“La rotta del fiume Secchia nel modenese, pur nella sua drammaticità, conferma il ruolo del Consorzio di bonifica, in queste ore al lavoro nell’impegnativa opera di prosciugamento del territorio”: è questo il commento di Massimo Gargano, Presidente A.N.B.I., per rispondere alle polemiche che, inevitabilmente, seguono la sciagura.
“La rabbia di chi subisce un’alluvione ed ai quali siamo umanamente vicini è comprensibile, ma vorremmo si trasformasse nella richiesta pressante dei finanziamenti necessari a quegli interventi, che da anni chiediamo e che, ancora una volta, riassumeremo nel Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che presenteremo a Febbraio. Non vogliamo entrare nella consueta querelle sulle responsabilità, anche se ricordiamo che la competenza dei Consorzi di bonifica è sulla rete idraulica minore e non sui grandi fiumi; vogliamo, però, evidenziare che, in casi come la rotta del Secchia, la rete di bonifica è anch’essa vittima di una situazione d’emergenza, vedendosi travolta da una massa d’acqua, impossibile da reggere. Nel caso, il canale Vallicella e l’idrovora Santa Bianca hanno svolto e stanno svolgendo la loro funzione, ma subiscono, al pari del resto del territorio, l’incedere delle acque fuoriuscite dall’alveo del Secchia e le difficoltà a farle defluire, causa la piena anche del fiume Panaro. Ora che la rotta è stata chiusa, serve inevitabilmente tempo per prosciugare un territorio invaso da una grande massa d’acqua. Di fronte ad eventi eccezionali, la cui violenza è conseguenza di cambiamenti climatici ormai acclarati, servono quegli interventi strutturali, che chiediamo da tempo e che in Emilia Romagna necessitano di finanziamenti per quasi un miliardo. In assenza di un piano pluriennale di interventi il territorio modenese, come il resto d’Italia, accentua la propria fragilità, aumentando il rischio per le comunità e le loro attività economiche.”
“La rabbia di chi subisce un’alluvione ed ai quali siamo umanamente vicini è comprensibile, ma vorremmo si trasformasse nella richiesta pressante dei finanziamenti necessari a quegli interventi, che da anni chiediamo e che, ancora una volta, riassumeremo nel Piano per la Riduzione del Rischio Idrogeologico, che presenteremo a Febbraio. Non vogliamo entrare nella consueta querelle sulle responsabilità, anche se ricordiamo che la competenza dei Consorzi di bonifica è sulla rete idraulica minore e non sui grandi fiumi; vogliamo, però, evidenziare che, in casi come la rotta del Secchia, la rete di bonifica è anch’essa vittima di una situazione d’emergenza, vedendosi travolta da una massa d’acqua, impossibile da reggere. Nel caso, il canale Vallicella e l’idrovora Santa Bianca hanno svolto e stanno svolgendo la loro funzione, ma subiscono, al pari del resto del territorio, l’incedere delle acque fuoriuscite dall’alveo del Secchia e le difficoltà a farle defluire, causa la piena anche del fiume Panaro. Ora che la rotta è stata chiusa, serve inevitabilmente tempo per prosciugare un territorio invaso da una grande massa d’acqua. Di fronte ad eventi eccezionali, la cui violenza è conseguenza di cambiamenti climatici ormai acclarati, servono quegli interventi strutturali, che chiediamo da tempo e che in Emilia Romagna necessitano di finanziamenti per quasi un miliardo. In assenza di un piano pluriennale di interventi il territorio modenese, come il resto d’Italia, accentua la propria fragilità, aumentando il rischio per le comunità e le loro attività economiche.”