Senio, del Lamone e del Marzeno il 2 e 3 maggio, a cui hanno fatto seguito le contemporanee rotte degli stessi fiumi e anche del Santerno il 16 e 17 maggio. Il mese ormai si è concluso e l’emergenza, sebbene attenuata, è tutt’altro che terminata. Si stima, infatti, che dai fiumi pensili regionali siano fuoriusciti nel sottostante bacino di bonifica circa 400 milioni di metri cubi.
Lugo, 31 maggio 2023 – “Vale sempre la pena ribadire che i canali di bonifica sono preposti allo smaltimento delle acque di pioggia del proprio bacino scolante e non le acque di esondazione dei fiumi – afferma il Presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, Antonio Vincenzi – Lo stesso discorso vale per le casse d’espansione e gli impianti idrovori”. L’inevitabile enorme eccesso di portata che ha sovraccaricato i canali non poteva che portare a vastissimi allagamenti di centri urbani e aree rurali, che si sono aggravati nei comuni siti nelle aree a giacitura più depressa come Conselice, il centro urbano che con Sant’Agata è stato più duramente colpito dall’alluvione nella Bassa Romagna. L’unico percorso di allontanamento delle acque da Conselice è quello attraverso i canali consorziali Zaniolo e Diversivo in Valle, l’impianto idrovoro Sabbadina e il collettore generale del reticolo artificiale Canale di bonifica in destra di Reno. “Deve essere chiaro che ad allagare Conselice non è stata la rotta, subita e non provocata, del Destra Reno, ma sono state quelle del Sillaro e del Santerno”, precisa Vincenzi. Per far defluire l’immenso lago si è agito su più fronti. In primo luogo, gli sforzi si sono concentrati nel cercare di alleggerire il carico idraulico del Destra Reno, viceversa ogni altra operazione si sarebbe rivelata inutile. A tal fine sono stati installati gruppi di pompaggio d’emergenza presso la botte Santerno (ben 31 grazie a consorzi di bonifica, protezione civile e privati), che all’intersezione tra i due corsi d’acqua hanno sottratto portata al Destra Reno per immetterla nel sopraelevato Santerno. In massima parte, le pompe sono state fornite grazie al coordinamento del gruppo di lavoro istituito in tempi record dall’Anbi, associazione che riunisce tutti i consorzi di bonifica del territorio nazionale, che le ha fatte pervenire, assieme a staff di tecnici e operatori, in tempi altrettanto record dalle varie regioni d’Italia e anche da alcuni Paesi europei.A questo sono poi seguiti altri lavori perché, come spiega Vincenzi: “Ogni intervento eseguito in emergenza ha il suo tempo adatto, se fatto troppo presto può aggravare la situazione, anziché migliorarla. Comprensibilmente chi vede la propria casa allagata manifesta impazienza se non si procede a un pompaggio immediato. Ma per poter pompare occorre che vi siano corpi idrici che ricevono. Se questa fondamentale esigenza fosse trascurata, le conseguenze dell’alluvione sarebbero ben peggiori”. Il Presidente del Consorzio ci tiene anche a precisare che nessun comparto del territorio di bassa pianura è stato trascurato o messo in secondo piano nell’organizzazione degli interventi eseguiti in emergenza: “Non è vero che si è pensato a salvare prima Ravenna e poi ci si è dedicati ai centri minori. L’immediata diponibilità di uomini e attrezzature che il mondo della bonifica e la protezione civile hanno fatto pervenire in Romagna ha consentito di intervenire in contemporanea in tutti i siti interessati dall’evento”. Ovviamente l’azione del Consorzio non è stata limitata alla sola area di Conselice. Complessivamente, sotto il coordinamento dell’Ente e dell’Anbi, sono state messe in funzione 121 pompe nella fase più acuta dell’emergenza. “Emergenza che non è ancora del tutto superata – precisa Vincenzi. Un evento alluvionale senza precedenti come quello che ci ha colpito avrà purtroppo una coda molto lunga. Una volta messa in sicurezza la popolazione, bisognerà prontamente passare alla fase della ricostruzione. La rete di bonifica è stata gravemente danneggiata dalle acque limacciose fuoriuscite dai fiumi. Occorrono celeri provvedimenti che mettano il Consorzio nella condizione di intervenire senza indugio nel ripristino della situazione preesistente all’alluvione, assicurando la copertura economico-finanziaria dei lavori più urgenti. Non c’è tempo da perdere”.