Sono giorni di impegno straordinario per tecnici e operatori del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale per il sovraccarico idraulico eccezionale subito dalla rete scolante in gestione all’ente a seguito delle rotte dei fiumi Sillaro, Senio e Lamone.
Lugo, 5 maggio 2023 – Il territorio di pianura di competenza, compreso tra il Sillaro e il Lamone, è il più colpito dagli eventi calamitosi tuttora in corso. È un territorio soggiacente rispetto alla quota dei fiumi che lo attraversano con andamento pensile. La rete scolante consorziale, costituita dai canali artificiali di bonifica, è preposta all’allontanamento, in condizioni di ordinario deflusso, delle acque di pioggia del proprio bacino scolante, che non è coincidente con quello dei corsi d’acqua naturali, la cui gestione è affidata ad altri enti. Il bacino imbrifero dei fiumi è rappresentato dalle vallate a monte e a cavallo della via Emilia, mentre quello dei canali consorziali è in massima parte coincidente con la porzione di comprensorio a nord della stessa via Emilia che si estende fino al fiume Reno.
Ciò significa che l’acqua che ancora fuoriesce in volumi ingenti dai fiumi allagando il territorio sottostante va a invadere il bacino scolante delle opere in gestione al Consorzio, determinando un inevitabile sovraccarico su una rete dimensionata per smaltire portate aventi ordini di grandezza inferiori, generate dalle acque di pioggia del solo ambito di pianura del comprensorio dell’ente. La rete scolante consorziale si trova quindi a svolgere una funzione a cui, in condizioni normali, sarebbero preposti i fiumi. Date le condizioni morfologiche del territorio, questa funzione è inevitabile, in quanto l’acqua fuoriuscita dai fiumi non può certo defluire attraverso i corpi idrici sopraelevati da cui proviene.
Il primo evento catastrofico che si è verificato in ordine di tempo è la rotta del Sillaro in destra idraulica, nella giornata di martedì 2 maggio, in prossimità della via Merlo, al confine tra Imola e Massa Lombarda. La situazione è apparsa subito gravissima agli operatori del Consorzio. L’acqua fuoriuscita ha, infatti, in breve tempo allagato il territorio sottostante alla rotta espandendosi poi verso valle fino a invadere, già dalla stessa giornata del 2 maggio, l’abitato di Spazzate Sassatelli, oltre ad abitazioni sparse e terreni agricoli circostanti nei Comuni di Imola e Conselice. L’alluvione è stata intercettata dalla rete scolante consorziale che sta provvedendo a far defluire l’acqua verso valle. La maggiore portata è affluita tramite altri canali allo scolo Montalbotto, tributario del collettore Zaniolo, a sua volta affluente del collettore generale Canale di bonifica in destra di Reno. A causa dello straordinario sovraccarico idraulico, nella sera di mercoledì 3 maggio l’acqua aveva invaso via della Cooperazione e via Nullo Baldini immediatamente a ovest dell’abitato di Conselice, lambendo il centro abitato a est della strada Selice. Nell’emergenza, il Consorzio ha ritenuto precauzionalmente di chiedere il distacco dell’alimentazione elettrica della centrale di pompaggio irriguo Tarabina, che è attualmente non raggiungibile dagli operatori essendo sommerse le vie d’accesso. Nella giornata di giovedì 4 maggio erano ancora in corso le operazioni di chiusura della rotta arginale del fiume Sillaro, a cura dell’Ente competente.
Nella stessa giornata di martedì 2 maggio si è verificata anche una rotta in sinistra idraulica del Senio, all’altezza della frazione di Biancanigo del Comune di Castel Bolognese, determinando l’allagamento di interi quartieri dell’abitato di Castel Bolognese. L’acqua fuoriuscita è stata intercettata principalmente dal Canale dei Molini e in parte dallo scolo Rio Ca’ Rossa e da altri scoli consorziali. Non si sono comunque potuti evitare diffusi allagamenti, in considerazione dei limiti dimensionali della rete di bonifica rispetto alle portate dei corsi d’acqua naturali in condizioni di piena. Ha significativamente contribuito ad attenuare le conseguenze dell’evento la laminazione avvenuta nella cassa d’espansione del Canale dei Molini, tra Castel Bolognese e Solarolo, che, pur essendo ancora in corso di realizzazione, ha già svolto con efficacia la funzione a cui è preposta. La cassa è stata, infatti, invasata persino oltre la propria capacità di progetto – calcolata correttamente per gli afflussi del bacino scolante proprio del canale di bonifica in ragione di un certo tempo di ritorno dell’evento meteorico- per un volume complessivo di circa 150.000 metri cubi. Il sovraccarico che il Canale dei Molini ha comunque subito ha provocato numerosi danni nei corpi arginali dell’opera nel tratto tra Castel Bolognese e Solarolo e una rottura oggetto di un intervento di ripristino tuttora in corso a valle di Solarolo.
Nella mattinata di mercoledì 3 maggio si è verificato l’evento che, in termini di volume d’acqua e popolazione coinvolta, è per ora il più rilevante: a valle della frazione di Boncellino, all’altezza della via Muraglione, si è verificata una rotta disastrosa del fiume Lamone, la cui piena già dal giorno precedente aveva determinato estesi allagamenti nell’abitato di Faenza. Praticamente è come se il Lamone si fosse creato una nuova foce verso l’abitato di Bagnacavallo attraverso una breccia avente un fronte della lunghezza di circa 40 metri. In pochissimo tempo l’acqua fuoriuscita con estrema violenza ha saturato la portata dei canali consorziali che l’hanno intercettata, in primis il Fosso Vetro e successivamente il Fosso Vecchio. L’alluvione si è poi rapidamente propagata verso il centro di Bagnacavallo interessando lo scolo Redino. Anche in questo caso, ha contribuito ad attenuare l’entità del fenomeno la laminazione avvenuta nella cassa d’espansione del Redino, opera di recente realizzazione. Trattandosi di un’opera dimensionata per la messa in sicurezza idraulica di un bacino urbano ben circoscritto, avente quindi tutt’altra funzione che il contenimento delle piene del fiume Lamone, la cassa si è rapidamente riempita, cosicché l’acqua fuoriuscita dal Lamone ha proseguito il suo percorso verso il centro urbano. Nella serata di mercoledì 3 maggio erano segnalati allagamenti nelle strade della parte est di Bagnacavallo. Già dalla mattina si era provveduto ad evacuazioni nella zona artigianale e in altre abitazioni.
La situazione persiste estremamente critica nel collettore Fosso Vecchio, nell’affluente Fosso Munio e nel Fosso Vetro, interessati dal transito delle portate esondate dal fiume Lamone. Rimane altrettanto critica la condizione di vari canali della rete scolante del reparto Zaniolo Buonacquisto nonché del collettore di bonifica Canale Destra di Reno, che portano verso valle le acque esondate dal fiume Sillaro. Già si sono verificate tracimazioni e filtrazioni d’acqua dai canali in territorio prevalentemente agricolo, con vaste porzioni sommerse. Il transito della portata interessa l’intera sezione fluente dei canali. È quindi forte il rischio che si possano innescare ulteriori tracimazioni o rotture e fontanazzi.
L’inversione di tendenza si potrà avere solo dopo la definitiva ultimazione dell’intervento di chiusura delle rotte del Lamone e del Sillaro, a cura degli enti competenti. Nella mattinata del 5 maggio continuava ad affluire acqua dalla rotta del Lamone, intercettata dal canale Fosso Vetro la cui capacità di smaltimento resta quindi saturata.
Altrettanta preoccupazione desta lo stato del collettore generale Canale di bonifica in destra di Reno, recapito di tutta la rete scolante consorziale. Già ora la portata del canale è vicina alla soglia massima. Va poi considerato che il Destra Reno deve ancora farsi carico di ricevere l’acqua che è esondata dai canali consorziali sovraccaricati dalle rotte fluviali, oltre a quella per ora contenuta negli stessi canali. La portata del Destra Reno, che ha già valori critici, è quindi destinata ad aumentare nei prossimi giorni. È difficile ora prevedere le conseguenze che dipenderanno anche dall’andamento della marea, avendo il collettore un recapito finale a gravità nel mare Adriatico.
È evidente che, in una situazione così critica, l’impegno del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale è massimo sin dall’inizio dell’evento. Esso consiste in un continuo monitoraggio dei punti più esposti a rischio nell’intero arco delle 24 ore. Si sono attivati gli impianti idrovori a servizio dei territori più depressi. Si provvede alle operazioni di sgrigliatura laddove non vi sono dispositivi automatici. Si interviene nel minor tempo possibile nei luoghi oggetto di segnalazioni, sia provenienti
dalla cittadinanza sia dagli stessi addetti consorziali. Si provvede, dove è necessario, a realizzare saccate e coronelle a protezione dei punti più esposti al rischio di danni permanenti. Si è poi in continuo contatto con i vari enti e organismi coinvolti nella gestione dell’emergenza, partecipando al gruppo di lavoro coordinato dalla Prefettura di Ravenna.
Va sottolineata anche l’importante funzione di attenuazione del rischio svolta dalle opere di bonifica montana collocate nelle prime pendici collinari. In assenza di tali opere, le precipitazioni degli scorsi giorni avrebbero determinato diffusi smottamenti dei versanti incombenti sui corsi d’acqua naturali, provocando colate di fango che ne avrebbero ostruito o fortemente ridotto la sezione fluente. In uno scenario di questo tipo, scongiurato grazie alla regimazione assicurata dalle opere di bonifica montana, la piena del Lamone avrebbe avuto effetti ancor più catastrofici per l’abitato di Faenza.
«In un momento così drammatico, è motivo di parziale soddisfazione, ovviamente ben inferiore alla preoccupazione, avere un’ulteriore prova della dedizione, attaccamento al lavoro, competenza tecnica e poter constatare anche l’incredibile energia e resistenza fisica dimostrata dagli operatori del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale nell’affrontare questa emergenza – afferma il Presidente Antonio Vincenzi – Si attendono giorni in cui le opere in gestione al Consorzio saranno messe a dura prova. È bene che tutta la popolazione sappia che queste opere hanno subito e non provocato gli eventi e che, senza di esse, le condizioni di allagamento del territorio di pianura determinate dalle rotte dei fiumi sarebbero permanenti e non temporanee».
«Una volta che la situazione si sarà assestata – continua Vincenzi – occorre fare un’accurata ricognizione degli ingenti danni arrecati alla rete scolante consorziale, che saranno da ripristinare al più presto con risorse che necessariamente dovranno essere stanziate dallo Stato o dalla Regione. Occorre poi un cambio di prospettiva nell’affrontare le problematiche di carattere idraulico e anche quelle legate ai lunghi periodi di siccità. Non è più rinviabile la definizione e l’attuazione di un piano organico di infrastrutture atte a prevenire l’insorgere delle principali criticità. Con riferimento a questi ultimi eventi, è ineludibile l’esigenza di dotare ciascun comparto idraulico di cassa d’espansione delle piene che abbiano una valenza comprensoriale e che possano essere adibite alla duplice funzione di prevenzione dei rischi idraulici e di invasi di accumulo da utilizzare per compensare la carenza d’acqua nei periodi siccitosi».