REGGIO EMILIA (5 maggio 2014) – Una mostra di denuncia. Una mostra curiosa. Una mostra che è macchina del tempo. A Fotografia Europea 2014, a Reggio Emilia, arrivano 10 scatti per i quali occorre un secolo. Si chiama “fotografia comparata” e, il metodo, è quello di ripetere lo scatto storico originale, in questo caso effettuato a inizio del Novecento, nei giorni attuali. Fotografi che dialogano a distanza di decenni e, anche se i primi non ci sono più, restano le loro opere a raccontare. Il fotografo attuale è Fabrizio Frignani che, nell’ambito della mostra promossa dal Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, ha inaugurato venerdì “Dal Po a quota mille, acque e bonifica tra passato e presente”, un progetto a cura di Antonio Canovi, visitabile a Palazzo del Portico, in Corso Garibaldi dal 5 al 30 maggio lunedì-venerdì dalle 8,30 alle 12.30.
“Siamo partiti da un’analisi su lavori già fatti in precedenza. Abbiamo selezionato tra le 10 mila immagini dell’archivio della Bonifica, una ventina di scatti. Quindi, con i personale della bonifica abbiamo ricercato i medesimi luoghi sul territorio. In maniera più semplice quando c’era l’elemento architettonico ancora presente, in maniera a volte assai complessa quando c’erano solo elementi paesaggistici, per cui sono occorsi anche alcuni giorni. Ne abbiamo ritrovati dieci, con grande soddisfazione”.
Comparando le foto, cosa è cambiato da allora?
“Sul paesaggio inutile nasconderci quanto ci sia stato uno sconvolgimento totale”, risponde Fabrizio Frigani, che nella vita è geografo, studioso della “scienza che studia le relazioni dell’uomo con il territorio. E se il geografo studia le forme imposte dall’uomo al paesaggio…
“Non mi stanco di denunciare gli stravolgimenti: ecco perché ho inserito la foto dell’impianto risalita della Nave in via del Chionso, a Reggio Emilia, con i fabbricati a ridosso, così incuranti del rispetto dalle acque”. “Al mio lavoro – prosegue Frignani – lego la passione per la fotografia, non sono un artista ma un documentarista. Di qui la mia volontà di leggere i segni dell’uomo nel paesaggio: l’uomo, la casa rurale, i canali, la piantata,…”
Per il futuro?
“Lavorare sempre di più in questo modo può restituirci una analisi puntuale sull’evoluzione di quel territorio. Come e perché è mutato un territorio serve anche agli amministratori, per chiederci, ad esempio, cosa vogliamo conservare di questo paesaggio umanizzato. Le case rurali? I canali? Nulla?”
Vedere una foto dell’altro secolo e ritrovarsi nel medesimo punto al posto del suo predecessore fotografo. Una bella emozione?
“Sì, come tenere tra le mani le loro lastre antiche di decenni, molto delicate, di valore per quello che testimoniano. Come lo scatto sul Porto di Boretto, primo porto intermodale d’Italia (arrivava la ferrovia e caricava sulla chiavica). Nelle foto storiche ci sono composizioni che alle volte sono quadri: oggi si è persa questa armonia, senza rispetto, con un territorio sovrautilizzato. Da luogo si è passato a non luoghi. La crescita dell’urbanistica ha tolto orizzonti”.
Completano la mostra dieci scatti di luoghi attuali di direttrici d’acqua della bonifica, da dove nascono le acque Ventasso e Civago sino a Po, laddove un tempo le acque si disperdevano.
Pubblicazione di URBER.